Un progetto che «Salva»

Terminata l’ottima esperienza all’interno delle scuole del territorio il percorso sanitario organizzato dal Civile di Legnano e il 118 di Varese approda nelle aziende. Regione Lombardia e Bcc partner dell’iniziativa
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Da sinistra: Patrizia Perrone (direttore unità operativa neurologia e stroke unit dell’Ospedale di legnano); Andrea Spiriti (titolare di Neos); Danilo Radrizzani (direttore unità operativa rianimazione); Carla Dotti (direttore generale AO di Legnano); Enrica Massimo (direttore medico presidio ospedaliero di legnano e Cuggiono); Sergio Morra (responsabile automedica 118 di Varese sede di Legnano); Lidio Clementi e Gianni Seveso (dirigente medico unità operativa cardiologia)

Adesso tocca alle aziende. Il progetto Salva, acronimodi SaveAll Lives ViaABC (Salva tutte le vite con l’ABC), si apre infatti alle realtà produttive nell’ottica di educare sempre più persone a riconoscere in tempo i sintomi dell’infarto miocardico e dell’ictus e di agire con le giuste manovre nei casi di arresto cardiaco. L’obiettivo è uno solo: salvare più vite possibile. Perché è proprio la tempestività della chiamata al 118 che può permettere di praticare le cure necessarie e limitare così non solamente gravi invalidità al paziente, ma anche evitare un decesso. Si stima infatti che, con queste conoscenze, si possa arrivare a salvare in Italia oltre 60mila persone ogni anno. Avviato dall’ospedale di Legnano due anni fa grazie al contributo della Regione Lombardia e della nostra Bcc, il progetto Salva ha finora interessato gli studenti delle scuole superiori del bacino di Legnano. «L’Azienda Ospedaliera di Legnano si è aperta verso il territorio, portando l’azione ospedaliera dentro le case e nelle mani di tutti i cittadini», ha commentato il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Legnano, Carla Dotti, introducendo la conferenza stampa che è stata convocata nell’aula magna dell’ospedale di Legnano. «Abbiamo messo in campo risorse, come testimonia il nuovo ospedale, e abbiamo investito molto nell’innovazione.Adesso dimostriamo la capacità di aprirci al territorio. E, nell’ottica della sussidiarietà, abbiamo trovato la pronta risposta della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate: una banca che bene riassume i concettidelle risorse,dell’innovazione e della sussidiarietà». Ha risposto il presidente della nostra Bcc, Lidio Clementi: «La vicinanza al territorio è nel nostro dna. Oggi c’è bisogno di fiducia e noi abbiamo voluto lanciare questo messaggio sostenendo un progetto destinato a fare storia.I numeri importanti ottenuti con la formazione nelle scuole saranno incrementati nei prossimi anni. Inoltre, importante è l’apertura al mondo delle imprese. Riconoscere una patologia è il primo passo per riuscire a salvare tante vite».
I numeri del progetto parlano chiaro: dal 2008 ad oggi, 12 medici rianimatori, 14 infermieri professionali di Area critica e 16 istruttori della Croce Rossa Italiana di Legnano e Parabiago sono entrati nelle classi di dieci istituti superiori e hanno formato, attraverso un percorso che prevede una parte teorica ed una pratica, quasi 4.500 studenti. Si tratta però solamente di una prima fase: il progetto per le scuole infatti proseguirà anche per i prossimi due anni. Per il momento le risposte sulla capacità di apprendimento dei ragazzi sono positive. «Al termine del corso gli studenti vengono sottoposti a dei test specifici, che hanno validità scientifica, per verificare il livello di assimilazione delle nozioni più importanti. I riscontri che abbiamo avuto finora sono decisamente positivi: anche a distanza di un anno dal corso, abbiamo registrato una buona permanenza delle conoscenze base», ha spiegato Sergio Morra, dirigente medico dell’Unità Operativa Rianimazione e responsabile Automedica dell’ospedale di