Se la matematica non è un’opinione, qui i conti non tornano. E se parliamo di banche tradizionali, che dei bilanci fanno la loro stella polare, siamo proprio fuori rotta. Cosa sta succedendo nel mondo bancario? L’anomalia portata dalla crisi ha sconvolto a tal punto la finanza e l’economia che le leggi valide sino a qualche tempo fa adesso si godono la pensione? A chiederselo è il direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Luca Barni, sulla cui scrivania arrivano ultimamente troppe informazioni contrastanti: «Leggo le tavole riportate dal bollettino della Banca d’Italia, fonte la cui autorevolezza sfido chiunque a mettere in discussione, e mi faccio una convinzione ben precisa: oggi, in questo preciso momento, novembre 2009, le banche tradizionali non possono guadagnare. I numeri parlano chiaro: dimostrano quello che nel nostro lavoro sperimentiamo tutti i giorni. La crisi, adesso, da finanziaria che era all’origine, si è interamente riversata sull’economia reale, facendo avvertire tutte le conseguenze che temevamo, sulle piccole imprese e sull’occupazione in primis». L’andamento dei dati sui prestiti bancari pubblicati dal bollettino citato (58/2009) non si prestano d’altronde a equivoci di sorta. Dal dicembre 2007 all’agosto 2009 gli affidamenti alle imprese vanno in picchiata. Per tutte le tipologie d’imprese: le medio-grandi passano nelle variazioni percentuali sui dodici mesi dal 13,6% allo 0,1%; le piccole dal 6,4% al meno 0,1%; le familiari da 5,8 a 0,5%.
Mani ai fazzoletti, quindi; in mancanza d’investimenti l’economia grippa, in tutta la sua filiera, nessuno escluso. Quindi nemmeno le banche, quelle tradizionali almeno, quelle che del credito fanno la benzina per alimentare l’economia e creare benessere diffuso. «Invece no -riprende Barni- perché un’altra voce autorevolissima, quella del Sole 24 ore datato 15 novembre, dà notizia di un fatto, almeno per me, inspiegabile». Secondo il quotidiano di Confindustria, sino agli inizi di giugno l’aumento delle sofferenze e delle perdite sui crediti marciavano in parallelo e a ritmo sostenuto, mentre i dati del 30 settembre mostrano una divaricazione. Le sofferenze continuano ad aumentare, le perdite sui crediti no. «Spero non sia un principio di schizofrenia -ironizza il direttore- non vorrei che il mio occhio destro vedesse una cosa e il sinistro un’altra: come può essere? Cosa è accaduto nelle banche? Se piove su casa tua, dal vicino non può splendere il sole. Sofferenze e perdite sui crediti si tengono sempre per mano». Ma per qualcuno sembrerebbe non essere così. Tornando alla tabella del bollettino, si evidenzia la destinazione di risorse ad amministrazioni pubbliche, enti che mai e poi mai, un bel mattino, potranno mostrare ai dipendenti il cancello chiuso con catena e lucchetto. La variazione percentuale dei prestiti per questa voce, infatti, sempre riferita a un arco di dodici mesi, valeva un +6,9% nel dicembre 2007 e un +8,2 nel giugno 2009. È evidente quindi che alcune banche hanno messo i soldi dove sono certe che li riavranno. E le imprese? Chi le ha viste nel frattempo? Chi ci ha pensato? E queste possono sì andare in stato di crisi. Altrochè, almeno a credere ai giornali che la mattina legge il direttore generale della Bcc, dove alle notizie di chiusure o mobilità si aggiungono le lamentele degli imprenditori per la difficoltà di accesso al credito (vedi la cronaca dell’incontro fra istituti di credito e aziende a Besnate sulla Prealpina dell’11 novembre). «In questo anno la crescita degli impieghi alle imprese è stata del 2,2% -dice Barni, dati di Banca d’Italia alla mano-. Ma i finanziamenti concessi dai primi cinque gruppi bancari d’Italia (che valgono oltre il 50% del sistema) flettono del 3,5%. E meno male che una piccola banca del territorio, la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate sia a più 11,4%, così come in generale il Credito Cooperativo in Lombardia. Così ci spieghiamo anche trimestrali tanto diverse fra chi opera sullo stesso territorio: chi perde secco e chi, di queste lune, riesce perfino a guadagnare». Per fortuna ci sono anche buone notizie sui giornali: chi guadagna mette sul piatto plafond milionari per le aziende. «Che inondino finalmente questo territorio di finanziamenti -sospira Barni- visto che l’anno scorso, quando le aziende cominciavano a essere in debito d’ossigeno, dei plafond non c’era traccia». Dati alla mano, invece, crescono le erogazioni di mutui della Bcc nel 2009, specie quelli destinati alle piccole e medie imprese (più 40% gli importi dei mutui erogati nello scaglione da 100mila a 250mila euro). «La Bcc, in una congiuntura sfavorevole ha dato, sempre nell’osservanza dei principi di una sana e prudente gestione, ancora di più ai piccoli, e per questo a settembre continua per noi il percorso parallelo di crescita per sofferenze e perdite sui crediti – conclude Barni-. Questo accade a stare sul territorio: se il territorio e la sua comunità soffre soffriamo anche noi, con tutte le conseguenze sul bilancio 2009. Anche questo accade a chi fa sul serio la banca».