Il 2015 sembra davvero essere l’anno di svolta e anche la BCC, come banca del territorio, quindi termometro dell’economia locale lo dimostra numeri alla mano. Sono quelli del giro di boa, del conto economico chiuso il 30 giugno. «Abbiamo archiviato il primo semestre dell’anno con dei buoni indicatori, il che, per una banca locale come la nostra, significa due cose: una buona gestione e un sistema locale che dimostra voglia di riprendere». È il bilancio della prima parte dell’anno che traccia il presidente della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate, Roberto Scazzosi; un semestre che per la banca ha significato un utile lordo di 1 milione 916mila euro (1 milione 264mila euro, detratte le imposte, + 43% sul primo semestre 2014), un margine di intermediazione cresciuto del 28% e un margine di interesse al +5,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. «Nonostante i progressi che registriamo nella situazione economica, non abbandoniamo quella politica di sana e prudente gestione che abbiamo perseguito negli ultimi anni –aggiunge Scazzosi–; continuiamo quindi a mettere a servizio del credito deteriorato una parte importante dell’utile, perché siamo consapevoli che tra l’inizio della ripresa e la fine delle pratiche in sofferenza che ereditiamo dalla crisi intercorreranno circa due anni».
Fra gli altri dati del primo semestre da sottolineare il volume di intermediato che si aggira sui due miliardi di euro; la raccolta diretta che, con 800 milioni di euro, cresce del 5,6% rispetto al primo semestre 2014; la raccolta indiretta, con 600 milioni di euro, segna un +9,5%, dove spicca il + 36% sulla parte gestita. «Esprimo soddisfazione per i numeri del conto economico –afferma il direttore generale della Bcc Luca Barni–. Siamo una banca commerciale, che vive di gestione caratteristica e non di finanza, quindi il nostro + 5,8% nel margine di interesse, a fronte del -8% di media fatto registrare da banche della stessa natura è un risultato positivo che abbiamo ottenuto erogando buon credito e valorizzando al meglio la liquidità messa a disposizione dalla Bce. La nostra redditività cresce perché ormai da anni la rete commerciale e i dipendenti sono orientati alla vendita dei servizi, che è un plus sempre più determinante nell’attività bancaria; questa svolta, che è anche e soprattutto di mentalità con cui si fa questa professione, ci colloca, per redditività, fra le prime realtà del credito cooperativo in Lombardia. Siamo in fase di consolidamento per il trend di riduzione dei costi; abbiamo, infatti, ormai raggiunto un buon equilibrio tra i servizi erogati e le risorse impiegate». Segno più anche davanti agli impieghi, che con 637 milioni di euro, valgono l’1,2% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una percentuale, questa, che segna una differenza fra la BCC e i dati forniti da ABI, dove pesano i numeri delle big del credito italiano. «Sappiamo tutti che negli anni della crisi c’è chi ha chiuso i rubinetti e chi non ha fatto mancare il proprio sostegno all’economia reale –spiega il presidente Roberto Scazzosi–; la BCC, dal 2009 al 2013 ha aumentato del 5% i propri impieghi. Naturale che oggi le nostre percentuali di incremento non siano brillanti come quelle degli istituti di dimensioni maggiori; noi, il credito, abbiamo continuato a farlo». Senza dimenticare un altro aspetto specifico del target BCC: «Al momento sono state le grande imprese ad avvertire i segnali più forti della ripresa –chiarisce Barni–; l’indotto, costituito storicamente dalle piccole e medie imprese, quelle che rappresentano il nostro segmento di clientela più forte, avverte questi effetti in “differita”; quindi il nostro auspicio è che presto queste aziende ci chiedano più credito di quanto hanno già cominciato a fare». In tanti casi la crisi, infatti, per le imprese che ne sono uscite, ha rappresentato una spinta al cambiamento proprio negli aspetti che, tradizionalmente, sono riconosciuti come debolezze tipicamente italiane, patrimonializzazione in primis. «In questi anni le aziende più virtuose hanno percorso strade diverse, ma accomunate dallo stesso fine, aumentare la solidità in prospettiva –spiega Adalberto Tomasello, responsabile area mercato della BCC–. C’è chi ha lavorato seriamente per ridurre il debito, chi ha immesso soldi; molti imprenditori hanno lasciato gli utili in azienda: una scelta che appare da bilanci strutturalmente più robusti di prima. Da un anno e mezzo a questa parte abbiamo assistito a una vera e propria polarizzazione nella situazione delle aziende: ci sono state quelle che hanno fatto un salto di qualità, operando su aumento di liquidità e diminuendo il fabbisogno, e quelle che sono arretrate peggiorando il proprio indebitamento. L’effetto della crisi, insomma, è stato quello di cancellare la fascia intermedia». Una situazione, questa, che trova riscontro nella natura degli impieghi. «Gli impieghi si sono spostati decisamente verso il breve termine –aggiunge Tomasello–; segnale da parte delle imprese di esigenze legate al circolante. Sono in crescita i mutui, specie quelli privati legati all’acquisto della prima casa, che avevano già dato grandi segnali di ripresa lo scorso anno con un’impennata del 50% che seguiva la forte stagnazione del periodo peggiore della crisi. Nel primo semestre di quest’anno i mutui si sono mantenuti sul livello di dodici mesi prima; la nostra previsione, sulla base dell’esperienza, è che si registrerà un aumento di domanda nella seconda parte dell’anno. C’è un progresso, anche se più lieve, anche per i mutui aziendali; per il nostro “Re Start”, che permette di acquistare sia macchinari e impianti sia tecnologia digitale, abbiamo assistito a una ripresa, anche se –ripeto- non in termini massivi». Un’altra rottura con le tendenze del recente passato arrivano dal ricorso alla Cigs, che ha conosciuto un calo drastico nel 2015 arrivando, a metà settembre a una decina di unità. Dal 2009 e sino al 2013 compreso la BCC aveva anticipato 1 miliardo e mezzo di euro per i dipendenti delle micro e piccole imprese che, non avendo la liquidità necessaria per anticipare ai lavoratori il trattamento di Cigs, richiedono il pagamento diretto da parte dell’Inps. Erano stati oltre 200 i lavoratori interessati da questa misura per cui la BCC aveva siglato due protocolli: uno con Confindustria Alto Milanese e di Confartigianato Alto Milanese, l’altro con la Camera di Commercio di Varese. Se questi sono i numeri del 2015 non dimentichiamo che qualsiasi azienda, quindi anche la nostra banca, deve operare e valutare i propri risultati in un orizzonte più ampio, quello prospettato dal piano strategico. Il confronto, in questo caso, fra i dati di fine 2012 e primo semestre 2015, sono ancora più indicativi della direzione di marcia intrapresa dalla banca. La raccolta diretta è cresciuta di oltre il 15%, l’indiretta di quasi il 24%, in cui spicca la voce della componente “amministrata”, aumentata del 112% Nel complesso, la raccolta in due anni e mezzo ha conosciuto un incremento di quasi il 19%. Nonostante la crisi e la bassa richiesta di credito gli impieghi sono progrediti del 2,5%, segno che la BCC, anche nel momento più difficile, non ha mai dimenticato quel territorio dove è nata e si è sviluppata, contribuendo nel contempo alla crescita del tessuto locale stesso.