«E pur si muove». È nell’espressione attribuita a Galileo Galilei e riferita al pianeta Terra la sintesi di questa prima parte dell’anno. È come stare in quelle giornate agostane quando l’afa si fa sentire e neppure un refolo d’aria sembra volerci dare conforto. Con lo sguardo cerchiano all’orizzonte un albero per vedere se quantomeno una foglia dia dei segnali, una piccola oscillazione, per poter riprendere a respirare. Dopo anni di immobilismo pressoché totale, o peggio dove ogni statistica era contrassegnata dal segno meno e dal colore rosso, adesso pare che il refolo sia arrivato. Imprenditori, associazioni di categoria e centri studi sono concordi e hanno iniziato ad usare senza timore, e di certo con non poco sollievo, la parola ripresa. Dati certi faticano ancora a consolidarsi, ma la rotta sembrerebbe essere stata invertita. E il condizionale è d’obbligo perché è difficile dire se sia un’inversione stabile o si tratti solamente del già citato refolo capace di mitigare temporaneamente l’afa della crisi. Di sicuro non è un miraggio e neppure una visione collettiva. La voglia di risollevare la testa dopo mesi e mesi di sofferenza sta prendendo i contorni di una svolta concreta e che porta a parlare, anche se ancora un po’ sottovoce e con la giusta cautela, di crescita. Ecco che, nonostante i dati sull’occupazione siano ancora fortemente in negativo e i numeri delle aziende in crisi non si fermino, è possibile dire “eppur si muove”. La voglia di riprendere in mano le proprie sorti sta avendo la meglio. In particolare stanno vincendo quanti hanno fatto una scelta di campo: innovare. Fare innovazione sul capitale umano, sulla ricerca, sulla trasformazione dei prodotti e dell’offerta.
È quanto emerge da un’indagine SWG condotta all’inizio dello scorso mese di aprile. Il dato significativo è che «le imprese hanno rimesso in moto i motori». E lo hanno fatto puntando sull’innovazione. Innovazione di marketing, di prodotto, di processo e organizzativa. Perché è la voglia di fare l’elemento che viene considerato più importante. La non rassegnazione, quindi, il non stare fermi ad attendere che qualcosa possa accadere. Ci si guarda attorno e si cercano spunti e aiuti per poter rimettersi in marcia. Come rileva SWG nella sua analisi all’indagine, «la sfida per le imprese si è delineata lentamente e si è strutturata intorno a tre fattori: innovare permanentemente è diventato il claim; creare nuovi prodotti è divenuta la mission, battere nuove strade per l’organizzazione e sviluppare alleanze e network è diventato un asset imprescindibile. La crisi ha spinto le imprese a mutare abito e il 48% di esse ha messo in moto meccanismi di innovazione e trasformazione. Un dato di vitalità importante, che porta alla luce quanto, in questi anni, è avvenuto nel silenzio e sottotraccia. Le imprese italiane, la maggior parte, non sono state ferme». Le cronache, purtroppo, si sono riempite di notizie sulle crisi aziendali, sulle chiusure, sui processi di ristrutturazione. Così facendo, i riflettori sono rimasti spenti però su quel lento processo di mutamento strutturale del sistema imprenditoriale italiano, su quelle imprese che hanno investito sull’innovazione, sul capitale umano, sulla ricerca, sulla trasformazione dei prodotti e dell’offerta. «È stato un processo magmatico, a macchia di leopardo», rilevano ancora gli studiosi di SWG. «Un percorso che ha consentito a una buona parte delle imprese di svoltare, di lasciarsi alle spalle la fase di disorientamento, per avviare una nuova fase di riorientamento del modo di produrre e fare impresa. Questo è il vero dato positivo per il Paese. È “il” segnale, strutturale, denso, che ci fa capire che la strada per la ripresa è stata imboccata». L’uscita però non potrà essere lineare e univoca, c’è chi parla di un processo «dai tratti darwinisti», ovvero si continuerà lungo un percorso di selezione naturale. «Gli imprenditori che avranno la capacità di innovarsi, di cogliere e spingere verso il nuovo, riusciranno ad affermarsi; quelli che, invece, rifiuteranno le sfide o cercheranno vie brevi per il successo o per la rendita, rischieranno di finire nelle aride secche dell’economia stagnante», precisa ancora SWG. La percezione di un cambiamento arriva anche dai dati di Unioncamere Lombardia. Dall’analisi congiunturale condotta su un campione di 300 imprese manifatturiere, il sistema Varese pare rafforzare quei segnali di recupero già emersi nella parte conclusiva dello scorso anno: nel primo trimestre 2014 si è infatti registrata una crescita produttiva del 6,4%, la più alta a livello regionale, davanti a Brescia, Como e Pavia (con una crescita tendenziale del 3,3%) e a fronte di una media lombarda del +2,6. «Questo primato varesino è il frutto del contributo fortemente positivo garantito dai settori della GommaPlastica (+11,6%) e della Meccanica (+11%). Interessanti anche le performance dell’Abbigliamento (+5,7%) con il Tessile (+2,7%) mentre il settore dei Mezzi di Trasporto si conferma a buoni livelli (+3,5%)», si legge in una nota della Camera di Commercio di Varese. Appare ormai solido il contributo dell’export, «segno di una capacità diventata strutturale da parte delle imprese varesine di proporsi come protagoniste sui mercati internazionali: nel primo trimestre 2014 si sfiora una quota del 43% del