Cosa significa fare la banca oggi? La risposta sta nei fatti, nella situazione economica che viviamo da diverso tempo a questa parte. Significa confrontarsi ogni giorno con un sistema produttivo che continua a perdere colpi, quindi avere a che fare con un rischio insolvenza che continua a mantenersi molto elevato. I dati parlano chiaro: in Italia, nel primo semestre 2012, sono fallite 35 imprese al giorno per un totale di 6mila 312, di cui 1384 in Lombardia. Se lo stato di salute non buono delle imprese è lo specchio dei tempi di crisi, non si può negare però che il sistema Italia soffra, quasi fisiologicamente, di una produttività più bassa rispetto agli altri Paesi. Aggiungiamo una tara tutta italiana, i tempi lunghi nei pagamenti delle imprese. Meno della metà, nel secondo trimestre 2012, ha saldato le fatture alla scadenza; il resto ha saldato con un ritardo variabile fra i 30 giorni (oltre il 47%) fino ai quattro mesi. A questo si aggiunga una pressione fiscale che vede, in Italia, le tasse sul lavoro più alte d’Europa e, ironia della sorte, uno Stato che paga in ritardo aggravando paurosamente il problema della liquidità. Questo il quadro in cui si muovono le banche, ma non è che i problemi manchino neppure all’interno del sistema. Nel 2011 gli istituti hanno svalutato complessivamente 31 miliardi di euro e denunciato, è il caso delle nove maggiori banche italiane, un calo di 87 miliardi nella raccolta dalla clientela. E se le sofferenze appesantiscono i bilanci, a pagarne il costo sono anche e soprattutto i cosiddetti campioni del microcredito, ossia chi, come le Bcc, hanno sostenuto le imprese e l’economia locale con le conseguenze negative di una delle congiunture economiche peggiori di sempre. Morale: anche i piccoli, scottati dalle perdite sui crediti per le difficoltà conosciute dalle aziende e i primi rossi in bilancio, hanno cominciato ad alzare i presidi. Arriviamo al punto: mai come adesso per una banca locale, per vocazione attrice economica del territorio, quindi vicina a famiglie e imprese, è difficile continuare a fare quello che ha sempre fatto. E questo non per mancanza di volontà o di idee; le difficoltà in cui ci imbattiamo arrivano dall’alto. Sono decisioni e accadimenti a livello europeo e nazionale che impattano sul nostro lavoro e per cui i nostri margini di manovra sono minimi. Per essere chiari; se lo spread, tra i nostri tassi attivi e passivi, continua a mantenersi su questi livelli sarà difficile conservare il ruolo che abbiamo recitato per anni. Siamo condizionati da una situazione macroeconomica, sulle cui dinamiche non possiamo incidere, e di scelte calate dall’alto. Di più: dipendiamo da dichiarazioni e smentite di poche persone che contano e che condizionano i costi con cui andiamo sul mercato a raccogliere denaro. Come si può, allora, continuare a fare la banca come si è sempre fatto? Una banca deve fare credito, ma non a prescindere, perché è un’azienda e i conti devono tornare. È una questione di responsabilità ed è ora che tutti, ma proprio tutti, si prendano la loro fetta.