Indici più alti del sistema bancario: segnali positivi per le Bcc lombarde

Crescita costante nel corso del 2021, base sociale che supera i 200mila soci, oltre 1 milione di clienti e presenza in 538 comuni, in 126 dei quali il credito cooperativo è l'unico sportello: «è necessario combattere i rischi della desertificazione di tutti i presidi territoriali»

Nonostante le sfide legate alla pandemia ancora in corso, i primi sei mesi del 2021 hanno mostrato segni positivi per le 28 Bcc lombarde, che contano 201.767 soci, oltre 1 milione di clienti, 5.701 dipendenti e 776 sportelli. In Lombardia le banche di credito cooperativo sono presenti in 538 comuni, in 126 dei quali operano come unico istituto bancario.
Dai risultati del primo semestre delle Bcc lombarde, buoni sono i dati che emergono dall’analisi delle masse intermediate: 33,3 miliardi di depositi, per una crescita annua pari a +14% (superiore all’incremento medio, del 10,2%, registrato dall’industria bancaria regionale), cui si aggiungono oltre 9,4 miliardi di euro di raccolta indiretta; 24,6 miliardi di euro di impeghi lordi a favore di imprese e famiglie (+4,4% su base d’anno contro il +0,5% dell’industria bancaria); 23,5 miliardi di impieghi vivi con un aumento di +7,1% su base d’anno (contro il +1,4% dell’industria bancaria). In particolare, gli impieghi vivi a medio-lungo termine erogati dalle Bcc della nostra regione alla clientela residente in Lombardia fanno registrare una variazione ancora più significativa: +12% contro il +5,2% del sistema bancario.
Riguardo ai settori di destinazione del credito: a giugno 2021 gli impieghi lordi erogati alle famiglie consumatrici lombarde superano gli 8,3 miliardi di euro e presentano un incremento su base d’anno più significativo di quello del sistema bancario complessivo (+4,7% annuo contro +3,6%); oltre 15,3 miliardi di euro sono stati destinati invece a microimprese e imprese del territorio lombardo. In particolare, la variazione annua dei finanziamenti lordi alle imprese del settore produttivo con oltre 6 addetti segna un +3,8% per le Bcc, mentre è in calo per l’industria bancaria complessiva con un -0,7% (rispettivamente 8,0% e +1,0% per i soli impieghi vivi).
Nella prima parte del 2021, inoltre, è migliorata la qualità del credito, con la prosecuzione del processo di riduzione delle esposizioni deteriorate e di aumento dei tassi di copertura: in diminuzione le sofferenze (-30,7% rispetto all’anno precedente, contro il -21,2% dell’industria bancaria).

L’occasione per comunicare i principali risultati raggiunti dal credito cooperativo lombardo nel primo semestre di quest’anno è stato il convegno di studi della federazione lombarda delle Bcc, dal titolo “Obiettivo di prossimità”: strategie co-operative per la ripartenza”, che si è tenuto a Venezia a fine ottobre. «La due giorni di lavori, prendendo le mosse da alcuni spunti che la pandemia sta imponendo, è stato in particolare momento di riflessione sui rischi della “desertificazione” dei presìdi territoriali in ambito, non solo bancario, ma anche sanitario, produttivo e socio-economico -spiega il nostro presidente, Roberto Scazzosi-. Come ricordato dal presidente della federazione lombarda, Alessandro Azzi, infatti, i rischi della “desertificazione” del territorio in epoca di pandemia e globalizzazione sono estremamente pericolosi. Lo abbiamo sperimentato in ambito sanitario, causa Covid. E, ora, nel PNRR si investono miliardi di euro per creare (o ricreare, dove nel tempo sono stati tolti) soggetti e ospedali di comunità a servizio dei territori. Lo stesso scenario lo sta vivendo il sistema del credito, con la tendenza alla concentrazione in grandi gruppi bancari tendenzialmente più lontani dai territori».

E proprio su questo punto, è arrivata una provocazione di Alessandro Azzi: «Non è che spingendo le BCC ad adottare logiche che sono di grandi banche, si rischia di trasformarle in un’altra cosa? Su questo tema è importante sensibilizzare le autorità di controllo e anche chi oggi governa il nostro Paese. Perché c’è chi potrebbe pensare che sia velleitario il fatto che una banca abbia valori come il mutualismo e la promozione del bene comune nel proprio statuto. Noi, da sempre, la pensiamo diversamente e i numeri ci danno ragione, sia a livello regionale che nazionale. Nonostante il silenzio dei grandi mass media e un’impostazione normalizzatrice delle banca centrale europea verso il nostro modo “differente” di fare banca, il numero dei soci delle Bcc in Italia ha superato gli 1,4 milioni. Crescono anche i comuni in cui le Bcc operano come unico intermediario bancario, dimostrando reale vicinanza ai territori ed alle comunità, in controtendenza rispetto alle dinamiche di desertificazione diffusa. Il percorso della cooperazione di credito ha radici lontane: le casse rurali sono luoghi di solidarietà locale e mai come oggi le sfide globali chiamano in causa le realtà locali. L’invecchiamento, l’aumento delle disuguaglianze sociali, il bilanciamento vita-lavoro, il costo troppo alto dell’assistenza sociale sono tutte “domande” che ci impegnano a cercare “risposte” concrete».
In effetti il senso del nostro essere banche differenti dev’essere anche nel dare risposte diverse dagli altri, non tanto in termini di profitto, ma di servizio, come fecero i fondatori del credito cooperativo più di cent’anni fa -commenta il presidente della nostra Bcc, Roberto Scazzosi-. E questa è una sfida che richiede idealità, ma anche concretezza. Nel nostro territorio, ad esempio, una risposta la stiamo cercando di dare con Bcc Insieme Mutua, la mutua di comunità che abbiamo lanciato alcuni anni fa, che stiamo potenziando fondendola con il nostro Circolo culturale ricreativo, in modo da avere un unico soggetto promotore di iniziative di welfare -e di socialità- sul territorio. E sta qui la concretezza della sfida che abbiamo raccolto: farci protagonisti della necessità di rinvigorire la medicina di prossimità, che negli ultimi anni è stata purtroppo messa in secondo piano nelle scelte della politica sanitaria».

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