«L’articolo 2 del nostro Statuto non sarà mai messo in discussione: è il pilastro del Credito Cooperativo, il timone del nostro operare quotidiano, la guida preminente del nostro lavoro». Così Roberto Scazzosi, presidente della nostra Bcc. Di fronte alla crisi, agli utili che tentennano, alle manovre economiche che falcidiano l’operosità delle Bcc, in soccorso e a fare luce nelle tenebre di questo 2011 ci sono quelle 11 righe, suddivise in due paragrafi, scritte nero su bianco nello Statuto Sociale delle banche di Credito Cooperativo. Si legge: «La Società (la banca, ndr) ha lo scopo di favorire i Soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e a la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera». Ed è proprio nei momenti meno facili che questo breve articolo, carico di ogni aspetto che contraddistingue la cooperazione mutualistica delle Bcc, arriva in salvo, come un salvagente gettato in mare aperto a un naufrago. Perché, continua Scazzosi, «se le parole hanno un senso, bisogna analizzarle e capire che quell’articolo non è valido solamente quando le cose vanno bene, ma anche, e forse soprattutto, quando vanno male. La cooperazione mutualistica del credito nasce proprio in momenti di particolari difficoltà economiche del Paese. Ecco perché bisogna sottolineare con forza -conclude- i passaggi sulla promozione dello sviluppo della cooperazione, sulla crescita responsabile, sull’educazione al risparmio. Il territorio sta attraversando un momento non facile, ma dobbiamo essere forti nel chiedergli di non voltarci le spalle. Noi non lo abbiamo mai fatto».