Legnano, convinto che «la prevenzione passa dalla conoscenza, soprattutto nei casi di infarto miocardico, ictus e arresto cardiaco che sono le principali cause di decesso extraospedaliero». Un ruolo fondamentale viene affidato ai cosiddetti “testimoni”, ovvero le persone che assistono e sono vicine al paziente. «Insistiamo sulla tempestività e sulla qualità della chiamata al 118. Ma anche sulla tempestività e sulla qualità delle manovre salvavita cardiopolmonari che possono essere praticate nei casi di arresto cardiaco», ha aggiunto Morra. La formazione, però, non è solo un obiettivo, quanto una necessità perché oggi, anche con i nuovi protocolli, riusciamo a intercettare solo la metà dei pazienti che vengono colpiti da queste patologie. Le conseguenze non sono solamente in termini di vite perse, ma anche di costi sociali sostenuti per le gravi invali dità che queste patologie solitamente provocano». Nell’infarto miocardico acuto, infatti, già l’ospedale di Legnano è dotato di un moderno sistema di trasmissione dell’elettrocardiogramma dall’automedica al pronto soccorso. «Per salvare una vita, il paziente deve arrivare in ospedale entro 3 ore: purtroppo questo accade solamente per il 60% dei casi perché i sintomi non vengono riconosciuti», ha precisato Gianni Seveso, dirigente medico dell’Unità operativa di Cardiologia di Legnano. Così anche per l’ictus, dove l’azienda ospedaliera di Legnano sta sperimentando un “percorso dedicato”, cosiddetto “codice ictus”, legato alla Stroke Unit dello stesso ospedale. «Siamo riusciti ad accorciare i tempi, intervenendo positivamente in diverse situazioni che rischiavano di diventare critiche», ha detto Patrizia Perrone, direttore dell’Unità Operativa di Neurologia e Stroke Unit dell’Ospedale di Legnano. «Solamente se il paziente arriva in ospedale entro tre ore può essere sottoposto a trombolisi, con una buona probabilità di recupero, senza conseguenze. Ma questo avviene nel 22% dei casi. L’ictus resta oggi la principale causa di invalidità e solamente l’ospedale di Legnano tratta circa 300 casi ogni anno». Il problema alla base resta. «Anche con le moderne strutture non riusciamo a intercettare in tempo più del 50% dei pazienti colpiti da queste patologie», ha sottolineato Danilo Radrizzani, direttore dell’Unità Operativa Rianimazione di Legnano. «L’obiettivo primario è sempre lo stesso: formare più persone possibili perché, in questi casi, il tempo è il principale ostacolo, la conoscenza rappresenta invece la primaria soluzione. Per questo, abbiamo deciso di estendere il progetto Salva anche alle aziende. La scelta è stata quella della formazione a distanza per contenere le spese». Attraverso il coinvolgimento di Confindustria Alto Milanese, già una decina di aziende hanno dato la loro adesione al progetto. «È un corso di formazione multimediale assolutamente innovativo che copre le nozioni di Basic Life Support (BLS), cioè sostegno di base delle funzioni vitali, secondo una metodologia di Distance Learning -ha spiegato Andrea Spiriti di Neos, la società che ha realizzato il sistema-. Consente una fruizione semplice, immediata, sempre disponibile e senza alcuna limitazione del numero dei partecipanti». Alle aziende vengono fornite user e password per accedere ai contenuti del corso (diapositive e filmati). Inoltre, viene assicurata un’attività di tutoring a distanza che permette di avere spiegazioni e risposte alle domande. Al termine del periodo di formazione, è stato previsto un test con 20 domande per valutare la preparazione. Quindi, è prevista l’organizzazione di una lezione pratica con l’esercitazione su un manichino. Tutti questi elementi rappresentano una novità assoluta: mai finora la tecnologia della distance learning era stata applicata su contenuti di BLS. Il corso per le aziende è già operativo, partirà nelle prossime settimane.

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