Dal legno lavorato artigianalmente alle materie plastiche modellate con sistemi computerizzati; dai piccoli clienti locali ai mercati esteri emergenti; dai nomi storici del territorio alle nuove firme che si affermano sulle passerelle dell’alta moda, stagione dopo stagione. In cinquant’anni ne sono cambiate di cose, nel settore della produzione di tacchi per le scarpe. E in cinquant’anni -festeggiati, per la precisione, il 10 giugno 2011- il Tacchificio Villa Cortese queste trasformazioni le ha vissute tutte, sapendosi sempre mantenere come punto di riferimento primario per l’industria calzaturiera del nostro Paese. Che il tacco sia alto un centimetro oppure 16, con annesso plateau, insieme alle donne italiane (e non solo) cammina anche la storia di un’azienda che oggi riunisce tre generazioni e lavora tenendo a mente la tradizione da una parte e l’innovazione dall’altra. Ne abbiamo parlato con Luigi Gazzardi, fondatore del Tacchificio Villa Cortese. Ha iniziato a fare tacchi a 14 anni e ora, a quasi 80, è ancora il pilastro della ditta che ha fatto nascere nel 1961. «Venivo da un’esperienza di 13 anni come dipendente in un’impresa che produceva tacchi per le scarpe -racconta Gazzardi-. A un certo punto, come in quegli anni avveniva con frequenza, mi sono messo in proprio, insieme al mio socio Pietro Sigolo. All’inizio affittammo un capannone, poi, nel 1968, diventammo proprietari. A quei tempi facevamo ancora tacchi in legno, arrivando a impiegare fino a 52 operai; oggi siamo meno della metà, e dal Tacchificio Villa Cortese escono al 90% tacchi in plastica, il materiale che ha relegato il legno a piccole produzioni di nicchia che, comunque, alcuni clienti particolari ancora ci richiedono». Da diversi anni sono entrati in azienda anche i figli di Luigi Gazzardi: Maurizio che si occupa della produzione e dello stampaggio, Fausto che cura i rapporti con i clienti e la modelleria, e Donata, all’amministrazione. La terza generazione si è appena affacciata alla vita aziendale: due nipoti di Luigi Gazzardi lavorano sulle macchine computerizzate Cad Cam, con la responsabilità di gestire una tecnologia molto avanzata; una terza nipote affianca Donata Gazzardi negli uffici amministrativi.
Intanto, i Gazzardi non si tirano indietro davanti alle sfide del mercato e sono in grado di rilanciarsi anche quando, tutt’intorno, soffiano venti di crisi. «Abbiamo registrato una lieve flessione del fatturato nell’ultimo periodo -conferma Luigi Gazzardi- ma il lavoro non è mai mancato. E, lavorando con la nostra liquidità, possiamo affrontare con tranquillità anche tempi “di magra”. Ma non solo. L’anno scorso abbiamo aperto un nuovo ramo d’azienda con la Teknostampi di Busto Garolfo: un investimento consistente che ci ha permesso di riunire nelle nostre mani anche la produzione degli stampi per i tacchi, rendendoci indipendenti da stampisti esterni. Ora controlliamo l’intera filiera produttiva e possiamo esaudire le richieste dei nostri clienti in modo ancora più rapido, cosa che ci dà un vantaggio competitivo notevole». Altra necessità, per stare sul mercato, è essere sempre al passo con le ultime tendenze della moda: «Produciamo migliaia di modelli di tacchi per ogni gusto ed esigenza -continua Gazzardi-. Oggi vanno per la maggiore tacchi molto alti, anche di 15-16 centimetri, da abbinare a un plantare, e per noi è una fortuna, perché le nostre macchine sono sempre impegnate». Aggiornarsi, poi, vuol dire anche puntare sul risparmio energetico: «Di questo si occupano i miei figli con molto impegno -continua Gazzardi-. Abbiamo impianti fotovoltaici in tutti gli stabilimenti e ci stiamo attrezzando per lo sfruttamento dell’energia geotermica». Insomma, l’azienda è pronta a ritagliarsi il suo spazio in un mercato sempre più globalizzato, guardando al futuro con ottimismo ma anche con lucidità. Certe trasformazioni hanno i loro pro e i loro contro, e bisogna attrezzarsi per ogni evenienza. «Con gli anni anche i nostri problemi sono cambiati -conferma Gazzardi-. Un tempo servivamo centinaia di piccoli calzaturifici fra Parabiago, Garlasco, Vigevano, Valenza Po, Alessandria, Parma. Con tanti clienti del genere, se ne perdevamo uno non dovevamo preoccuparci; ma d’altra parte avevamo molti guai con l’insoluto. Da alcuni anni, invece, di insoluto non se ne vede più: questo perché tutte queste piccole ditte lavorano, a loro volta, per pochi colossi dell’industria della calzatura, per le grandi griffe della moda. Che pagano puntualmente. Certo, però, se dovesse mancare uno solo di questi grossi committenti, ci troveremmo in seria difficoltà. Negli ultimi tempi, per esempio, sta andando fortissimo il marchio Christian Louboutin, per cui lavoriamo molto: se entrasse in crisi, dovremmo trovare nuovi mercati». Del resto, il Tacchificio Villa Cortese questo lo sta già facendo: «Stiamo studiando strategie di sviluppo all’estero -spiega Gazzardi-. I nostri tacchi vanno già in tutto il mondo, perché le ditte che serviamo distribuiscono le loro scarpe ovunque. Ma il nostro obiettivo, ora, è di avere rapporti diretti con i calzaturifici esteri, e questo vorrà dire per noi puntare a migliorare la proposta di un prodotto standardizzato, dato che non potremo più svilupparlo gomito a gomito con il committente come adesso facciamo con le aziende italiane». Tre cose, però, non cambieranno mai: il servizio campionatura che consente di realizzare prototipi perfetti in tempi rapidi, l’impiego di materiali di prima scelta e la ricerca continua di nuove soluzioni, capaci di soddisfare anche i capricci più impossibili di stilisti e coutourier. I tacchi nati a Villa Cortese hanno davanti ancora tanta strada da percorrere.