Segnali positivi dal mondo del lavoro

I dati Istat: crescita dell'occupazione a livello nazionale, dopo 2 anni cala la disoccupazione. Timidi segnali di ripresa anche nell'Altomilanese e nel Varesotto

Cala la disoccupazione e crescono gli occupati. Per quanto la si definisca flebile, timida, indicativa o semplicemente “leggera”, una cosa è certa: è in corso un’inversione di tendenza. Il mercato del lavoro sta dando dei segnali di ripresa. Infatti, i dati del 2015 sull’occupazione si presentano con il segno “+” davanti sia a livello nazionale sia nei territori dell’Alto Milanese e del Varesotto che sono le aree di riferimento per la nostra Bcc. Che sia la fine di un periodo? Ancora difficile dirlo. Sicuramente però, potrebbe rappresentare l’inizio di qualcosa. Il condizionale è d’obbligo perché le variabili in gioco sono molte e, dopo un periodo di crisi così lungo, anche gli istituti di statistica e gli osservatori territoriali tendono a non sbilanciarsi. Se gli interventi normativi – come il Jobs Act – hanno dato un impulso alla crescita dell’occupazione, per avere una valutazione corretta occorre aspettare per vedere se gli effetti generati potranno avere riscontro nel medio-lungo periodo. Infatti, anche a fronte di una ripresa economica, il settore dell’occupazione richiede di più tempo per dare segnali positivi. Andando a guardare i dati, non più tardi di qualche settimana fa è stato l’Istat a dare l’annuncio: nel secondo trimestre 2015 è continuata la crescita degli occupati su scala nazionale, stimata a +180mila unità (0,8% in un anno). Un aumento che ha riguardato sia gli uomini sia le donne, e ha coinvolto soprattutto il Mezzogiorno (+2,1%). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 12,1% (-0,1 punti su base annua) scendendo nel mese di agosto, per la prima volta negli ultimi due anni, al di sotto della soglia del 12% (precisamente all’11,9% anche se si tratta di una stima). Sempre considerando il secondo trimestre 2015 è proseguita la diminuzione del numero degli inattivi di 15-64 anni (-1,9%, -271 mila unità) dovuto in circa sette casi su dieci ai 55-64enni. Il tasso di inattività è sceso al 35,8% (-0,6 punti percentuali). Dopo la crescita ininterrotta dal terzo trimestre 2011, è diminuito lo scoraggiamento (-5,8%), soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani di 15-34 anni. Alle rilevazioni Istat, ha fatto eco pochi giorni dopo l’Inps, che all’inizio di settembre ha parlato di un aumento dei posti di lavoro stabili. Nei primi sette mesi del 2015, ha rilevato infatti l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, il numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+286.126) è aumentato rispetto al corrispondente periodo del 2014 e sono cresciuti, anche se di poco, i contratti a termine (+1.925), mentre si sono ridotte le assunzioni in apprendistato (-11.521). 05_1La variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni è stata di 706.128 unità nei primi sette mesi del 2015; nello stesso periodo dell’anno precedente era stata invece stata di 470.604. Questi segnali si sono inevitabilmente ribaltati anche sui territori di operatività della nostra banca. In provincia di Varese, sulla base dell’ultima indagine Excelsior relativa alle previsioni d’assunzione, l’Ufficio Studi della Camera di Commercio varesina ha evidenziato un incremento: gli 8.180 ingressi di nuovi dipendenti nel settore privato, programmati per coprire i bisogni occupazionali delle imprese nell’intero 2015, rappresentano il 18% in più rispetto ai 6.920 dello scorso anno. Questo valore, a sua volta, era superiore a quello di 6.450 del 2012, anno in cui aveva toccato il livello più basso. Il saldo occupazionale previsto, pur in miglioramento rispetto agli scorsi dodici mesi, resta però negativo: a fronte dei 8.180 ingressi dichiarati dalle imprese, sono annunciate 10.040 uscite di dipendenti. Il saldo risulta così di -1.860, inferiore però a quello del 2014, pari a -2.940. «Questi due segnali evidenziati dall’indagine Excelsior, ovvero l’incremento degli ingressi e la contestuale riduzione del gap tra entrate e uscite previste dalle imprese varesine – sottolinea il segretario generale della Camera di Commercio di Varese Mauro Temperelli – sembrano evidenziare un mutamento di clima. Un mutamento che, per ora, resta timido, ma che appare in linea con altri indicatori relativi al nostro mercato del lavoro: così, le ore di cassa integrazione richieste, nel primo semestre dell’anno, sono scese del 31,7%. L’attenzione sul mercato del