Pil e occupazione in risalita, crediti a famiglie e imprese in ripresa, anagrafe delle imprese che registra finalmente un aumento di nascite e una flessione di fallimenti e concordati preventivi: se tre indizi fanno una prova, c’è qualche ragionevole motivo per credere che la lancetta del barometro economico si stia spostando verso il bel tempo. Del resto se Governo e Confindustria, a metà settembre, dissentivano perché Renzi aveva ritoccato le stime di crescita dallo 0,7% allo 0,9% e gli industriali, qualche giorno dopo, avevano ribattuto 1%, non è da sottovalutare che per una volta la disputa non è più al ribasso. E anche se nessuno, per buongusto, se la sente di suonare la grancassa –in primis il presidente della BCC Roberto Scazzosi «riscontro una voglia di ripresa, ma mi astengo da proclami entusiasti», risulta difficile negare o ignorare quei numeri che, da qualche tempo in qua, si sono spostati nel campo positivo. Cominciamo da quella misura della salute economica tanto contestata, parziale, discutibile, ma che se ci ha accompagnato nella china di questi anni di crisi, perché dovrebbe essere trascurata adesso? Nel secondo trimestre del 2015 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2014. In termini congiunturali, il totale delle risorse (PIL e importazioni di beni e servizi) è aumentato dello 0,7%, con un’espansione delle importazioni del 2,2%. Dal lato della domanda, le esportazioni sono cresciute dell’1,2% e i consumi finali nazionali sono aumentati dello 0,3%. Alla variazione congiunturale del Pil ha contribuito la spesa delle famiglie, che ha registrato una crescita, in termini tendenziali, dello 0,8%: in particolare, gli acquisti di beni durevoli sono aumentati del 9,2%, quelli di servizi dello 0,4%, mentre quelli di beni non durevoli hanno registrato una diminuzione dello 0,3. «Il secondo trimestre dell’anno ha visto un consolidamento dell’attività produttiva delle imprese industriali –commenta Giuseppe Scarpa, presidente di Confindustria Altomilanese–. La produzione è rimasta stabile per circa il 40% delle imprese del campione, mentre è risultata in aumento per il 35% e in flessione per il 27%. Alcuni indicatori congiunturali, come fatturato e livelli occupazionali, hanno evidenziato modesti aumenti, altri quali il portafoglio ordini e le commesse interne hanno registrato un leggero segno negativo». Segnali incoraggianti anche sul fronte dei consumi; secondo i dati Istat, nel primo semestre del 2015, il valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2014 con un aumento delle vendite nell’ordine dell’1,4% nella grande distribuzione. A tal proposito Paolo Ferrè, presidente Confcommercio Legnano: «Abbiamo osservato piccoli segnali di miglioramento, da non interpretare come ripresa dei consumi, ma che devono essere sostenuti da azioni forti del Governo, cui chiediamo di non applicare le clausole di salvaguardia; di non aumentare l’Iva, che penalizzerebbe i piccoli progressi segnati; misure di defiscalizzazione e, come sarà fatto per Coldiretti nel 2016, l’abolizione dell’IMU per gli immobili delle imprese». A dipingere un quadro dalle tinte più chiare rispetto ai monocromi grigi degli ultimi anni i dati diffusi dall’associazione bancaria italiana (Abi), in base ai quali i finanziamenti alle imprese hanno segnato nei primi otto mesi del 2015 un incremento del +15,9% sul corrispondente periodo dell’anno precedente (gennaio-luglio 2014).
Per le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili, sempre nello stesso periodo, si è registrato un incremento annuo dell’86,1% rispetto al medesimo arco temporale dello scorso anno. Nello stesso periodo, le nuove operazioni di credito al consumo hanno segnato un incremento del +27,2%. A luglio 2015 il totale dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese ha presentato una variazione prossima allo zero (-0,1%) nei confronti di luglio 2014; -0,4% rispetto al mese precedente e migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo. Quello di agosto 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato dall’aprile 2012. Con riferimento ai mutui alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni, i dati relativi al periodo gennaio-agosto del 2015 evidenziano la forte ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della prima casa. Nel periodo gennaio-agosto 2015 l’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è, infatti, stato pari a 28,920 miliardi di euro rispetto ai 15,543 miliardi dello stesso periodo del 2014. «Di natura sono un ottimista –afferma il direttore generale della Bcc Luca Barni– e quello che sto riscontrando, oltre a dati positivi che mi sembrano alert importanti di un’inversione di tendenza, è un clima improntato a una maggior fiducia; è questo il vero presupposto per la ripresa economica» Misura principe dello stato di salute dell’economia reale, il sistema delle imprese, che ha visto molti caduti negli anni della crisi, ha registrato nel secondo trimestre dell’anno un saldo positivo di quasi 38mila unità, di cui 12mila al Sud sulla base dei dati InfoCamere che attingono al Registro delle imprese. Rispetto allo stesso periodo del 2014, tra aprile e giugno di quest’anno, gli indicatori sulla vitalità del sistema imprenditoriale segnalano una ripresa delle iscrizioni e una ulteriore, seppur contenuta, contrazione delle cessazioni. Al bilancio anagrafico del trimestre si aggiunge una significativa frenata nell’apertura di fallimenti e concordati preventivi.
