L’immobiliare fatica nella crisi. Analisi di un settore in stallo

Il 2010 si è chiuso con un segno negativo L’anno nuovo non pare segnare un significativo cambio di tendenza Le previsioni parlano di una situazione stabile per l’intero comparto e l’indotto collegato C’è un segnale positivo: la flessione rallenta

Un settore in stallo. Con meno investimenti e un crescente volume delle compravendite (favorito probabilmente dalla lieve riduzione dei prezzi), l’edilizia fa fatica ad uscire dalla crisi. Se il 2010 si è chiuso con un sostanziale segno negativo, il 2011, per il momento, non fa ancora intravedere un significativo cambio di marcia.
Tanto che le previsioni per l’anno in corso parlano di una situazione di stallo per l’intero comparto. Davanti ad una ripresa che pare ancora lontana, il rallentamento della flessione viene letto dagli operatori come un segnale positivo. Soprattutto in un territorio, come quello di Varese, che sta dimostrando una maggiore vitalità rispetto al resto della Lombardia. Nella provincia varesina, infatti, secondo il quinto rapporto congiunturale di Ance Lombardia (l’associazione regionale dei costruttori edili), l’anno scorso sono stati registrati un ritorno dell’occupazione e un maggiore volume di affari rispetto al 2009. Le case vendute in più sono state circa 500 (su un totale complessivo che ha sfiorato le 11mila compravendite): a trainare il segno positivo sono stati soprattutto i Comuni della provincia, mentre la sola Città Giardino ha continuato a far registrare una diminuzione, seppure minima (- 3,7% nel 2010 rispetto al 2009). Gli acquisti fatti descrivono un mercato che viaggia a due velocità: da una parte ci sono state molte compravendite che hanno interessato monolocali e abitazioni di piccole dimensioni; dall’altra più del 40% delle operazioni è stato fatto su case di medie e grandi dimensioni. Anche in termini di occupazione, l’area varesina è risultata in controtendenza: rispetto ad un dato regionale che stima nell’ultimo anno una perdita di 8mila posti di lavoro, il Varesotto è stato in grado di recuperare in parte la profonda crisi del 2009, portando gli addetti nel settore dell’edilizia da 28mila a 31mila circa. L’andamento degli ultimi anni, che è stato fortemente altalenante, non sembrerebbe però in grado di garantire una certa stabilità, soprattutto per il futuro. Differente la situazione su Milano e provincia dove, l’anno scorso, il settore ha perso altri 2mila posti i lavoro (7mila negli ultimi due anni), nonostante il mercato abbia dato alcuni segni di vitalità. In particolare, il capoluogo lombardo ha fatto registrare un incremento del 6,7% delle compravendite rispetto all’anno precedente; mentre in provincia la situazione è rimasta pressoché ferma, confermando il trend non certo positivo iniziato nel 2007. Il generale calo degli investimenti nell’edilizia, che si è assestato intorno al 4,4% rispetto al 2009, ha spostato anche gli interessi delle famiglie, che hanno preferito ristrutturare e ampliare la loro “vecchia” casa piuttosto che rivolgersi al “nuovo”. Le nuove costruzioni hanno, infatti, registrato un calo del 5.8%, mentre le ristrutturazioni si sono fermate ad un meno 1%; questo fatto va ascritto anche alle agevolazioni fiscali che sono state introdotte sul recupero e sulla manutenzione straordinaria del patrimonio abitativo. Sempre il rapporto di Ance Lombardia, infatti, rileva che nei primi undici mesi del 2010 le domande delle famiglie per godere degli sgravi sugli interventi di riqualificazione delle abitazioni sono risultate 106.192 (oltre 8.300 nella provincia di Varese); rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono cresciute di oltre il 12%. Questa tendenza viene confermata dall’associazione costruttori anche per il 2011. Il quadro che emerge da questa serie di dati è di una crisi dalla quale il settore fatica ad uscire. Un valore su tutti: l’osservatorio di Ance ha rilevato che il numero di abitazioni progettate in Lombardia (sia le nuove costruzioni sia gli ampliamenti) è passato da 64.251 nel 2005 a 44.527 nel 2008. Di riflesso, sono diminuiti anche i relativi permessi di costruire che, nello stesso arco di tempo, si sono ridotti di quasi il 30%. E per il 2009 ci si attende un’ulteriore diminuzione dei numeri, che dovrebbero riportare il settore ai valori del 1997. Per uscire da questa situazione, i Costruttori si appellano alle amministrazioni pubbliche. È nelle loro mani la possibilità di recuperare aree dismesse come il compito di individuare aree a basso costo dove costruire alloggi di piccole e medie dimensioni, che possano rispondere alle esigenze di giovani coppie, single e anziani. Non certo ultimo, l’Expo 2015: anche da Varese, la grande speranza è che, con il ritorno degli investimenti pubblici, il mercato possa recuperare il terreno perduto.

Società: dalla vecchia corte al condominio

Magari un po’ più piccola, ma attenta al risparmio energetico e alla tecnologia. La casa di oggi è profondamente diversa da quella di pochi anni fa: si è disposti a sacrificare anche un locale, pur di essere all’avanguardia. 10«Il mercato è cambiato velocemente negli ultimi tre anni, come non avveniva da almeno due decenni», premette il direttore di Ance Varese, Gianpietro Ghiringhelli. Adesso la parola d’ordine sembra essere: qualità. «La qualità è diventato un elemento essenziale. Parliamo di isolamenti acustici da piano a piano, in particolare nei condomini, ma anche dell’introduzione della domotica: oggi vengono chiesti cablatura dell’appartamento, connessione alla rete, automatismi e altre soluzioni che la tecnologia è in grado di applicare all’edilizia e al vivere quotidiano», prosegue Ghiringhelli. E, se il problema è il portafoglio, visto che questo tipo di dotazioni fanno lievitare i costi, allora ci si orienta verso abitazioni con una superficie inferiore. Sembra essere tramontato anche il “mito” della mansarda. «Viene percepita come casa di bassa qualità», osserva il direttore di Ance Varese. «Innanzitutto, le mansarde presentano un problema di isolamento termico, soprattutto in estate. In secondo luogo, richiedono arredi particolari, quindi costi aggiuntivi. E, non certo ultimo, hanno delle oggettive difficoltà ad essere vissute». La scelta del tipo di casa viene fatta in considerazione di dove si vuole andare ad abitare. «In un piccolo centro si cercano solitamente le tradizionali villette, nelle città prevale l’appartamento», ricorda. Non si è sviluppata l’impostazione a corte lombarda che, ripresa una decina di anni fa, è rimasta però poco applicata. «Il mercato si muove sempre con grande attenzione nei confronti del prezzo: e, in una situazione dove c’è scarsità di terreni vergini, l’unica strada percorribile è quella di intervenire su aree dismesse. Ma questo comporta difficoltà burocratiche nei rapporti con le pubbliche amministrazioni», conclude Ghiringhelli.

0 replies on “L’immobiliare fatica nella crisi. Analisi di un settore in stallo”