lavoro, comunque, non può che rimanere alta, a fronte di tassi di disoccupazione sempre troppo elevati». Anche i dati di consuntivo relativi al primo semestre 2015 hanno evidenziato qualche segnale di recupero del mercato del lavoro varesino. Andando a vedere i contratti stipulati – considerando tutte le tipologie, rapporti a progetto e interinali compresi, e tutti i comparti dell’economia, pubblico impiego incluso – in provincia di Varese tra gennaio e giugno i contratti stipulati sono cresciuti dell’8% passando dai 49.943 del 2014 ai 53.970 di quest’anno. Non sono previsioni, ma dati reali quelli dell’Osservatorio Socio Economico di Afol Ovest Milano per quanto riguarda l’Alto Milanese. Pur fermandosi nelle analisi al solo primo trimestre del 2015, l’istituto conferma l’inversione di tendenza rispetto al passato. Nel confronto con i primi tre mesi dell’anno scorso, il numero delle assunzioni ha fatto registrare un +6,7%, con un saldo occupazionale nel complesso positivo +14%: 7.100 assunzioni contro 6.200 cessazioni. Un deciso balzo in avanti è stato fatto dalle assunzioni a tempo indeterminato (+31,4%), dato che comunque non deve far gridare alla fine della crisi, quanto, come raccomandano dall’Osservatorio Afol, deve essere letto con la giusta cautela perché bisogna vedere come evolverà la situazione nei prossimi mesi. «Il primo trimestre è il periodo dell’anno che fornisce i dati più dubitativi», premette il direttore generale di EurolavoroAfol Ovest Milano Maurizio Betelli non cedendo a dichiarazioni trionfalistiche di ripresa. «Anche se di fatto si registra un’inversione di tendenza, occorre però verificare che questa inversione si mantenga stabile nel futuro prossimo». Più che di una vera e propria ripresa occupazionale, Betelli parla di quindi «un processo di trasformazione che è stato innescato soprattutto dalle novità introdotte a livello normativo con il Jobs Act e lo sgravio contributivo. Questi provvedimenti hanno agito soprattutto su un processo di sostituzione dei contratti, dando così impulso a quelli a tempo indeterminato». In questo quadro, l’Alto Milanese sta dando però un altro segnale positivo: il calo del disagio occupazionale. Le dichiarazioni di disponibilità al lavoro presentate ai Centri per l’impiego nei primi tre mesi dell’anno sono diminuite passando dalle 2.085 dell’anno scorso alle 1.804 di quest’anno. «Il calo del 13,5% è un dato importante sull’inversione di tendenza registrata», commenta il direttore generale di EurolavoroAfol Ovest Milano. In attesa dei dati, la percezione è che sia veramente in corso un cambio di direzione sul fronte occupazionale. Come osserva Betelli: «Il ricorso agli ammortizzatori sociali ha in qualche modo provveduto a rendere meno grave l’elemento disoccupazione sulla collettività. Al contempo però, in una fase di ripresa non ancora del tutto evidenziata, gli effetti sull’occupazione stentano ad essere realmente visibili, anche perché le aziende tendono a non assumere nuovo personale quanto a richiamare i dipendenti interessati dagli ammortizzatori sociali. E la conferma di questo movimento ci arriva dal cosiddetto “tiraggio”, ovvero dalla crescente differenza tra cassa integrazione richiesta e quella realmente usata». L’Alto Milanese è stato messo duramente alla prova dalla crisi. «Rispetto ad altri territori, il nostro si configura come un’area profondamente colpita dalla crisi. Qui esisteva un’alta densità di attività manifatturiera e industriale che il lungo periodo di difficoltà economica ha segnato in modo significativo. Sotto il profilo occupazionale, c’è stato un ricorso elevato agli ammortizzatori sociali e alla disoccupazione, ma ha anche innescato un processo di trasformazione del territorio stesso», continua Betelli. A fronte dei timidi segnali positivi che ci arrivano da più fronti, oggi per l’Alto Milanese si apre una nuova sfida. «Se vogliamo rafforzare la spinta positiva è necessario individuare una nuova identità per questo territorio facendo leva sulle sue eccellenze e sulla sua voglia di fare». L’invito è quindi a «fare più sistema di quanto questo territorio abbia fatto fino ad oggi, andando a cercare la competizione nei processi industriali che sanno generare un valore aggiunto. I movimenti finora fatti nei processi a bassa tecnologia implicita hanno innescato una forma di migrazione verso altri territori di giovani e di competenze». La via indicata è quindi quella della qualità per dare concretezza a questi sentori di ripresa.

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