Dall’Alpe alla Sicilia, ovunque è Legnano. O, meglio, Busto Garolfo e Buguggiate. Le Bcc italiane, parafrasando l’inno di Mameli, hanno chiuso il primo semestre dell’anno con un indicatore comune: meno utili, più impieghi. Perché sta scritto nella mission di ogni istituto di Credito Cooperativo: dare al territorio, alle famiglie, ai Soci e ai clienti, quanto è necessario. Anche a costo di stringere i cordoni degli utili e viaggiare a vele meno gonfie. Ciò che conta è la tenuta dell’economia reale. Non fittizia, ma tangibile che, impiego dopo impiego, faccia tornare il sereno anche sulle due “C” italiane. Nel dettaglio, il bilancio dei primi sei mesi d’esercizio della nostra Bcc ha visto un incremento degli impieghi del 6,7% sul giugno 2010 e un progresso di quasi il 2% sul 31 dicembre scorso. E la crescita sta continuando in questo terzo trimestre dell’anno, quando il rapporto tra la raccolta diretta e gli impieghi ha raggiunto il 98%. Guardando, invece, alla raccolta complessiva della banca, ossia l’insieme della raccolta diretta e di quella indiretta (composta dai titoli in custodia e dai fondi comuni), il dato al 30 giugno 2011 segna un incremento del 4% sul giugno 2010 e dell’1,8% su dicembre 2010, e supera quota 1 miliardo e 158 milioni di euro. Sulla raccolta indiretta, in particolare «salutiamo con soddisfazione il crescente ricorso al servizio di consulenza offerto dalla nostra banca -commenta il direttore generale, Luca Barni-; un segnale, questo, della fiducia che la clientela pone nel nostro istituto e della professionalità che ci riconosce quando è chiamata a fare scelte sui propri investimenti. Sta passando, in altre parole, il concetto che in banca non si va soltanto dopo aver deciso un investimento. Oggi, sempre più, ci si rivolge alla banca per chiedere una consulenza su come investire. La consulenza non è più un servizio accessorio nel lavoro di una banca: è un servizio a tutti gli effetti». La consulenza, infatti, in periodi come quello attuale, diventa uno strumento essenziale perché le business line messe a frutto diano effettivamente risultati. «In circostanze come quelle che stiamo vivendo -prosegue Barni-, cambia anche il metodo di approccio degli enti creditizi. In questo preciso momento è indispensabile lavorare sui prodotti finanziari e i servizi parabancari che sono la vera redditività». Perché, e questa è la vera domanda, c’è da chiedersi se la clientela percepisca effettivamente il rischio associato ad alcuni contratti e prodotti finanziari offerti e se riesca a intuire quali siano i migliori investimenti da fare. «La difficoltà è proprio qui -sottolinea il nostro direttore generale-. Prendiamo, ad esempio, alcune banche straniere presenti sul nostro territorio. Alcune offrono tassi vantaggiosissimi, ma che non si tramutano in reali impieghi nel Paese. Questo le persone dovrebbero saperlo prima di affidarsi a un istituto bancario. Perché se è vero che ognuno di noi cerca il massimo profitto per se stesso, è altrettanto vero che in una situazione di stallo economico nazionale come quello attuale non aiutare gli impieghi diretti sul territorio significa azzoppare ulteriormente la nostra economia. Ecco perché, se qualcuno pone l’accento sui tassi e sui prodotti delle Bcc in maniera, diciamo così, un po’ critica, perde di vista che il mondo del Credito Cooperativo riversa sul territorio il 99,9% di quello che raccoglie. Alcune banche straniere no». Una crisi nella crisi, verrebbe da dire. Gli slogan di istituti di credito che danno tassi di interesse vantaggiosi (talvolta anche oltre il 4% solo sui depositi di cassa) si fanno sempre più presenti e sono sempre più appetibili: «La clientela dovrebbe domandarsi dove vanno a finire questi soldi, ossia dove vengono investiti», precisa ancora Barni. Già, dove? All’estero, lasciando la Barca Italia ancora di più senza gasolio. Tornando ai dati della semestrale, da segnalare la crescita di margine di interesse e commissioni nette, rispettivamente +10% e +5% rispetto a giugno 2010. Continua Barni: «Il conto economico continua a essere condizionato dal perdurare della crisi che stanno vivendo le imprese e che si ripercuote sulla voce “rettifiche di valore”. Per compensare questo dato, che influisce sulla redditività dell’azienda, la Bcc sta agendo sulla leva dei costi». Una situazione che, come detto in apertura, riguarda tutto il panorama del Credito Cooperativo italiano, soprattutto al Centro-Nord dove il tessuto economico/imprenditoriale italiano è più vivace e dove sono le sofferenze a ricoprire un capitolo importante delle voci di bilancio. Secondo Fulvio Bernabino, presidente della Federazione Bcc Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, «la riduzione degli utili risulta in parte collegata alla diminuzione del margine di interesse e in parte al conteggio di dubbi esiti imputati a conto economico a copertura parziale delle sofferenze, che stanno interessando tutto il mondo bancario. Il Credito Cooperativo, però, proprio per la sua natura non ha ridotto gli impieghi, soprattutto verso la clientela di riferimento». Identica l’analisi di Giulio Magagni, presidente delle Bcc dell’Emilia Romagna: «È la più grave congiuntura dal Secondo Dopoguerra e la nostra identità mutualistica ci ha portato consapevolmente a comportamenti