In termini numerici, il trimestre aprile-giugno ha visto nascere 97.811 nuove attività e certificato la chiusura di 59.831 attività già esistenti, con il risultato di un saldo positivo pari a 37.980 imprese in più rispetto alla fine dello scorso mese di marzo; il migliore degli ultimi quattro anni. In termini relativi, lo stock delle imprese si è pertanto accresciuto dello 0,63% (contro lo 0,59 rilevato nel secondo trimestre 2014) portando il totale delle imprese registrate in Italia, al 30 giugno di quest’anno, al valore di 6 milioni 45mila 771 unità. Sul fronte delle crisi d’impresa, il trimestre primaverile ha offerto segnali anche più incoraggianti. Le aperture di nuove procedure fallimentari si sono infatti fermate al valore di 3.654, il 9,6% in meno dello stesso trimestre del 2014, mentre quelle di concordati preventivi (414) hanno fatto registrare una frenata ancora più netta (-22,9% rispetto a dodici mesi fa). Storicamente il saldo realizzato nel secondo trimestre 2015 si colloca al quinto posto del decennio e, soprattutto, è il migliore degli ultimi quattro anni. Va segnalata la significativa contrazione dei fallimenti nell’industria manifatturiera (-17,3% rispetto al secondo trimestre 2014), nelle costruzioni (-14%) e nel commercio (-11,6%). Sempre tra i settori con un significativo numero di imprese, si segnalano in controtendenza –con un aumento nell’apertura di procedure fallimentari- quelli dei servizi alle imprese, delle attività professionali e dei servizi di informazione e comunicazione (rispettivamente +13,9%, +8% e +7,4%). La geografia anagrafica delle imprese vede due circoscrizioni che hanno fatto registrare un tasso di crescita complessiva superiore, anche se di poco, al valore medio nazionale (0,63%): il Centro e il Sud e Isole, rispettivamente, con lo 0,70% e lo 0,68%. Tutte le regioni del Nord-Est hanno fatto registrare un tasso minore alla media nazionale (0,63%). Nel trimestre, tutti i settori hanno fatto segnare saldi positivi dello stock: in testa il “Commercio” (+10.274), seguito da “Alloggio e ristorazione” (+6.002) e “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+3.555).
Presi insieme, questi tre settori hanno determinato il 52% dell’intero saldo trimestrale. In termini percentuali, tra i comparti di maggiori dimensioni quelli più dinamici sono stati “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+2%), i servizi di “Alloggio e ristorazione” (+1,4%), le “Attività artistiche sportive e di intrattenimento” (+1,24%) e le “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (+1%). Quanto all’universo delle imprese artigiane, i saldi positivi si registrano in tutti i settori, ad eccezione delle attività di “Trasporto e magazzinaggio” (-452 unità) e delle “Attività manifatturiere” (-93). Analizzando la forma giuridica delle imprese, Unioncamere ha evidenziato che in termini assoluti sono state le società di capitale e le imprese individuali a contribuire in misura prevalente alla formazione del saldo positivo del trimestre determinandone, rispettivamente, il 47,8% le prime e il 45,5% le seconde. Più dinamiche le società di capitale, cui si deve un contributo alle iscrizioni superiore al loro peso sul totale delle imprese registrate (erano il 24,9% all’inizio di aprile e hanno contribuito al 25,9% delle nuove iscrizioni), ma hanno determinato solo il 12% delle cessazioni del periodo, confermandosi la forma giuridica più solida e resistente alle mutevoli condizioni di mercato. Le Imprese individuali, invece, hanno dato un contributo alle iscrizioni nettamente più elevato rispetto al loro peso sullo stock complessivo delle imprese (il 64,1% contro il 53,7%), ma il loro contributo alle cessazioni complessive è stato ancora più consistente, visto che ne ha determinato oltre i tre quarti (per la precisione il 76%). Segno di un turnover elevato che, nel tempo, tende a erodere lentamente lo stock di queste imprese. Dalle imprese, i motori della nostra economia, all’occupazione che stanno ricominciando a creare. La crescita, infatti, è stata accompagnata da un miglioramento dell’andamento del mercato del lavoro sia in termini congiunturali sia su base annua: nel secondo trimestre è infatti aumentata l’occupazione e, in misura modesta, è tornata a crescere anche la produttività. Il recupero dell’occupazione è proseguito anche a luglio, con una crescita annua dell’1,1% (+235mila unità) e dello 0,3% nel periodo maggio – luglio, al netto della stagionalità. Nel secondo trimestre 2015 tutti gli indicatori sul mercato del lavoro hanno segnato un miglioramento. L’occupazione stimata dall’indagine sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 446 mila persone, lo 0,5% in più del trimestre precedente (+103mila), corrispondente a un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 56,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali. La crescita congiunturale degli occupati nel trimestre ha interessato entrambi i generi e, tra le diverse tipologie, soltanto i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo), mentre sono calati gli indipendenti (35mila, -0,6%). «Da qualche mese stiamo assistendo a un’inversione di tendenza di un indicatore particolarmente significativo; le assunzioni nelle imprese –dice Gianfranco Sanavia, presidente Confartigianato Altomilanese–. Anche se in misura ancora contenuta, il saldo degli occupati è positivo. Sappiamo che il trend economico si trasmette all’artigianato a distanza di qualche mese; adesso cominciamo ad avvertire gli effetti della ripresa del manifatturiero, mentre non abbiamo percepito benefici dal comparto servizi, che non è ancora ripartito». Da segnalare la significativa discesa delle ore di cassa integrazione (Cig) (da 30,3 a 18,8 per mille ore lavorate). E per la prima volta sui media, quest’anno, non si ha notizia di autunno caldo. Forse è davvero una nuova stagione.