Comincio con un plauso, perché è difficile emergere in una crisi epocale come questa, e i risultati dimostrano che la Bcc emerge. Ed emerge perché alla base della Bcc c’è la solidarietà. Chi opera in questa banca lo fa diversamente rispetto a quello che avviene in altri istituti e questo perché dietro c’è la solidarietà. Questa solidarietà è sia orizzontale sia verticale, ossia va indietro nel tempo, sino a quel 1897 in cui nasce la nostra Bcc. Oggi si parla molto di patto generazionale: quello della Bcc è un caso in cui, fra generazioni, non si sono trasmessi i problemi ma i valori. C’era la solidarietà alla base della Cassa rurale nel 1897, c’è la solidarietà ancora oggi. È importante notare che la solidarietà non ha soltanto unito le persone nelle stessa banca, ma ha unito le diverse Bcc, tanto che il 14 giugno ricorre il cinquantesimo della fondazione della Federazione lombarda. Quindi c’è una solidarietà fra persone e una fra istituti che si sviluppa nel secondo dopoguerra. E questo perché insieme è meglio: l’uomo nasce per operare insieme. Insieme si risolvono meglio i problemi a tutti i livelli, in un territorio, in Italia, nell’Unione Europea. Questo può limitare le esigenze di emersione di qualcuno, perché bisogna fare i conti anche con gli altri, ma alla lunga insieme è sempre meglio. È importante ricordarlo nell’anniversario della prima cooperativa dell’età moderna, del 1844. Un riconoscimento va a chi ci ha preceduto.
Sono socio di questa banca dal 1977. Grazie alla Bcc ho potuto cominciare la mia attività di artigiano che continuo ancora oggi. Ricordo di aver partecipato a molte assemblee dei soci, quando ancora questo momento si teneva nei locali dell’oratorio di Busto Garolfo. Tornando con la memoria a quei tempi posso dire che, anche oggi, in una situazione completamente diversa, non può venire meno il cuore e la passione, indispensabili per far crescere l’impegno nel mondo cooperativo e per portare altre persone all’interno di questa realtà. Lo spirito della banca è sempre quello che avevo conosciuto nell’ormai lontano 1977; naturalmente si sono aggiunte competenze e professionalità che hanno permesso di affrontare una congiuntura complessa come quella che stiamo attraversando, ma trovo importante non dimenticare le nostre origini. Le competenze tecniche sono importanti, anzi indispensabili, ma non possono mai venire meno partecipazione e cuore. Sappiamo che il momento è difficile e ci si deve adattare. Il nostro obiettivo è e resterà la crescita, ma mi piace sottolineare anche la crescita delle risorse umane della nostra banca, quella crescita di professionalità che mi fa credere e sperare che la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate vivrà per altri cento anni.
Voglio continuare sull’onda dello spirito positivo che aleggia in assemblea: viviamo anni di cambiamento a tutti livelli, nel locale ma soprattutto su scala mondiale. Se giusto 150 anni fa gli Stati Uniti dì’America segnavano uno storico sorpasso sull’economia dell’Inghilterra, oggi sembra che lo scettro di superpotenza economica stia passando alla Cina. In questi sconvolgimenti risulta sempre più importante mantenere identità e storia del proprio Paese e delle realtà locale in cui si vive e si lavora. La data di nascita della Bcc, il 1897, è importante per sottolineare la forza e la profondità delle nostre radici. La ricchezza di un Paese –sostengono in molti– sono le sue istituzioni, ma su questo nome è bene intendersi: le istituzioni non sono soltanto gli enti pubblici tradizionali, sono tutti quei soggetti che compongono la società, sono le aziende, le famiglie, i sindacati. Anche la banca è un’istituzione, fatta di uomini e donne che con il loro livello, le loro capacità fanno la differenza. A monte ci sono i valori, quei valori che continuano e che segnano la nostra identità. Perché pensare in positivo? Perché qui esiste la capacità di stare sul territorio, ma di lavorare con tutto il mondo. Dobbiamo essere e possiamo essere l’eccellenza mondiale. Se si vuole si può fare.
