Busto Arsizio: soddisfazione in corsia

Dal settembre 2009 al maggio 2011 sono state eseguite 41 procedure, 21 per approccio anterogrado (dal cavo orale) e 20 per approccio retrogrado (dal canale anale). I dati sono quelli forniti dall’unità operativa di Medicina dell’ospedale di Circolo di Busto Arsizio e si riferiscono agli interventi che sono stati eseguiti grazie all’enteroscopio che la nostra Bcc ha donato nel luglio del 2009 alla struttura sanitaria. Numeri importanti, che hanno permesso all’ospedale bustocco di completare la propria gamma di offerta sanitaria nelle cure gastroenterologiche. A distanza di due anni, siamo andati a vedere come è stato utilizzato e, stando alla soddisfazione del primario Giordano Bernasconi, l’arrivo del nuovo macchinario e la conseguente messa in opera (ci sono voluti i collaudi di routine) hanno prodotto significativi risultati tutti a vantaggio dei pazienti. Nel dettaglio, le principali indicazioni alla procedura sono state termo-ablazioni di malformazioni artero-venose condizionanti anemia cronica severa in pazienti dipendenti da supporto trasfusionale; sospetto radiologico di polipi/tumori digiuno-ileali o del cieco (in pazienti con dolicocolon, per i quali l’approccio colonscopico routinario era fallito per la ridondanza del viscere). Riscontri di stenosi ulcerate o di lesioni non meglio definite alla video capsula endoscopica; recidiva di malattia di Crohn ileale; celiachia refrattaria. La chiarificazione diagnostica (con la possibilità di eseguire una biopsia) e una modificazione in senso favorevole dell’esito nei pazienti sottoposti a enteroscopia terapeutica è stata riscontrata in 33 dei 41 pazienti (80%). Non si sono osservate complicanze postprocedurali. Proprio questo ultimo aspetto è quello che più ha interessato i pazienti dell’ospedale di Busto Arsizio: «Siamo molto lieti di aver contribuito a dare lustro ed eccellenza alla struttura ospedaliera di Busto Arsizio -commenta Mario Pozzi, consigliere della nostra Bcc-, ma siamo molto più lieti di avere permesso ai pazienti della provincia di Varese, e non solo, di poter essere curati con strumenti all’avanguardia che hanno dato risultati così soddisfacenti».

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