«Lo conoscevo da oltre 35 anni, fin dai tempi in cui era a Legnano, prima al sindacato poi all’associazione artigiani. Abbiamo sempre avuto un confronto franco e aperto. A volte acceso, quando la vedevamo in maniera diversa. Ma era un piacere discutere con lui». Il presidente della nostra Banca, Lidio Clementi, ricorda così Marino Bergamaschi, il direttore dell’associazione Artigiani di Varese scomparso improvvisamente nella notte di martedì 9 marzo. Classe 1947, Bergamaschi era una persona di grande spessore professionale ed umano: con lui, la nostra Bcc ha condiviso progetti e iniziative importanti. Al dolore degli affetti personali, la moglie Tina, i due figli e i quattro nipoti, si associa quello delle tantissime persone che lo hanno potuto conoscere e apprezzarne la genuinità: in molti, rappresentanti del mondo politico, imprenditoriale e associazionistico hanno ricordato la figura di Bergamaschi, non solo a parole, ma partecipando numerosi ai funerali che sono stati celebrati giovedì 11 marzo, nella chiesa di San Giovanni Battista di Induno Olona, paese dove risiedeva. Nato a Soragna (Parma), Marino Bergamaschi ha sempre concepito l’impresa come “mondo del fare”. E a quel mondo si doveva tutto, perché per lui la manualità, la fantasia, la creatività, l’intuito dell’imprenditore rappresentavano il vero motore d’Italia.
Amava definirsi “un uomo da marciapiede”, per dire a tutti i suoi collaboratori che l’esperienza non la si apprende (solo) dai libri, ma conoscendo la realtà dove si opera. Sempre proiettato verso il futuro, non permetteva che la tensione si abbassasse. Nel 1969 Bergamaschi è stato il più giovane segretario generale della Cisl (comprensorio Ticino Olona di Busto Arsizio) a livello nazionale. Risale al 1987 la nomina a vicesegretario regionale di Confartigianato Lombardia. Le relazioni sindacali ed istituzionali hanno assunto, nel lavoro di Bergamaschi, un significato del tutto particolare:relazione umana, contatto personale, confronto sociale prima ancora che professionale. Nel 1989 è stato nominato direttore di Confartigianato Alto Milanese a Legnano per poi arrivare, dieci anni dopo, a ricoprire il ruolo di direttore generale di Confartigianato Imprese Varese. Ha ottenuto l’ultimo incarico nel 2009: amministratore delegato di Federfidi di Milano. Nella sua intensa attività, Bergamaschi ha avuto modo di stringere con la nostra Bcc un legame del tutto particolare che ha portato alla realizzazione di progetti importanti. Come ricorda il presidente Clementi: «La sagacia, la profonda cultura, la capacità di analisi e di giudizio sono le caratteristiche che me l’hanno sempre fatto rispettare. E così è stato naturale, negli ultimi anni, trovarsi sullo stesso terreno: quello dei valori, della solidarietà, del servizio alle imprese, ai lavoratori e al territorio, per dare vita al percorso della Carta dei Valori del Nord Ovest». Un documento a cui Bergamaschi aveva a lungo lavorato, sinergicamente, dando un importante contributo ed una forte accelerazione al processo di valorizzazione del Territorio del Nord Ovest, ovvero della piattaforma territoriale che dalla fiera di Rho Pero sale fino a Varese, passando per Malpensa. «Un territorio che stavamo leggendo e in cui stiamo operando come su un unicum», prosegue Luca Barni, direttore generale della nostra Bcc.
«E, infatti, dopo la Carta dei Valori era partito il percorso operativo del Tavolo del Nord Ovest, che ci ha portato a fare cultura di impresa, a sostenere congiuntamente lo start up di molte imprese artigiane e ad aprire linee di finanziamento con percorsi rapidi». Sul tema di creare vantaggio competitivo per gli artigiani e di ridurre al minimo i problemi burocratici e procedurali Bergamaschi si era dimostrato particolarmente attento. Continua il direttore generale: «In questi anni assieme abbiamo fatto molte cose, fino ad arrivare alla scelta di anticipare i contratti di solidarietà per le imprese in difficoltà e alla decisione di mettere in piedi un Osservatorio sull’economia territoriale». Marino Bergamaschi nella sua azione è sempre partito dai valori. Gli stessi che ne hanno fatto un «testimone e segno di speranza», come lo ha ricordato il vescovo monsignor Luigi Stucchi nell’omelia del funerale. «Marino ci ha insegnato a non essere passivi, sempre con un tocco di festa, discreto ed amichevole. Aveva la passione forte e persuasiva di chi, animato da grandi valori ed ideali e con un disegno da perseguire, è in grado di mettere in gioco tutto se stesso. Sentiva forte il senso della famiglia, dell’amicizia, della responsabilità sociale delle imprese, della necessità di coniugare il lavoro con la dignità della persona. Marino può ben dire con San Paolo di aver combattuto la buona battaglia e conservato la Fede. Tocca a noi farlo continuare a vivere nella quotidianità, con le nostre scelte in campo sociale». Un insegnamento condiviso da Giorgio Guerrini, presidente nazionale di Confartigianato che lo ha ricordato non solo come un amico, ma soprattutto come «punto di riferimento costante». Ha continuato: «Da quando sono entrato in Confartigianato ho sempre visto Marino occuparsi dei problemi delle imprese, della tutela sindacale, dello