Senza derivati e senza sorprese, profondamente ancorata al territorio e alle famiglie. In un momento storico ancora di troppa incertezza economica, la nostra Bcc conferma la propria scelta di campo. «Non abbiamo nel nostro portafoglio derivati», afferma il direttore generale della Bcc, Luca Barni. «Si tratta di una scelta di valore che come Credito Cooperativo abbiamo fatto in tempi non sospetti, quando ancora lo strumento dei derivati veniva visto come una grande possibilità finanziaria e non erano emersi in modo chiaro i rischi che comportava. Una scelta che, oggi più di ieri, riconfermiamo vista l’esigenza di stabilità per poter guardare al futuro». Si parla di rischi legati ai derivati da almeno cinque anni. La crisi finanziaria del 2008 è stata imputata allo scoppio di una “bolla” legata proprio ad un utilizzo speculativo di questo strumento. Inoltre, le recenti notizie di cronaca hanno riportato l’attenzione sull’utilizzo dei derivati. «Nati come strumento per ridurre e attenuare gli stessi rischi che possono arrivare dal mercato (in questo caso parliamo di una funzione di copertura), nel momento del boom della finanza – ovvero quando la speculazione ha preso il sopravvento sull’economia reale – i derivati sono stati utilizzati come investimento puro per avere profitti a breve termine (funzione speculativa). Così facendo, non hanno attenuato i rischi, ma sono stati a loro volta degli amplificatori di rischio», prosegue Barni. Tecnicamente, i derivati sono titoli il cui valore è derivato dal valore di mercato di un altro bene o di un’altra attività finanziaria. Nel mondo della finanza uno strumento derivato consente al contraente di acquistare l’attività sottostante ad una determinata scadenza. Sono però caratterizzati da un ampio margine di oscillazione nel valore ed è particolarmente difficile elaborare una previsione sul rendimento. I derivati devono, quindi, essere considerati come un investimento ad elevato rischio. «Nel rispetto di una politica precisa che ci siamo dati, non usiamo la finanza a fini speculativi, quindi non usano i derivati come puro investimento. Siamo ben lontani dal trasformare la nostra banca in un’impresa finanziaria», precisa Barni. Una posizione che deriva da quanto recita l’articolo 16 dello Statuto della nostra banca: «Nell’esercizio dell’attività in cambi e nell’utilizzo di contratti a termine e di altri prodotti derivati, la Bcc non assumerà posizioni speculative e conterrà la propria posizione netta complessiva in cambi entro i limiti fissati dall’Autorità di Vigilanza». Prosegue il direttore generale: «Abbiamo scelto e scegliamo il territorio. Non facciamo finanza per la finanza, ma sosteniamo l’economia reale, ovvero quella che riesce a creare ricchezza per il territorio e per le famiglie. Perché è ai nostri soci, quindi al territorio, che rispondiamo». Una scelta di campo in virtù di una precisa posizione. «Già all’inizio della crisi economica la Bcc si è posta come un porto saldo dove far approdare i propri risparmi. La solidità deriva non solamente dalla forte patrimonializzazione che contraddistingue la nostra banca, ma anche da precise scelte di campo che ci hanno portato a indirizzare i nostri clienti verso titoli che garantivano un margine di sicurezza maggiore e non avevano delle “sorprese” – come i derivati – all’interno». Continua: «Non scelte avventate, ma una solidità costruita sulla storia; non redditi facili, ma una ricchezza che deve crescere con il territorio». Infatti, essere banca locale è avere nel territorio il proprio riferimento. Ricorda il presidente della Bcc, Roberto Scazzosi: «La nostra base sociale è il territorio stesso; sono gli oltre 3.600 soci che ci danno credibilità e ai quali dobbiamo rispondere. Molti sono per il territorio, ma solo una banca locale può essere del territorio perché sul territorio è nata e al territorio risponde. E al territorio ci poniamo come elemento di sviluppo e di sostegno alle famiglie. Niente trucchi e niente finanza creativa: siamo per l’economia reale».
Cosa sono i derivati
Come dice il nome, i derivati sono prodotti finanziari il cui valore “deriva” dall’andamento del valore di un altro bene (azioni, obbligazioni, valute ecc.) oppure dal verificarsi di un preciso evento. In altre parole è una sorta di “scommessa” su un avvenimento futuro: ad esempio, le quotazioni di quel titolo saliranno o quell’ente locale non sarà in grado di pagare il suo debito. L’attività o l’evento, che possono essere di qualsiasi natura, costituiscono il cosiddetto “sottostante” del prodotto derivato. La relazione che lega il valore del derivato al sottostante è il risultato finanziario del derivato, detto “pay-off”. Nella finalità di copertura, i derivati non hanno rischi: acquisto un titolo nella speranza che salga, ma al tempo stesso acquisto un derivato sullo stesso titolo che prevede il calo delle sue quotazioni. Se usati con finalità speculativa hanno dato esito a rischi eccessivi. Il problema dei derivati è infatti quello della determinazione del loro valore. Per prevederlo occorre simulare possibili scenari futuri.