Un gesto concreto per aiutare i bambini di uno dei paesi più poveri al mondo. È il progetto in cui la nostra Bcc si è impegnata nell’anno dei festeggiamenti per il 110° della fondazione, raccogliendo l’appello dei volontari italiani per la solidarietà ai Paesi emergenti (Vispe) per realizzare un nuovo reparto pediatrico nel centro ospedaliero di Mutoyi (Burundi). Per la raccolta fondi, la nostra Bcc ha messo in piedi una capillare raccolta fondi in tutti i comuni in cui la banca è presente con le sue filiali e che durerà un anno intero. Il gazebo della solidarietà, partito da Buguggiate a giugno, ha fatto tappa in questo mese a Villa Cortese e a Bodio Lomnago. la tappa successiva sarà a Samarate in occasione dell’inaugurazione della filiale. L’impegno preso dalla nostra Bcc è di raddoppiare la cifra che sarà raccolta sul territorio. Durante le manifestazioni in cui sarà presente il gazebo della solidarietà tutti potranno fare un’offerta mettendola in un grande salvadanaio simbolo dell’iniziativa.
Vispe. Il Vispe, acronimo di “Volontari italiani per la solidarietà ai paesi emergenti”, è un’organizzazione non governativa di volontariato internazionale di ispirazione cristiana. Attivo da oltre 30 anni in Brasile, Burundi, Guinea Bissau e Nepal, il Vispe ha la sua sede centrale a Opera, in provincia di Milano, e gruppi organizzati in tutta la regione Lombardia. Ufficialmente sorto nel 1977, ma attivo già dal 1969, il Vispe ha stabilito la sua prima zona d’intervento in uno dei Paesi più poveri del mondo: il Burundi, in particolare in Mutoyi, comune di Bugendana, nella Provincia di Gitega. Lo sforzo di questi 30 anni di presenza ininterrotta è servito a realizzare i centri di sviluppo di Mutoyi e Bugenyuzi, costituiti da un insieme organico di unità produttive (con una occupazione indotta per oltre 40mila persone), dal settore sanitario articolato in unità centrali e periferiche (con un centro sanitario di consultazione e cura, maternità, sala operatoria, day hospital, ospedalizzazione per oltre 100 posti letto, cui si rivolgono quotidianamente oltre mille pazienti), e molto altro. A Mutoyi, ad esempio, c’è Nkuba, casa per anziani, orfanotrofio e luogo di riabilitazione e cura per bambini denutriti. Attualmente al centro medico di Mutoyi sono impiegati 172 dipendenti tra medici, infermieri e ausiliari. Il Vispe coopera strettamente con i missionari, i sacerdoti e le religiose nei programmi di sviluppo e promozione umana, e testimonia sul campo lo spirito fratellanza con cui intende legarsi alla popolazione locale e contribuire a realizzare la presenza di una chiesa missionaria. La regola del Vispe è semplice e precisa: «Andare verso i poveri, vivere con loro, imparare da loro, ideare piani con loro, incominciare con ciò che sanno, crescere insieme, fino alla loro autonomia».
Il progetto. Il progetto riguarda la parrocchia di Mutoyi in Burundi, dove i volontari del Vispe e i missionari italiani operano da anni e dove da tempo la parrocchia sostiene l’ospedale. Dal 1992 al 2004, l’ospedalizzazione ha riguardato più di 21.500 bambini, per un totale di 229.122 giorni di ricoveri con una media procapite di 11 giorni. Attività che non soddisfano le necessità di Mutoyi, che ha 500mila abitanti. Mancano strutture adibite al ricovero degli ammalati e c’è un’urgente esigenza di una nuova struttura pediatrica con almeno 60 posti letto. Obiettivo del progetto è contribuire alla copertura sanitaria del paese, migliorando la qualità delle prestazioni sanitarie e accogliendo più pazienti. La struttura così rinnovata accoglierà i nuovi reparti, con 33 posti letto per un superficie di 630 metri quadrati.
Burundi. Il Burundi è un Paese dell’Africa Centrale. Confina a nord con il Rwanda, a sud e a est con la Tanzania, a ovest con la Repubblica democratica del Congo. La sua superficie è di 27.834 chilometri quadrati, per una popolazione di oltre 7 milioni di persone, di cui il 93% abitanti in ambiente rurale. È un Paese densamente popolato, con 266 abitanti per chilometro quadrato, una crescita demografica stimata attorno al 2,9% annuo e una speranza di vita di poco più di 40 anni. Il rapporto tra i sessi è di circa 94 uomini per 100 donne; i minori di 15 anni costituiscono il 46,1% della popolazione, mentre gli over 60 sono solo il 5,4%. Il Burundi è tra i Paesi più poveri al mondo e la povertà è strettamente legata ad un analfabetismo che tocca il 35% degli uomini e il 48% delle donne con età superiore ai 10 anni. L’economia è basata in larga parte sulle risorse agricole, che rappresentano il 56% del prodotto interno lordo. Dopo un decennio di guerra civile, le condizioni di vita della popolazione sono ulteriormente peggiorate e la percentuale di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà assoluta è passata dal 34 al 68%.
PER APPROFONDIRE
L’INTERVISTA
«Gli sguardi dei bambini ci chiedono aiuto»
Dalle corsie dell’Ospedale civile di Varese a quelle del reparto di pediatria di Mutoyi. È il percorso di Felice Borsani, medico neonatologo oggi in pensione che, dopo trent’anni di lavoro in uno dei poli d’eccellenza italiani, ha deciso di offrire il proprio contributo come volontario in Burundi. A febbraio ha trascorso tre settimane a Mutoyi nell’ambito di “zeropiù”, progetto del Vispe dedicato alla formazione continuata nel tempo del personale locale nel reparto di pediatria e sostenuto da altri medici varesini che da un anno e mezzo si alternano per formare il personale locale. I neonatologi italiani danno indicazioni al personale paramedico e insegnano a utilizzare nuove apparecchiature per la cura e la diagnosi, acquistate grazie a raccolte fondi. Le difficoltà, tuttavia, non sono mancate: «La gente è rassegnata, non ha lo spirito per combattere e vincere la malattia –racconta Borsani-. Hanno convissuto con lo stato di abbandono troppo a lungo. È difficile insegnare loro che ci vuole impegno, sacrificio e passione. Di fronte alla malattia e alla morte non c’è ribellione, ma solo dolore». Le patologie maggiori sono malaria, infezioni, diarrea acuta e tubercolosi, causate da malnutrizioni e cattive condizioni igieniche. «Nonostante la situazione drammatica -prosegue il medico varesino- è un popolo festoso, che non piange della propria miseria». Il ricordo più bello è legato ai bambini: «Quello che più resta dentro sono i loro occhi, intensi, vivaci e solari». Il dottore conclude con un appello: «L’attività in Burundi prosegue senza sosta e abbiamo bisogno di nuove persone disposte a unirsi al nostro progetto. Per questo cerchiamo medici e paramedici disposti a recarsi periodicamente in Burundi per aiutarci. È un’esperienza che insegna davvero molto».