Trecento nuove norme in tre anni così la burocrazia frena le aziende

Economia frenata da costi elevati e pratiche troppo lunghe. Anche la nostra Bcc è alle prese con la continua formazione dei dipendenti, le variazione dei processi e una contrattualistica in divenire. Eppure basterebbe applicare le leggi che già ci sono

Viaggiare in auto con il freno a mano tirato. Un’assurdità. Se non fosse la spia accesa o l’avvisatore acustico a lanciarci l’allarme, sarebbero le prestazioni decisamente ridotte della macchina a insospettirci. Non occorre essere meccanici per accorgersi che il freno a mano è una garanzia in termini di stabilità (quando si è fermi), ma è un ostacolo alla marcia. Eppure il sistema economico cerca di andare avanti, ogni giorno, ma con il freno a mano tirato. La burocrazia frena le imprese: una zavorra che sta diventando insostenibile a fronte di un decollo non solo auspicato, ma anche necessario. Quasi 31 miliardi di euro: questo il costo annuo degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese italiane secondo Confartigianato. Un onere enorme, pari a 2 punti di Pil, e che, su ciascuna azienda, pesa per 7.091 euro ogni anno. L’insostenibile pesantezza della burocrazia confina l’Italia al 73esimo posto, tra i 185 Paesi del mondo, nella classifica internazionale sulla facilità di fare impresa. E le banche, in particolar modo quelle di Credito Cooperativo, non ne sono esenti. «Il profluvio di produzione normativa è una realtà con la quale dobbiamo costantemente confrontarci: nei soli ultimi tre anni abbiamo assistito all’introduzione di 300 nuove norme», dice il direttore generale della nostra Bcc, Luca Barni. «Questo significa formare i dipendenti, variare i processi e rivedere la contrattualistica. E dopo sei mesi, tutto cambia». Cosa significa per una banca del territorio? «Una buona quota parte dei nostri dipendenti è impegnato in un lavoro burocratico amministrativo che non porta nessun vantaggio al cliente, ma comporta tantissimi costi all’azienda. In Italia, solitamente quando c’è un problema si fa una legge nuova. Muovendosi però in una logica di problem solving, occorrerebbe adottare un atteggiamento diverso: analizzare il problema e adottare le soluzioni opportune».
12Norme fine a se stesse? Barni non lo esclude: «La produzione normativa si concretizza in una mole di burocrazia alla quale è associata una certa forma di potere. Tutto questo incide direttamente e mortalmente sulla marginalità di qualsiasi azienda. La burocrazia crea un ginepraio che distoglie l’attenzione dal fine ultimo dell’azienda: produrre reddito per garantire il futuro». È difficile guardare al futuro quando una piccola e media impresa italiana deve rispondere ogni anno a 15 adempimenti fiscali con un impegno di circa 269 ore (contro le 176 della media Ocse). Oppure se per risolvere una disputa commerciale ci vogliono 1.210 giorni, ovvero più di tre volte il tempo richiesto in Austria, Francia e Svizzera. E chi vuole avviare un’impresa si trova a scontrarsi con un muro di carte: 60 giorni (nel Regno Unito sono 4) di tempo, con costi spesso dieci volte quelli richiesti in Francia o Germania. Gli appelli per una semplificazione non sono mancati. Ultimo in ordine di tempo quello del presidente di Confindustria Alto Milanese, Gian Angelo Mainini, che all’assemblea associativa di ottobre ha chiesto «ancora una volta, di essere liberati dai mille vincoli che chi fa impresa sperimenta ogni giorno, dalle vischiosità e insidie di una macchina burocratica sorda al cambiamento, che sembra legata al giuramento di impedire, con ogni mezzo possibile, lo sviluppo del Paese». Al grido di «lasciateci lavorare, lasciateci esprimere tutto il nostro potenziale», Mainini ha invocato una sburocratizzazione per «eliminare sprechi e inefficienze, modernizzare il Paese: questi sono i principi cardine per creare un contesto realmente favorevole al fare impresa». E ha lanciato la proposta di un Alto Milanese «a burocrazia zero, con regolamenti comunali uniformi, con una politica urbanistica veramente metropolitana e con tempi autorizzativi “normali”». Dagli appelli per una semplificazione, alla denuncia di situazioni insostenibili. La recente iniziativa di Confartigianato si rivolge direttamente ai piccoli imprenditori che rimangono impantanati nelle sabbie mobili della burocrazia. L’associazione ha attivato sul proprio portale web l’osservatorio “Follia burocratica? Raccontaci la tua”, uno spazio nel quale gli imprenditori possono raccontare le loro esperienze, segnalando le complicazioni che rendono difficile l’attività produttiva. «Vogliamo monitorare quanto degli impegni per semplificare la vita degli imprenditori si traduce in realtà», ha sottolineato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, presentando l’iniziativa lo scorso mese. «Di leggi anti-burocrazia ne esistono anche troppe. Bisogna soltanto applicarle e farle rispettare, controllarne l’effetto, verificare il risultato percepito dalle imprese. Non fate nuove leggi, ce ne sono già tante, fate funzionare quelle che esistono. Insomma, per abbattere il mostro della burocrazia, bisogna semplificare la semplificazione». Applicare quindi quello che già c’è: secondo Confartigianato i 31 miliardi di euro sostenuti per adempimenti amministrativi potrebbero essere ridotti del 29% -cioè 8,49 miliardi in meno- se solo venissero attuati i provvedimenti di semplificazione varati tra il 2008 e il 2012.

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