E’ dura spiegare agli imprenditori che bisogna capitalizzare l’azienda; è un’operazione culturale su cui dobbiamo insistere, oggi più che mai nonostante il momento sia tra i peggiori mai visti». Parola di Marco Broggini (nella foto), segretario generale di Confartigianato Altomilanese, associazione che rappresenta meglio di ogni altra le micro-piccole imprese, quelle che possono essere definite le aziende-famiglia ancor più che le aziende di famiglia. E sta proprio in questo legame strettissimo tra i termini il quid del problema. «Se guardiamo al passato la patrimonializzazione non costituiva un problema rilevante come oggi –prosegue Broggini–; azienda e famiglia erano visti come vasi comunicanti, insomma la tasca era sempre quella. La motivazione di questo stato di cose poggiava (e poggia ancor oggi almeno nella stragrande maggioranza delle imprese artigiane) su ragioni giuridiche; un imprenditore rispondeva illimitatamente con il patrimonio personale».
E oggi? «Oggi, questo discorso, già sbagliato di per sé, mostra tutti i suoi limiti alla luce dei parametri imposti da Basilea 3 e per gli effetti della crisi, ma farlo passare presso i diretti interessati non è semplice». Quali sono le resistenze? «Da un punto di vista sociologico famiglia e azienda sono la stessa cosa; sotto il profilo economico, invece, no. Di questo si devono convincere gli imprenditori: se, infatti, nei suoi risvolti sociali la coincidenza di famiglia e impresa rappresenta un elemento di forza, economicamente è una debolezza nei confronti del sistema bancario». Cosa fare per convincere gli imprenditori a patrimonializzare l’azienda? «Se un’impresa non rientra nei parametri dettati da Basilea, la sua vita sul versante del credito si complica, possono essere imposte condizioni più pesanti. Avere capitale in azienda è un plus importante nei confronti della banca e questo si traduce in vantaggi per l’imprenditore. Penso si dovrebbero formare in questo senso gli imprenditori; ancora prima che immettere del circolante in azienda (cosa oggettivamente non facile oggi) è fondamentale che si convincano dell’importanza di patrimonializzare l’impresa, tanto più con il quadro normativo di oggi». Il momento non aiuta, però. «D’accordo; non si è mai vista una carenza di liquidità come in questo periodo, ma proprio perché esistono oggettive condizioni di difficoltà, è arrivato il momento di fare almeno un discorso di cultura aziendale con gli imprenditori, anche perché la crisi, comunque finirà e noi dobbiamo guardare oltre». Esistono prodotti ad hoc; sono utilizzati? «Non quanto vorremmo; e, anzi, al proposito lancio un messaggio alla Bcc, una banca amica del territorio, perché insieme possiamo ancor di più farli conoscere e utilizzare». Problemi delle imprese con le pubbliche amministrazioni? «Sul nostro territorio i problemi più rilevanti non sono con gli enti locali e la Regione, che non pagano a 30 giorni le imprese, ma comunque le pagano; i problemi sono con lo Stato. Sul quel versante la situazione è disastrosa così come spesso purtroppo tra imprese e anche con i privati».
PER APPROFONDIRE:
Crisi: le soluzioni della nostra Bcc
Patrimonializzazione, pagamenti, competitività/produttività: sono i tre filoni problematici delle imprese, aggravati dalla crisi. Per questi aspetti fondamentali per la salute delle aziende la nostra Bcc ha una risposta propria o frutto di collaborazione con altri attori, alle esigenze. Per la patrimonializzazione c’è il mutuo A.R.P.A. , un finanziamento su misura per incentivare il rafforzamento del patrimonio. Con A.R.P.A. la banca si affianca all’imprenditore finanziando sino al 75% del capitale conferito per incrementare i mezzi propri. La durata è di 60 mesi e l’importo finanziato va dai 20mila ai 250mila euro. Per il problema dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione, la Bcc ha sottoscritto l’accordo per la cessione del credito, lo strumento attivato a livello territoriale dalla Camera di Commercio di Varese. Questo permette alle aziende che attendono di riscuotere somme per somministrazioni, forniture e appalti nei confronti di Regione ed enti locali di ottenere dal debitore la “certificazione del credito” e cedere quindi alla banca le fatture in scadenza ottenendo il relativo anticipo. Per lo sviluppo dell’impresa, c’è l’iniziativa Buona Impresa!, che vede il Credito Cooperativo affiancare le imprese giovani in partnership Rete Imprese Italia e Confcooperative. Che sarebbe a dire: a un problema di sistema si risponde insieme.