Porto il saluto dei cooperatori varesini all’assemblea dei soci della Bcc. Da neo presidente mi trovo a dover trasformare un momento di crisi in un momento di ripartenza. Ho molto apprezzato l’idea del presidente e del CdA di riformulare il numero dei componenti del consiglio: potrebbero esserci tanti motivi per un organico più ampio, ma a volte bisogna razionalizzare. So che questo non significherà risparmiare molti soldi, ma è l’esempio che bisogna dare. Se tutti seguissero questo esempio la gente percepirebbe una vera unità d’intenti. Voglio formulare dei ringraziamenti: al direttore generale Luca Barni per la sua vicinanza e per essere stato il principale fautore dell’istituzione dello sportello per la consulenza aperto nella nostra sede ad aprile; al consigliere Mario Pozzi che ha firmato con me la convenzione Bcc – Confcooperative; a Bcc a nome della gente che senza di lei sarebbe stata disperata, per l’anticipo della Cigs destinato ai cooperatori rimasti senza reddito. Tante sono le iniziative che fa questa banca; qui passa la differenza tra la disperazione e la speranza. Quando si fanno queste cose il valore sociale è importante. Voglio citare Giovanni XXIII: senza i soci non esisterebbe né banca, né Confcooperative. Sapendo che c’è attenzione da parte della banca, vi invito a essere vicini alla banca in assemblea e nel rapporto quotidiano. Al personale della struttura della Bcc dico: ascoltate i soci. L’unica forza che possiamo avere è nel contatto diretto con i nostri soci.
Comincio dai complimenti per i risultati di bilancio, che sono importanti, specie in anni come questi. Io non avevo dubbi conoscendo le capacità di chi rappresenta la Bcc, per questo i risultati non possono che essere positivi. Noi artigiani e la Bcc di Busto Garolfo e Bugugiate abbiamo una storia comune, perché sono tante le occasioni di vicinanza. Entrambi abbiamo un legame forte con il territorio, entrambi abbiamo la passione per il territorio in cui operiamo. La Bcc è animata da uno spirito solidaristico che è anche quello che caratterizza le nostre imprese. Venendo alla più stretta attualità, anche noi vediamo segnali che, per il momento, sono contrastanti: piccolo segnali di ripresa nella meccanica, la gomma e la plastica; c’è ancora crisi nell’edilizia e nei servizi alla persona. Dal nostro osservatorio abbiamo registrato un recupero sul credito a breve e sulla liquidità e, aspetto incoraggiante, un recupero negli investimenti dopo anni di calo continuo: è questo il segnale più bello, Giusto, quindi, essere ottimisti, ma bisogna esserlo in modo moderato. Le imprese, per i grandi cambiamenti in corso a livello globale, devono cambiare il loro rapporto con le banche. Noi diciamo sempre alle nostre imprese: le banche sono dei fornitori e come tali devono essere trattate. Io raccomando di andare nelle banche e di parlare con la massima trasparenza: raccontiamo loro i nostri progetti e facciamole entrare nelle nostre aziende. Più ci conosciamo maggiori saranno i vantaggi.
Da sette anni nel sistema italiano l’economia è in crisi e, a oggi, i crediti deteriorati valgono circa 300 miliardi sui 1500 miliardi di impieghi delle banche. Ma non è soltanto l’economia a essere in crisi; è in crisi anche il nostro modo di interpretare la realtà. Si faticano a cambiare i comportamenti e le logiche che si seguono e noi sappiamo che si può migliorare soltanto quando cadono le remore verso il cambiamento. Si fatica anche a cambiare l’atteggiamento pessimistico che ci accompagna da tempo e io sono convinto che senza ottimismo non si vada da nessuna parte. L’ottimismo non è incoscienza; se è costruttivo è responsabilità, è apertura di credito da non deludere. Adesso qualcosa sta cambiando. Le indagini Istat di aprile hanno dimostrato che non soltanto le attese volgono al bello, ma anche gli indicatori danno segnali positivi. I mutui prima casa hanno un andamento positivo, il mercato domestico sta dando segnali di ripresa, anche se incostanti. Nel manifatturiero qualcosa si sta muovendo, la nostra banca stessa ha registrato un aumento nell’utilizzo degli affidamenti dell’autocircolante. Anche il quadro congiunturale del credito, seppure con lentezza, va migliorando. La Bcc, grazie anche alla giovane età e all’entusiasmo del presidente e del direttore, ha ben compreso l’importanza dell’ottimismo e ha lavorato con questo spirito. In particolare in questi anni abbiamo lavorato sul portafoglio prestiti ponendo grande attenzione al portafoglio crediti in ristrutturazione e aiutando le imprese che collaborando lealmente a risanarsi. Guardiamo con interesse alle nuove idee imprenditoriali a condizione che il rischio d’impresa sia equamente condiviso tra banca e imprenditori. Crediamo nell’ottimismo perché crediamo nel nostro impegno e nel nostro lavoro. Vi invitiamo a fare lo stesso.