“Le donne di Pola” per comprendere e perché la storia non si ripeta

“Le donne di Pola” è uno spettacolo teatrale vero. E non solo perché racconta, attraverso il monologo di un bravissimo Marco Cortesi, l’infernale aria che si respira in un campo profughi dell’ex-Jugoslavia martoriata dalla guerra. Non solo per quello. È uno spettacolo vero perché ti fa sentire sulla pelle il terrore della morte, la paura della sopravvivenza, l’incertezza del domani, la speranza nel futuro. Lo spettacolo, diretto, interpretato e scritto da Cortesi assieme a Lucia Zacchini, è andato in scena lo scorso 28 novembre all’Auditorium “Don Besana” di Busto Garolfo. L’organizzazione della serata è stata possibile grazie all’interessamento dell’assessorato alla Cultura del Comune di Busto Garolfo e alla collaborazione di Amnesty International e della nostra Bcc. Pola, situata all’estremo sud della penisola istriana, è oggi una tranquilla cittadina, ideale come luogo di villeggiatura estiva. Ma la realtà che questa rappresentazione ci restituisce è ben diversa. L’ambientazione è infatti quella della guerra che tra il ’91 e il ’95 ha flagellato queste sfortunate terre, quando le prime smanie indipendentiste e di supremazia etnica hanno portato allo smembramento della Jugoslavia, e con esso una scia di sangue che ancora oggi, a dodici anni di distanza dagli accordi di Dayton, lascia nel volto degli abitanti di queste terre un alone di sconforto. Le storie presentate al pubblico da Cortesi sono reali, vissute sulla propria pelle dall’attore che ha trascorso alcuni mesi come volontario proprio nel campo profughi di Pola. Un monologo sapiente, carico di passione, accompagnato da musiche baltiche e zingare che lasciano l’amaro in bocca per la poesia che trasmettono. Cortesi ci mette di fronte alla sincerità del passato: capire il perché di quella guerra, oggi, non è più importante. Ciò che conta è che i popoli colpiti da quel martirio, voluto da folli e scriteriati pazzoidi di piombo, ritornino a vivere e a convivere con serenità.

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