sviluppo del territorio. Dirigeva a Varese una delle più forti e apprezzate associazioni del Paese con una grande capacità di visione generale dei problemi». Al cordoglio per la scomparsa di Bergamaschi si sono unite anche le voci del “suo” presidente, Giorgio Merletti, con il quale ha condiviso anni importanti all’interno dell’associazione Artigiani di Varese. «Per me Marino era come un padre e un fratello», ha ricordato Merletti. «Il ricordo più bello che ho di lui è quando facevamo la pace dopo le nostre discussioni animate. Nel momento in cui ci rimettevamo al tavolo, uno di fronte all’altro, ci rendevamo conto di aver comunque fatto dei passi avanti». Ha proseguito il presidente degli Artigiani di Varese: «L’impatto con lui, di primo acchito, poteva essere anche un po’ forte. Ma poi, una volta approfondita la conoscenza, non si poteva che stimarlo. Aveva la grandissima intelligenza di saper vedere il positivo in ogni situazione. Ci ha insegnato a non tirarci mai indietro, soprattutto nei momenti di difficoltà». Non solo. «Ci diceva sempre di andare sul marciapiede, sulla strada a parlare con la gente e gli imprenditori per capire i loro bisogni». Un atteggiamento che nella sua attività gli ha permesso di essere interprete delle reali esigenze del mondo lavorativo e produttivo. «Gli Artigiani hanno perso un grande direttore, ma noi tutti abbiamo perso un patrimonio per il territorio», ha commentato Bruno Amoroso, presidente della Camera di Commercio di Varese. «Da parte mia conserverò per sempre gli scampoli di vita vissuti con lui, una persona di grande valore». Sentimenti condivisi anche da Gianni Mazzoleni, ex segretario del Cna di Varese che ha parlato di Bergamaschi come di «un uomo libero, con tanti interessi e una visione lunga della società e delle sue dinamiche. L’unità delle associazioni di rappresentanza dell’Artigianato era un sogno e un obiettivo comune. A Marino è mancato il tempo, proprio ora che questo traguardo sembrava tanto vicino». Gianni Lucchina, direttore di Confesercenti Varese, non dimentica «la sua passione nel lavoro e la sua dedizione all’associazione»; Giorgio Angelucci, presidente di Confcommercio Varese, ne ha tracciato un ricordo sentito: «Un uomo di grande intelligenza e umanità». Così anche Franco Colombo, alla guida di Confapi Varese: «Era solare e deciso, innamorato dell’impresa. Abbiamo combattuto insieme alcune battaglie: ha lottato fino all’ultimo per cercare una soluzione alla crisi». La sua professionalità ha colpito il direttore generale di Univa, Vittorio Gandini: «Un valente professionista, una persona con grandi doti umane, un’intelligenza lucida nell’analizzare il presente e creativa nell’immaginare il futuro». Anche il mondo politico si è stretto attorno alla famiglia di Bergamaschi e all’associazione Artigiani nel ricordare la figura del direttore. Così il sindaco di Varese, Attilio Fontana: «Lo ricordo come l’uomo del fare che affrontava i problemi con risolutezza e concretezza. Una persona che sicuramente mancherà al mondo dell’economia varesina e lombarda a cui ha dato tanto con il suo lavoro e la sua professionalità». La passione e la devozione per il lavoro sono state riconosciute anche da Stefano Tosi, segretario della provincia di Varese del Pd. «È stato un punto di riferimento per la comprensione del mondo produttivo della provincia: uno spirito libero e critico, capace di portare sempre un contributo particolare al dibattito grazie alla sua profonda conoscenza del mondo del lavoro e dell’impresa». Non certo ultimo, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Raffaele Cattaneo che ha parlato di Bergamaschi come di «una voce autorevole», ma anche un «pungente interprete» di quel mondo imprenditoriale che si distende da Legnano a Varese e che vuole guardare al futuro ricordando uno dei protagonisti di questo territorio.
Il ricordo
Ci siamo conosciuti mentre ci abbeveravamo allo stesso fiume, alimentato dalle parole e dagli insegnamenti del Professore e del Cardinale. Erano gli anni Ottanta, i protagonisti si chiamavano Giuseppe Lazzati e Carlo Maria Martini, e noi, i giovani “diccì”, quelli di sinistra, che stavano con Zaccagnini e Martinazzoli, eravamo fieri di essere bollati come “comunistelli di sacrestia” e camminavamo speranzosi sulla strada che porta alla Città dell’Uomo. Marino era più grande di me di una dozzina d’anni, ma quella differenza d’età non ha mai contato. E assieme abbiamo combattuto tante battaglie contro i cialtroni. Qualche scaramuccia l’abbiamo vinta, ma la guerra no. Il sistema non si fa cambiare, ti espelle. Allora ci siamo dispersi, salutandoci da fratelli, per seguire ognuno la sua vocazione. Io giornalista, lui sindacalista e fine stratega di animo, studioso nei fatti. Ci rincontravamo ogni tanto e per entrambi era gioia, mista a malinconia per come era andata in quegli anni Ottanta: ce lo leggevamo negli occhi, ogni tanto ce lo dicevamo, poi via, ad animare il presente, di risate e litigi. Comunque andava, sapevamo che ci saremmo rivisti la volta dopo, per ritrovarci con un bacio e un abbraccio, che molti non capivano, ma che ci veniva dal cuore. Ci vediamo alla prossima, mio omonimo fratello.
Marino Pessina