Dai venti metri quadrati del primo negozio, rilevato il 1° aprile 1953 in piazza Lombardia, agli oltre 11mila –fra esposizione, uffici e magazzini– della sede attuale in via Arconate 63 a Busto Garolfo. Dal primo camioncino che si muoveva fra Altomilanese e Varesotto, a una logistica che oggi copre capillarmente tutto il territorio nazionale. Dalla vendita al dettaglio e riparazione di piccoli elettrodomestici, gestita da un’unica persona, a una struttura che oggi rifornisce la grande distribuzione in tutta Italia e dà lavoro a una cinquantina di persone, tra dipendenti e agenti, e con altrettanti operatori commerciali lombardi e piemontesi che hanno deciso di affiliarsi al marchio Jumbo di proprietà della ditta Barni. Il 1° aprile prossimo festeggerà il suo sessantesimo compleanno la Barni Carlo S.p.A., e se i numeri nudi e crudi già danno un’idea di ciò che è successo, in queste sei decadi, in termini di crescita e di sviluppo, occorre andare a parlare con il patron Carlo Barni, 88 anni ancora presente quotidianamente in azienda, per capire come è stata costruita e come sta sul mercato, oggi, una realtà come la sua. Non ci sono formule segrete, ma fermezza nel chiarirsi i propri obiettivi e attenta ponderazione dei mezzi per raggiungerli, con un certo coraggio quando serve: «Si è trattato sempre di fare scelte strategiche e di cogliere le occasioni giuste –spiega Carlo Barni–, cercando sempre di adeguarci all’evoluzione del mercato e del territorio, mettendo in piedi servizi e strutture che soddisfano la clientela». La prima decisione strategica Carlo Barni la prese a cavallo degli anni Cinquanta. Allora, con la guerra finita da poco e un paese da ricostruire sopra le macerie, il lavoro scarseggiava; ma di spazio, per chi sapeva crearsi competenze nuove, ce n’era: e allora Carlo Barni si orientò sul diploma di radiotecnica e tecnica delle trasmissioni, conseguito a Milano, con il quale poté crearsi un’attività come riparatore di apparecchi radio e altri piccoli elettrodomestici. Nel 1953, l’occasione da cui tutto sarebbe cominciato: rilevare un’attività sotto i portici a Busto Garolfo, in piazza Lombardia, «Un negozio di elettrodomestici –ricorda Barni–, che allora voleva dire poche cose: fornelli a gas, cucine, stufe a legna, radio». Il momento era favorevole: di lì a poco, con il boom economico e la disponibilità di tecnologie a prezzi accessibili, il consumo di elettrodomestici sarebbe salito a livelli prima inimmaginabili. Per questo Carlo Barni colse l’opportunità di affiancare alla vendita al dettaglio anche il commercio all’ingrosso, servendo i tanti esercizi che stavano sorgendo in zona, grazie ai vantaggiosi accordi commerciali stipulati con Zanussi, Zoppas, Sony, Philips,Mivar e altri fornitori. Intanto, apriva direttamente altri negozi a Rho, Castellanza (nel centro commerciale Maxi-Standa) e a Torino. Ma i cambiamenti nei consumi e nella distribuzione non si sarebbero fermati, e presto la Barni Carlo avrebbe imboccato altre strade nuove: «Negli anni Settanta –prosegue Barni– cominciava ad affermarsi la grande distribuzione organizzata e noi volevamo entrare in questo mercato. Cedemmo, perciò, alcuni dei nostri negozi, e questa fu una scelta strategica, perché ritenevamo più interessante strutturarci per servire la Grande Distribuzione Organizzata. Oggi facciamo questo in tutta Italia, per le realtà più importanti come Auchan, Ipercoop, Carrefour, Metro e tanti altri». L’ascesa della GDO e l’aumento della domanda di elettronica di consumo (televisori a colori in primis) consentirono all’azienda di superare indenne la crisi di metà anni Settanta. Fare rete era importante, allora come oggi, e Carlo Barni con una quindicina di grossisti commercianti distribuiti su tutto il territorio nazionale decise di fondare un gruppo di acquisto denominato Gruppo Gre (Grossisti Elettrodomestici Riuniti), di cui fu a lungo il vice presidente.
Intanto, all’inizio degli anni Ottanta, la Barni Carlo si trasformava da ditta individuale a impresa familiare, con l’ingresso della moglie di Carlo, Giovanna Olchini, e dei figli Giuseppe e Luigi: Giuseppe si sarebbe occupato di rapporti con fornitori e clienti mentre Luigi di amministrazione e gestione aziendale. Nuove acquisizioni di immobili e punti vendita, l’acquisizione del marchio Jumbo Master con l’avvio di un programma di franchising, la nascita dell’e-commerce, la trasformazione dell’azienda in sas, srl e poi in società per azioni sono le vicende che caratterizzano la Barni Carlo dagli anni ’80-’90 fino ai giorni nostri, mentre la collaborazione con la grande distribuzione organizzata continuava con crescente successo. «Non è semplice servire la GDO – precisa sempre Carlo Barni– perché bisogna dimostrare di essere capaci di soddisfare ogni necessità del cliente, con prezzi concorrenziali e una gamma di servizi completa. Decenni di esperienza, acquisiti accompagnando l’evoluzione della GDO fin dai suoi primi passi nel nostro paese, oggi ci permettono di essere riconosciuti come una delle poche realtà italiane in grado di presentarsi con questi due punti di forza». La crisi si è fatta sentire anche in via Arconate 63 a Busto Garolfo? «Purtroppo sì –conferma Barni– la riduzione delle vendite è oramai un dato di fatto, e anche se possono esserci deboli segnali di ripresa, io sono convinto che non torneremo più ai livelli che hanno caratterizzato gli anni appena precedenti, 2005-2008». Ma come si affrontano, allora, questi tempi difficili? In fondo, bisogna fare come si è sempre fatto alla Barni Carlo: «Le opportunità del mercato vanno colte subito, e il mercato si evolve molto velocemente –continua Barni–, basti pensare a quello che succede nel giro non di anni, ma di mesi, nel settore della telefonia, delle fotocamere e videocamere digitali, eccetera. Anche in termini di canali di vendita e distribuzione, sempre in evoluzione, dobbiamo tenerli sott’occhio tutti, con il coraggio di abbandonare quelli improduttivi e di entrare in quelli promettenti». Se si opera con questo disegno in mente, se si tengono sotto controllo i costi e se si possono vantare sessant’anni di successi, anche l’accesso al credito, tasto dolente per molti imprenditori, non presenta particolari problemi: «All’inizio della nostra attività momenti di difficoltà li abbiamo avuti anche noi, gli istituti di credito non concedevano facilmente fiducia –ricorda ancora Barni– ma oggi la nostra serietà e capacità di stare sul mercato non danno dubbi. Certo, la banca ti deve conoscere e oggi, in molti casi, c’è una spersonalizzazione dei rapporti e vieni trattato come un numero. Questo accade soprattutto con i grandi istituti nazionali, molto meno quando riesci ad avere un rapporto diretto con le direzioni generali, cosa che succede con le banche del territorio». Un territorio che trova nella Barni Carlo un punto di riferimento irrinunciabile per la propria economia.