Nell’ aprile di quest’anno lo avevamo salutato dopo la sua nomina a vicepresidente del Comitato esecutivo; a settembre, la vicepresidenza che è toccata a Mauro Colombo è stata quella del Consiglio di amministrazione. E, esattamente come per l’investitura di primavera, le prime parole del neo nominato sono per il Cda. «Un grazie vivissimo a tutti i componenti per la fiducia che mi è stata accordata: voglio ripagarli facendo tutto quello che mi sarà possibile, sempre nel rispetto dei ruoli e delle funzioni. Voglio anche esprimere un grazie al presidente uscente, Lidio Clementi, per l’impegno profuso in questi anni». Detto questo, c’è da lavorare, quindi ecco lo sguardo proiettato al futuro. «Apertura al dialogo, collegialità sono le parole d’ordine, le linee lungo le quali il consiglio dovrà operare: ascolteremo e terremo in considerazione le opinioni di tutti; nei confronti del territorio saremo ancora più puntuali nel registrare le esigenze che esprime. Il che non significa poterle esaudire tutte, ma sottoporle a un esame attento per avere tutti gli elementi utili a decidere insieme sulle priorità da portare avanti». Collegialità, dunque, come modus operandi più moderno e adeguato alle esigenze dell’anno 2010, ma non solo; c’è anche un protocollo che istituzionalizza e mette nero su bianco questa scelta. «Il cerimoniale è un documento approvato dal consiglio per normare le procedure di richieste inoltrate alla banca. Non è, né vuole essere un ostacolo o un freno. Anzi, al contrario vuole essere un aiuto per lavorare meglio e per non perdere una sola delle tante proposte che ci arrivano dal territorio, dai comuni, dalle parrocchie e dalle associazioni, e per rispondere a tutti. È una procedura che si traduce in una operatività migliore, perché ci mette nella condizione di lavorare con cognizione di causa, di decidere a ragion veduta». Un cerimoniale, insomma, che è un esempio della modernità nella gestione che dovrà caratterizzare il lavoro del Cda. «Il ringiovanimento di cui parliamo è un ringiovanimento anche e soprattutto di idee, di apertura all’innovazione, perché non si possono affrontare le questioni sul tavolo oggi con schemi mentali validi in una realtà completamente diversa e che non esiste più. Se siamo una banca differente, dobbiamo anche ragionare in modo differente». Un’innovazione mai fine a se stessa, ma che poggia sui valori delle origini. «La nostra banca -conclude Colombo- ha 113 anni di storia e radicamento sul territorio, con un grande rilievo economico e sociale: la visione di questo consiglio di amministrazione dovrà essere improntata alla modernità proprio per migliorare e preservare nel tempo questo grande patrimonio di noi soci, che è la nostra Bcc».