L’ottimismo non ceda ai falsi proclami

Il direttore Luca Barni
L'editoriale del direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate

Non posso che cominciare il mio editoriale di questo numero dai saluti: a Lidio Clementi, che, a nome della struttura, ringrazio per quanto ha fatto e per tutto quello che ha dato in questi anni; a Roberto Scazzosi, il nuovo presidente del Consiglio di amministrazione, del quale abbiamo apprezzato le prime dichiarazioni. Parole che hanno confermato la volontà di seguire le linee aziendali tracciate dal Cda nel piano strategico triennale. Apprezzamento, quindi, per la continuità garantita all’azione della banca sul territorio, ma anche per il rinnovamento che segnerà il nuovo corso della governance aziendale, impostato sul principio della collegialità e giocato sul rigoroso rispetto dei ruoli. La nomina del presidente e delle altre cariche in seno al Cda e al Comitato esecutivo occupano, come doveroso, le prime pagine di questo numero della Voce, poi diamo spazio all’economia, partendo dalla semestrale della Bcc per ampliare lo sguardo al momento economico. Se il nostro documento contiene qualche segnale incoraggiante, che stiamo coltivando per consolidare quell’accenno di ripresa ancora a macchia di leopardo, allarghiamo poi lo sguardo alla situazione sul nostro territorio, chiedendo agli attori economici e alle istituzioni di Altomilanese e Varesotto -ormai nostri abituali interlocutori- di dirci la loro, dal loro punto di osservazione, sul momento che stiamo attraversando. E sono segnali, quelli che arrivano dai “sensori” del territorio, che confermano la tendenza accennata nella nostra semestrale e che dimostrano, una volta di più, se ce ne fosse bisogno, il legame forte fra la Bcc e quello che vive l’economia locale. Segnali, questi, lo ripeto, perché fare proclami sull’uscita dalla crisi è imprudente e scorretto. Del resto in ambito macroeconomico le stime di crescita sono quasi quotidianamente ritoccate, a riprova di un’incertezza che sembra l’unico elemento sicuro di questo momento. Se a inizio 2010 è stata registrata una buona ripartenza del’economia, con il giro di boa dell’anno il clima di incertezza che si respira a livello globale ha costretto a frenare. Nel secondo semestre, e con la ripresa delle attività post estiva, sono emersi elementi incoraggianti, anche se non generalizzati. La disomogeneità sembra il fattore caratteristico di questa fase: i vari comparti viaggiano a velocità diverse e non autorizzano considerazioni univoche. Unica certezza, purtroppo negativa, il dato occupazionale; aspetto che, se testimonia la necessità di continuare a porvi la massima attenzione, dimostra la bontà di iniziative come quelle intraprese dalla nostra Bcc da oltre un anno, a sostegno delle aziende e dei dipendenti in difficoltà grazie all’anticipo della cassa integrazione. Se dunque l’uscita dalla crisi non presenta un andamento regolare, nel percorso e nella tempistica, il dato di fondo della crescita resterà, spinto soprattutto dalle esportazioni verso i Paesi emergenti. Due aspetti, però, sono da tenere in considerazione. Un sociologo ha scritto che “viviamo in un mondo globale ma sempre più tribale”. È un’affermazione forte, ma che suggerisce una linea di condotta precisa: la necessità di azioni comuni, di partnership strategiche forti fra istituzioni e associazioni; insomma quel fare sistema invocato come rimedio a molti dei mali italiani. A questa necessità di cooperazione e sinergia non possono essere disgiunti un paio di fattori in grado di fare la differenza nel mercato globale: innovazione e conoscenza. Lì poggia la competitività delle imprese, lì il futuro di ogni sistema economico, anche del nostro.

 

 

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