Il 2016 in Italia è stato l’anno della green economy

A sorpresa l'Italia esce molto bene nel confronto con gli altri paesi europei su otto tematiche strategiche. A dirlo la relazione finale presentata agli Stati Generali della Green Economy

L’economia sostenibile e “verde” italiana esprime eccellenze a livello europeo che, se adeguatamente promosse ed estese, potrebbero trascinare investimenti e nuova occupazione. A questa conclusione è arrivata la Relazione sullo stato della green economy, presentata a novembre agli Stati Generali della Green Economy ospitati durante la fiera Ecomondo a Rimini. L’evento green, giunto alla sua quinta edizione, è organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese verdi, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Analizzando otto tematiche strategiche (emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sostenibile) con 16 indicatori chiave e mettendo a confronto l’Italia con le altre quattro principali economie europee (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna), emerge che la green economy italiana – anche se non priva di debolezze – nel complesso si colloca ad un sorprendente 1° posto, evidenziando, così, rilevanti possibilità di sviluppo. In un “medagliere” virtuale fra le cinque principali economie europee conquista ben 4 primi posti (nella quota di rinnovabili, nel riciclo dei rifiuti speciali, nelle emissioni pro-capite nei trasporti e nei prodotti agroalimentari di qualità certificata), 3 secondi posti (efficienza energetica, nella produttività delle risorse e nell’agricoltura biologica). 5 terzi posti, in una posizione intermedia della classifica (nella riduzione dei gas serra dal 1990, nel riciclo dei rifiuti urbani, nell’ecoinnovazione, nella estensione dei siti naturali tutelati, nel rapporto tra ferrovia e strada nel traffico merci terrestre); 3 quarti posti (nel miglioramento dell’efficienza energetica negli ultimi dieci anni, nella crescita delle rinnovabili negli ultimi tre anni e nel consumo di suolo); un solo quinto posto, nella crescita dei gas serra nel 2015, un dato che desta preoccupazioni per il futuro e richiede misure di correzione, anche in vista dei maggiori impegni previsti dall’attuazione dell’Accordo di Parigi.

La seconda parte della Relazione pone l’accento sulla percezione della green economy italiana a livello internazionale, analizzata con una valutazione comparata tra 80 Paesi nel mondo, realizzato dal centro di ricerca “Dual Citizen” di Washington DC. Il risultato complessivo della media ponderata delle diverse dimensioni analizzate porta a una discreta performance della green economy italiana, al 15° posto fra gli 80 Paesi analizzati. Ma il dato estremamente negativo rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei è il basso livello della percezione della green economy italiana a livello internazionale, che ci vede precipitare complessivamente al 29° posto (addirittura al 68° per leadership e cambiamento climatico, contro una performance che colloca l’Italia al 32° posto della classifica mondiale). Come a dire che il potenziale green del Paese è buono, ma la sua valorizzazione molto scarsa. L’Italia è l’unico grande Paese europeo che ha una percezione di gran lunga peggiore delle sue performance (al contrario delle Germania che ha invece una percezione green superiore alle sue performance, come ad esempio nella leadership e cambiamento climatico dove è 36° per performance e 1° nella percezione). L’intervento di Jeremy Tamini – Presentazione

“Le eccellenze italiane nel campo della green economy – ha detto Edo Ronchi,Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile restano più forti delle difficoltà che pure non mancano: sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è una via percorribile di rilancio economico che in Italia non ha uguali. Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy”. L’intervento di Edo Ronchi – Presentazione della Relazione sullo stato della green economy 2016

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