L’assemblea di Univa saluta Graglia. Il timone passa nelle mani di Brugnoli

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Michele Graglia (a destra) insieme al neo presidente di Univa, Giovanni Brugnoli. In apertura, Emma Marcegaglia tra i due presidenti

Imprese e territorio devono crederci. L’imperativo arriva dall’assemblea generale degli imprenditori della provincia di Varese. Il 30 maggio, nei padiglioni di Malpensafiere a Busto Arsizio, Univa ha lanciato il proprio messaggio al territorio per costruire un nuovo futuro. Perché, secondo quanto è scritto anche nella carta dei valori della nostra Bcc, il legame con il territorio è fondamentale per riuscire a proiettarsi oltre la crisi. «Vogliamo bene al territorio. Un territorio che ha saputo dare molto alle imprese ed al quale le imprese hanno saputo, a loro volta, dare molto», ha ricordato il presidente uscente di Univa, Michele Graglia. Il tema del locale è stato il filo conduttore di un lungo intervento, fatto alla presenza della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e davanti ad un folto pubblico, tra cui erano presenti anche i vertici della nostra Bcc: il presidente Roberto Scazzosi e il direttore generale Luca Barni. Il territorio a cui Univa guarda è un bene molto prezioso, dove le imprese rappresentano una solida base da cui ripartire. In provincia di Varese infatti ci sono nove imprese manifatturiere per chilometro quadrato, contro una media di quasi cinque in Lombardia e circa due in Italia. Una realtà in cui, ogni tre persone, una lavora nell’industria ed ognuno ha almeno un famigliare che lavora in azienda. Un territorio in cui il 35% della ricchezza è generato direttamente dall’industria, contro il 30% della Lombardia ed il 25% dell’Italia. «Impresa e territorio costituiscono un binomio inscindibile», ha sottolineato Graglia. «Un intrecciarsi di radici del nostro passato che traccia il profilo del nostro presente e determina ogni nostro possibile futuro. Un futuro “unico”, ancora una volta, fortemente industriale». La volontà di ribadire questo legame nasce dalla necessità di poterlo «ricondividere». Ha proseguito: «Abbiamo bisogno di rafforzare queste nostre radici per costruire il nostro futuro». La consapevolezza di questo arriva anche da un’indagine che l’associazione degli industriali varesini ha commissionato a Ipsos e dalla quale emerge il grande valore che viene riconosciuto all’industria e, quindi, a quell’economia reale che la nostra Bcc ha sempre sostenuto. Infatti, il 93% degli intervistati considera che oggi la provincia di Varese non potrebbe fare a meno dell’industria manifatturiera.

17Qualche problema emerge guardando in prospettiva: il legame tra i giovani e le loro aspettative indebolisce la conferma della scelta territoriale. E, nonostante ci sia tra loro un’elevata propensione all’imprenditorialità, viene evidenziata una certa difficoltà a vedere la stessa applicata su base locale. L’impressione è che tra i giovani ci sia la sensazione di un territorio poco dinamico. Un problema, secondo Univa, «da non sottovalutare». Ha continuato Graglia: «Sono percezioni che devono smuovere innanzitutto gli imprenditori, ma anche quanti hanno responsabilità dirette nella vita politica e sociale della nostra provincia». Nel guardare al futuro, l’appello a “crederci” viene rivolto quindi a tutto il territorio nei suoi diversi livelli, dalla politica alle amministrazioni, dalle associazioni al mondo del credito. Per uscire dalla crisi gli industriali partono dal grande passato che ha reso Varese una delle province più ricche. «L’industria manifatturiera, la nostra industria manifatturiera, non ha mai smesso di produrre ricchezza e di creare valore per se stessa, per i suoi collaboratori e per il territorio in cui agisce», ha ricordato il presidente uscente di Univa. «Ci sono state crisi, chiusure e ristrutturazioni, ma altre imprese sono nate, sono cresciute, si sono affermate: e nella dinamica dell’economia il saldo è largamente positivo, anche se magari è realizzato con marchi meno noti o con nuove famiglie imprenditoriali. Ma è un saldo che per essere tale e continuare a garantire il benessere deve poter contare sul mantenimento di condizioni di contesto favorevoli all’attività d’impresa». Un dato fondamentale è rappresentato dal tasso di disoccupazione, che qui è di tre punti percentuali al di sotto della media nazionale (il 5,3% di Varese contro l’8,4% d’Italia). «Questo vuol dire che, nonostante l’ondata della crisi non si sia ancora arrestata, le nostre industrie combattono per offrire maggiori opportunità, difendono con tutto l’impegno che possono i posti di lavoro, presentano ancora ai giovani possibilità di accedere a un impiego», ha continuato Michele Graglia. «La nostra provincia pur avendo solo l’1,5% della popolazione italiana contribuisce per il 2,6% sia alle esportazioni, sia al valore aggiunto manifatturiero del Paese. Segno di una forza della dimensione industriale che nasce da una lunga tradizione, ma che continua a svilupparsi secondo un circolo virtuoso che crea sviluppo, innovazione, competitività». Varese è una piccola provincia che sa produrre beni come intere regioni (Liguria o Friuli Venezia Giulia). È al diciassettesimo posto nella classifica nazionale della presenza di imprese ad elevato contenuto tecnologico, quarta in Lombardia con il 15% dell’export regionale di alta tecnologia, mentre l’export complessivo su quello regionale arriva a quota 9%, con un saldo commerciale che si è sempre mantenuto positivo nonostante la crisi. È questo «un risultato confortante che dobbiamo però considerare come punto di partenza, solida base su cui costruire», ha detto Graglia. «Confermo l’impegno preso negli anni: gli imprenditori sono pronti a fare la propria parte. A metterci del loro continuando ad investire e raccogliendo la sfida di un nuovo sviluppo. L’unica cosa che chiediamo è la sicurezza di sentire con noi – a fianco a noi – il territorio, la gente, i giovani». Ed è proprio sui giovani che Univa ha voluto scommettere. L’ultima assemblea generale dell’associazione ha visto il passaggio della presidenza. Alla guida di Univa è salito Giovanni Brugnoli, quarantunenne imprenditore di Castellanza, già vicepresidente dell’associazione negli ultimi quattro anni di mandato. Un segnale importante non solo per «mantenere giovane il territorio», come ha concluso Graglia nel suo intervento. Ma anche «per far entrare in circolo la modernità per dare al territorio, ai giovani e alle imprese una prospettiva».

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