fatturato complessivo generato all’estero, più alta anche rispetto ai pur positivi dati risalenti al periodo precedente alla crisi scoppiata nel 2008». Segnali incoraggianti arrivano anche dal mondo dell’artigianato: secondo quanto rilevato dalla Camera di Commercio, il tasso di variazione della produzione registra un più che positivo 3,4% di crescita rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. «Un salto in avanti che, peraltro, non riesce a compensare il deficit accumulato da un comparto che ha pagato uno dei prezzi più alti della recessione degli ultimi anni». Secondo l’elaborazione dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio, considerando l’indice della produzione artigiana varesina pari a 100 nel 2005, oggi lo stesso valore è sceso a quota 66,2 nel primo trimestre 2014, dopo essere addirittura arrivato al punto più basso raggiunto nel periodo gennaio-marzo 2013 con 64,3. Se per l’artigianato l’indice dista oggi 33,8 punti da quello base del 2005, per l’industria il calo si riduce a 1 solo punto dopo aver toccato la massima differenza negativa di 12 nel secondo trimestre 2009. Quanto alle aspettative degli imprenditori dell’industria interpellati, l’85% prevede un miglioramento o una stabilità dei livelli produttivi per i successivi tre mesi. Una percentuale in aumento rispetto al 76% dell’analisi precedente. Indice più anche nel comparto artigiano: qui gli ottimisti raggiungono quota 72%. Sentori positivi arrivano anche dall’Alto Milanese. «Nel primo trimestre del 2014 la produzione industriale delle imprese ha proseguito, seppur a ritmi ancora contenuti, il trend di recupero avviato negli scorsi mesi. Segno positivo anche per altri indicatori congiunturali, come il fatturato ed il flusso di nuovi ordinativi, con le commesse estere che si confermano essere più dinamiche rispetto a quelle interne, sebbene qualche segnale di miglioramento giunga dal mercato italiano», si legge nella relazione nell’indagine congiunturale sul primo trimestre 2014 di Confindustria Alto Milanese. La propensione ad investire si mantiene su livelli ancora deboli, pur essendo migliorata rispetto al passato: è infatti aumentata al 47% (rispetto al 39% della precedente indagine) la quota delle aziende che prevedono di sostenere spese in conto capitale nei prossimi sei mesi. Migliorate anche le previsioni di fatturato rispetto a quanto emerso a fine 2013: con riferimento ai prossimi sei mesi il 49% del campione (era il 33% nel trimestre precedente) si attende un incremento delle vendite, il 43% una stabilità e solo l’8% delle aziende prevede un’ulteriore contrazione. Di fatto, chi oggi alza la testa e vede una piccola luce in fondo al tunnel è chi ha saputo innovare. Del resto, come ha anche detto il direttore di Confartigianato Imprese Varese, Mauro Colombo, in un suo recente intervento sul quotidiano La Provincia di Varese, «l’onda della crisi non ha travolto le imprese che hanno saputo investire in macchine, in strumentazioni all’avanguardia e in capitale umano giovane in grado di portare idee nuove e progettualità, né quelle che si sono concentrate su produzioni di nicchia o altamente personalizzate e che hanno fatto leva sulla loro flessibilità».
Chi ha fatto innovazione ha creato le condizioni anche per attrarre competenze e risorse umane. Eurolavoro ha condotto a inizio anno un’approfondita indagine sulle aziende e i lavoratori dell’Ovest Milanese. Risultato: le aziende dell’area Legnanese e Castanese sono maggiormente attrattive di quelle del territorio Magentino e Abbiatense sotto diversi profili. Il più importante è la capacità di creare le condizioni per nuovi posti di lavoro e attrarre così lavoratori da altre aree. «Il motivo è molto semplice – ha detto Andrea Oldrini, responsabile dell’Osservatorio socioeconomico di Eurolavoro commentando lo studio -. Le imprese dell’Alto milanese, ossia quelle dei 27 Comuni che ruotano attorno a Legnano e Castano, sono molto più competitive rispetto a quelle del Magentino-Abbiatense. Il loro punto di forza è la capacità di fare innovazione e trovare nuovi sbocchi di mercato, soprattutto all’estero. Due qualità indispensabili, queste, per fronteggiare la crisi che ha colpito l’industria italiana nel 2008 e che sta distruggendo poco per volta la rete delle piccole e medie industrie locali». In un quadro complessivo di tendenziale ripresa, restano però ancora dei punti deboli senza i quali è e sarà difficile parlare di una fine della crisi. Lavoro e consumi interno sono quelli che la Camera di Commercio ha definito nella sua indagine congiunturale i “talloni di Achille”. Guardando al solo territorio varesino, già precedenti analisi avevano evidenziato come siano oltre 35mila le persone alla ricerca di un’occupazione sul territorio varesino, di cui 23mila uomini e 12mila donne. Un tasso di disoccupazione in continua crescita: nel 2013 ha toccato l’8,6%, superando la media lombarda (8,1%). Non resta però che proseguire in modo sempre più convinto sulla strada dell’innovazione. Perché, come ha ricordato il presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Giovanni Brugnoli, chiudendo il suo intervento all’assemblea generale lo scorso 3 giugno: «Ogni cammino inizia con un passo, non è importante quanto sia lungo, è importante soprattutto che sia nella direzione giusta».
