«Fidatevi delle piccole banche locali e spostate lì i vostri soldi». Un testimonial d’eccezione fa il tifo per le Bcc in salsa americana: si tratta nientemeno del presidente Barack Obama, che ha recentemente sostenuto pubblicamente quelle che negli Stati Uniti si chiamano “community bank”, espressione che tradotta in italiano suona più o meno come “Banca di credito cooperativo”. Sono le banche di paese, piccoli istituti che raccolgono depositi dalla propria zona operativa e lì li investono, concedendo prestiti ai piccoli imprenditori e alle famiglie. Sono banche tranquille, in genere solide e con buoni margini di profitto, considerate più sicure dei colossi del credito che, in questi ultimi tempi, si sono rivelati tutt’altro che affidabili. Negli Usa, in questi ultimi mesi, le community bank sono diventate una speranza per i risparmiatori americani, delusi e arrabbiati dal comportamento delle grandi banche, salvate oltre un anno fa dai soldi di tutti e che hanno ricominciato a fare solo i propri interessi con lo scandalo dei bonus stellari ai manager. Ne è nata una campagna di respiro nazionale ribattezzata “Move your money”, ossia “Spostate i vostri soldi”. Come Davide contro Golia, i consumatori americani hanno deciso di usare l’arma del boicottaggio per protestare contro la gestione dissoluta delle grandi e l’hanno fatto preferendo le Bcc a stelle e strisce alle grandi di turno.
La campagna è nata come provocazione su internet a fine 2009, su un blog, e ha già persuaso migliaia di americani a chiudere il proprio conto corrente nelle grandi banche salvate dai bailout, per aprirli nei piccoli istituti di credito, orientati agli interessi delle piccole comunità. A lanciare l’iniziativa è stata Arianna Huffington, editrice del celebre giornale on-line Huffington Post, che ha pubblicato come buon proposito per il 2010 quello di preferire i piccoli istituti di credito, per i loro numerosi vantaggi. Il tam tam sulla rete ha fatto il resto: con il coinvolgimento di social network come Facebook e Twitter ne è nata una campagna virale, che ha trovato adesioni in associazioni di consumatori, media e deputati, ma anche cantanti country rock, diventando un movimento nazionale. Solo nella prima settimana della campagna, le richieste di apertura dei conti correnti nelle “piccole” si sono triplicati. Il vero “colpaccio” dell’iniziativa è stata l’adesione della Casa Bianca: Obama ha annunciato l’intenzione di trasferire 30 miliardi di dollari dal famigerato Tarp, il fondo di salvataggio per le banche, alle community bank, come stimolo per la ripresa dei prestiti. Il sostegno del presidente per le community bank è palese: quando il 21 gennaio scorso Obama ha annunciato maggiori controlli sul sistema bancario americano per avere banche più piccole e meno speculative, pensava anche a questo. Quindi, indirettamente, al nostro credito cooperativo. Il ragionamento che sta alla base del movimento “Move your money” è semplice. Milioni di persone, dopo aver perso lavoro e risparmi, sono rimaste impotenti a guardare il governo che utilizzava i soldi pubblici per salvare Wall Street. E dal canto loro le grandi banche, nonostante siano state salvate dai finanziamenti pubblici, per avere più liquidità non concedono più prestiti e finanziamenti ad aziende e famiglie. Il ceto medio americano ha deciso quindi di far sentire la propria voce in un modo semplice, ma efficace: ha portato via i propri soldi dalle sei banche finite nel mirino dei consumatori (JP Morgan/Chase, City, Wells Fargo, Bank of America, Morgan Stanley e Goldman Sachs), boicottandole, e ha aperto nuovi conti nelle piccole banche che ancora fanno il proprio mestiere, ossia prestano i soldi anziché tenerli chiusi nei propri forzieri. Le community bank, si legge sul sito dell’iniziativa, “generalmente evitano gli investimenti irresponsabili e le manovre finanziarie che hanno portato alla crisi”. Insomma, come le Bcc sono banche “differenti per forza”, che hanno come utile il benessere e la crescita della comunità dove vivono. Il clima che si respira, in America come in Europa, è quello di un ritorno al passato e ai buoni valori di una volta, non a caso il movimento si ispira al film di Frank Capra “La vita è meravigliosa”, ambientato al tempo della Grande Depressione. Del resto, anche in Italia, se in questi ultimi due anni di forti ristrutturazioni bancarie non ci fossero state le Bcc a sostenere le piccole aziende e le famiglie, ossia il tessuto nevralgico del Paese, le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Anche il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in qualità di presidente del Financial Stability Board, ha ammesso che senza la presenza di una pluralità di piccole banche (Bcc in testa) l’offerta di credito sarebbe stata più restrittiva. In campo finanziario insomma, piccolo è bello, e anche gli americani sembrano essersene accorti.
Il presidente americano spinge perché gli Usa tornino a investire nelle banche di provincia. Si chiamano “community bank” e in Italia portano il nome di Banche di Credito Cooperativo. Tra Davide e Golia, il presidente sceglie i più piccoli: «Onesti»