opposti a quelli della finanza speculativa per salvaguardare il territorio e la sua economia. Siamo -conclude- un modello sostenibile ed efficace capace di superare il conflitto tra utile individuale e benessere collettivo, che è alla base del cortocircuito generato dal perseguimento del profitto a ogni costo». «Diamo al territorio tutto quello che raccogliamo. Gli impieghi, nei primi sei mesi del 2011, sono stati il 95,3% della raccolta diretta, ovvero oltre 657 milioni su 690 milioni di euro, e quasi il 62% degli impieghi sono mutui alla clientela (407 milioni), che sarebbe a dire la forma più concreta di supporto ai bisogni che manifesta una comunità territoriale», chiosa il presidente della nostra Bcc, Roberto Scazzosi, riportando il discorso sulla necessità di sensibilizzare i risparmiatori italiani su una raccolta attenta che non miri esclusivamente ai singoli portafogli, ma, più collegialmente, tenda a risollevare le sorti di un Paese alla ricerca di una nuova via di sviluppo. Infine, nella semestrale c’è un altro segno positivo molto significativo per una Bcc: la crescita marcata della base sociale. Nella prima metà del 2011 sono infatti 275 i nuovi soci che hanno aderito alla nostra Bcc, di cui 81 imprese. Fra le persone fisiche, invece, il 41% è under 40. «In linea con gli obiettivi del nostro piano strategico, dunque, la compagine sociale sta crescendo in termini assoluti e, contestualmente, sta ringiovanendo -conclude Scazzosi-. Sempre più giovani, infatti, scelgono di diventare Soci: è un ulteriore riconoscimento dell’operato della nostra Banca e un attestato di fiducia che ci sprona a guardare e a costruire, insieme con loro, il futuro».
L’analisi: crisi sì, menefreghismo no
Non facciamo nomi, ma quanto sta accadendo (non solo sul nostro territorio, ma soprattutto sul nostro territorio) non può passare sotto silenzio. Perché se è vero che molti imprenditori lamentano la stretta del credito da parte di alcuni istituti di credito, è pur vero che gli imprenditori puri, veri uomini coraggiosi capaci di voler bene all’economia, ma prima ancora, a chi lavora per loro e con loro, ce ne sono sempre di meno. Spiace doverlo ammettere, ma l’onda lunga dell’apatia economico/sociale di alcuni nuovi (intesi come giovani) imprenditori sta diventando insostenibile. Secondo Filippo Lamanna, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano «è enorme il numero di società che chiamiamo “buche”: realtà che solo due anni fa erano in buone condizioni, ma adesso hanno perso tutto e si presentano scarnificate. In questi casi non c’è più nulla da fare. Fino a qualche anno fa, invece, era più elevata la percentuale di imprese che arrivavano con attivi accettabili. Naturale che una società in stato fallimentare sia insolvente, ma un conto è presentare un attivo molto ridotto, un altro non avere ormai più nulla».
Parabancari: servizi che aiutano a crescere
Negli anni la nostra Bcc si è sempre più distinta anche nei servizi parabancari, ossia quelle attività che avvengono in collaborazione tra l’istituto e altri soggetti economici/ finanziari. In un momento come quello attuale, nel quale i servizi prettamente bancari hanno rallentato la marcia per ovvie ragioni di crisi economica strutturale nel Paese, le attività dell’area Marketing, guidata Adalberto Tomasello, stanno avendo «una buona crescita esponenziale, dopo un ottimo impatto immediato». Nel dettaglio, i servizi che la nostra Bcc, al momento, propone a clienti e Soci sono quelli di attività di leasing, factoring, prestiti personali e coperture assicurative. Proprio quest’ultimo segmento dei servizi sta particolarmente a cuore a Tomasello perché, dice, «lo abbiamo voluto con grande fermezza, ci abbiamo investito moltissima professionalità e, oggi, possiamo dire di avere centrato il bersaglio». Inoltre, come ben sa chi si occupa di economia locale, il nostro territorio è particolarmente attivo nell’operatività con l’estero attraverso il classico import-export e le relazioni con imprenditori, soprattutto verso l’Europa (l’Altomilanese e il Varesotto hanno visto un aumento di queste relazioni del 20% nel 2010 e del 20% nel 2011). Il ruolo della banca è quello di «aiutare gli attori economici del nostro territorio a gestire i flussi e le commissioni di queste operazioni». Tornando alle nostre maggiori soddisfazioni, il servizio che sta ottenendo risultati apprezzabili è quello delle assicurazioni. Gestito in collaborazione con Assimoco (Assicurazioni Movimento Cooperativo), il servizio ha iniziato ad erogare assicurazioni sia a copertura del rischio vita che del patrimonio: «Le assicurazioni -continua Tomasello- solitamente vanno a braccetto con i prodotti che la nostra Bcc offre ai propri clienti. Penso a Merito Casa oppure al nuovo Famiglia Confort, da poco messo in portafoglio, che è un prodotto modulare coprire tutti i possibili rischi relativi al possesso dell’abitazione». Nel tempo, però, la maturità della rete marketing e commerciale («siamo evoluti velocemente») della nostra Bcc ha permesso di inserire nuovi prodotti come “Protetto infortuni”, che accompagna le imprese assistendo il titolare o la persona chiave nell’attività operativa. Conclude Tomasello, «ragioniamo per dare più tranquillità ai nostri clienti», e, al giorno d’oggi, ce n’è bisogno.