Il domino dell’economia

L'editoriale del presidente del Consiglio di Amministrazione

Chi, come me, è un imprenditore, nelle scorse settimane si sarà trovato a fare i conti con la chiusura del bilancio aziendale. E, nell’occasione, avrà sicuramente fatto il punto sulla situazione dei clienti, del fatturato e dei pagamenti, per rendersi conto in prima persona che la congiuntura è proprio quella che tutti, da tempo ormai quotidianamente, leggiamo sui giornali o ascoltiamo alla televisione e alla radio. Rispetto al passato, il 2009 si è chiuso un po’ per tutti con una contrazione dei clienti, del fatturato e del margine. Voce, quest’ultima, che a livello di cassa -se non addirittura di partita- è stata ulteriormente ridotta dai crediti che si vantano verso quella percentuale di clienti che non hanno pagato o non pagheranno più. Già, perché per molti la crisi si è trasformata in dramma: tante le aziende che hanno chiuso, molte quelle che lo stanno per fare. Con conseguenze devastanti per quegli imprenditori, i loro dipendenti e le famiglie di entrambi. Ma anche con ripercussioni di non poco conto sui loro fornitori, che quasi sicuramente non saranno pagati per il proprio prodotto o servizio. È come in un domino: se crolla una casella, quelle vicine traballano. E, in molti casi, crollano anche loro. Ora cerchiamo di guardare da questo punto di osservazione la situazione della nostra Banca, da sempre vicina alle imprese del territorio e che, anche in questi lunghi mesi di crisi, non ha fatto mancare il suo appoggio ai motori della nostra economia. È pacifico che se il territorio soffre, se le imprese soffrono, la nostra Bcc lo fa con loro. Certo, per noi non ha senso parlare di traballamenti: ma di assorbimento della situazione, ovviamente sì. Se vogliamo restare nell’esempio, la nostra Banca sta facendo da cuscinetto, per evitare che le caselle del domino che stanno traballando possano crollare. Fare questo significa mettersi in gioco, come abbiamo fatto da tempo, e soffrire con chi soffre. Anche a costo di assottigliare l’utile aziendale. Ma, del resto, che credibilità avremmo se ci comportassimo in maniera diversa? Come potremmo continuare a dire di svolgere una missione al servizio della comunità, di credere nei valori di mutuo soccorso, solidarietà e cooperazione, se noi ingrassassimo mentre tutti stringono la cinghia? Non potremmo, appunto. Invece, guardiamo con pacato ottimismo al futuro, perché sappiamo che i primi segnali confortanti, per la tenue ripresa che stiamo registrando in questo 2010, sono anche merito delle nostre scelte e dei nostri comportamenti. E, ne sono sicuro, come me tutti i Soci ne saranno fieri.

di Lidio Clementi

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