La storia della nostra Bcc è diventata tesi di laurea

Nel 1999, la Bcc di Busto Garolfo e il Credito Cooperativo di Buguggiate si fondevano in una sola realtà: la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate. A otto anni di distanza, questo percorso di unificazione, è diventato una tesi di laurea. Lo scorso aprile, infatti, una brillante 22enne di Busto Garolfo ha discusso il suo lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Titolo: Le caratteristiche della fusione tra due banche di Credito Cooperativo. Il suo nome è Laura Clementi (nella foto), nata e cresciuta a Busto, che si è laureata con un eccellente 110 e lode in “esperto linguistico d’impresa”. Una facoltà che, a ben guardare, potrebbe dirsi abbastanza estranea ai temi del credito e degli accordi tra banche. Ma, ci racconta Laura, «il relatore ci ha consigliato di effettuare una tesi sul tema della fusione tra realtà economiche o finanziarie. E così mio padre, che è socio della Bcc da diversi anni, quando ne abbiamo discusso mi ha dato l’idea». Una proposta colta al volo da Marco Confalonieri, docente di economia aziendale della Cattolica: «Il mio relatore non ha avuto dubbi -continua Laura Clementi-; non appena gli ho proposto l’argomento l’ha accolto con grande favore. Le realtà delle Bcc e dell’Università Cattolica, d’altronde, sono molto simili. Da lì è partito il lavoro per costruire la tesi: nell’archivio della banca ho trovato tutto il materiale sulle Bcc e sui passaggi storici che mi servivano, mentre nelle biblioteche ho trovato molti manuali storico-economici sul movimento delle Banche di Credito Cooperativo». E venendo al tema della fusione tra la Bcc di Busto Garolfo e quella di Buguggiate? «Per quanto riguarda la fusione vera e propria –spiega Laura– non ho trovato grandi differenze giuridiche rispetto a qualsiasi altra tipologia di fusione tra istituti di credito. Certo, la fase immediatamente successiva alla fusione è stata, secondo la mia analisi, il momento più delicato che le due realtà hanno dovuto affrontare. Del resto l’integrazione è sempre un passaggio complicato». Hai scoperto qualche piccolo “segreto” interno alla realtà delle Bcc? «Segreti non direi proprio -risponde sorridendo-. Certo ho potuto osservare con occhi differenti i valori fondanti delle Bcc: il mutualismo, la territorialità, la solidarietà. Sarò sincera: all’inizio del mio lavoro, nonostante abiti a Busto Garolfo e nonostante mio padre sia socio della banca da tempo, non avevo mai guardato alla Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate così come la posso guardare ora. Per me era una banca come ce ne sono tante; un istituto dove effettuare investimenti, operazioni finanziarie, prelevamenti, aprire conti correnti. Nulla di più». Invece adesso? «Ora, dopo questo lavoro e, soprattutto, dopo la grande attenzione che mi hanno riservato i dipendenti e gli amministratori della Banca (a questo proposito vorrei ringraziare Luca Barni per avermi aiutata tantissimo nel reperimento del materiale) ho capito perché sono banche differenti: hanno al centro delle loro attenzioni l’uomo. Non solamente la persona intesa come soggetto con cui interagire, ma l’essere umano nella profondità del suo essere parte integrante della società».

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