PER APPROFONDIRE
Hanno detto
Ignazio Parrinello Vice presidente vicario della Bcc
Indubbiamente ci sono dei segnali di ripresa, anche se nel primo trimestre 2014 gli investimenti non sono stati nella misura in cui ci si aspettava, anche a livello provinciale. Il metro per misurare lo stato della crisi sono gli investimenti a livello imprenditoriale e i consumi per le famiglie. Se per i consumi c’è qualche segnale di ripresa, non si può dire lo stesso per gli investimenti. Tuttavia le società di leasing hanno ricevuto numerose richieste di preventivi: un segnale da interpretare in modo positivo, in quanto significa che molte aziende stanno valutando l’opportunità di fare investimenti nei prossimi mesi. Il pacchetto di misure che il Governo dovrebbe approvare entro metà giugno, e che dovrebbe prevedere la possibilità di detrarre gli investimenti, è un altro segnale che ci fa pensare in positivo per il prossimo futuro.
Mario Pozzi Consigliere CdA della Bcc
Ritornare a crescere nell’immediato futuro: è la speranza dell’intero Paese in questo periodo. La ripresa sembra essere vicinissima, dietro l’angolo, non è più solo un miraggio lontano come appariva ieri. Anche il momento politico fa sperare che l’inversione di tendenza sia vicina: la gente ha dato nelle ultime elezioni un segnale forte, ha espresso la voglia di cambiare e di fare in fretta a porre in atto i cambiamenti. Per quanto riguarda le aziende, sopravvivrà chi ha avuto la capacità di adottare un piano di taglio delle spese, facendo un lavoro meticoloso. Non è più il tempo di sprechi o approssimazioni.
Mauro Colombo Vice presidente della Bcc
Tutti vogliamo che la ripresa cominci al più presto. Dal territorio arriva qualche timido segnale che indica che la svolta è vicina, ma per riuscire davvero a invertire la tendenza, bisogna che si compiano le riforme che attendiamo da tempo. Bisogna incentivare la cultura d’impresa, introducendo condizioni più favorevoli per gli imprenditori. Il mercato è cambiato, oggi bisogna innovare per riuscire a restare al passo. Però è necessario risolvere i problemi latenti da tempo, come quello delle troppe imposte che soffocano le imprese.
Giuseppe Barni Vice presidente comitato esecutivo della Bcc
Bisogna ripartire dal lavoro e dalle imprese per ridare un’iniezione di fiducia a questo Paese. Le nuove previsioni economiche della Commissione europea a Bruxelles confermano la graduale ripresa della congiuntura italiana. Non mancano le incertezze e le ombre, ma la svolta sembra essere vicina. Dal territorio i segnali positivi non mancano e la nostra banca riflette questo andamento. La ripresa sembra essere davvero alle porte.
Gian Angelo Mainini Presidente Confindustria Alto Milanese
Il nostro Centro Studi evidenzia nel 1° trimestre 2014 una crescita, seppur a ritmi contenuti, della produzione industriale delle imprese dell’Alto Milanese. Questi risultati, che traducono in fatti concreti i timidi segnali di ripresa, richiedono comunque una maggiore attenzione e supporto in questa delicata fase affinché i recenti sforzi non vadano perduti. Oltre alle ormai note difficoltà di accesso al credito e di minore redditività, negli ultimi mesi si è infatti aggiunta la forza dell’euro che, per un territorio altamente vocato all’export come l’Alto Milanese, rischia di inaridire i germogli della ripartenza.
Gianfranco Sanavia Presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese
Qualche barlume -perché di barlume si tratta- è vero che c’è, soprattutto per quelle aziende che sono riuscite a resistere agli ultimi, difficili, anni di crisi. Occorre ora consolidare la ripresa, puntando su Expo 2015 attraverso lo sviluppo di reti di imprese. Questo è l’impegno della nostra Associazione per i prossimi mesi: supportare e sostenere gli artigiani in questa nuova sfida.
Giovanni Brugnoli Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese
I primi mesi di questo 2014 ci stanno portando qualche, seppur ancora fragile, segnale positivo, almeno sotto il profilo congiunturale, ma arriviamo da un 2013 in cui abbiamo giocato in difesa, in cui la maggior parte degli elementi dello scenario hanno creato ostacoli e complessità alle nostre scelte quotidiane. Guardiamo avanti con la fiducia che nasce dalla convinzione che quando sale la marea della crescita tutte le barche possono uscire dalle secche.