Da oggi l’educatore scende in campo e sostiene la crescita dei piccoli atleti

Il progetto “Educare in campo 2.0”, realizzato dal Rugby Parabiago in collaborazione con la nostra banca e con il supporto dell’Azienda sociale del Legnanese e della cooperativa Metafora, prevede la presenza di un’equipe pedagogico-educativa in supporto alla società e alle famiglie

Il clima di competizione forzata che spesso si annida in una squadra può diventare insopportabile per molti ragazzi, come ha recentemente mostrato sul grande schermo «Tigers», il film che ripercorre la storia di Martin Bengtsson, giovane calciatore svedese che all’età di 16 anni viene acquistato dalla Primavera dell’Inter e che progressivamente entra in uno stato di depressione da cui fatica a trovare una via d’uscita a causa della dura convivenza con i compagni di squadra, praticamente tutti coalizzati contro di lui e pronti ad umiliarlo e non passargli praticamente mai la palla.
Ecco, allora, che assume ancora maggiore importanza il progetto “Educare in campo 2.0” che, partito dal Rugby Parabiago SSD, viene realizzato grazie alla collaborazione con la nostra Bcc e con il supporto dell’Azienda Sociale del Legnanese e della cooperativa Metafora. «Si tratta di un altro passo in avanti per aiutare i bambini e i ragazzi attraverso lo sport, con un approccio forse non nuovo ma sicuramente innovativo -commenta il nostro presidente, Roberto Scazzosi-. Così da fare dello sport un importante momento di crescita e di aiuto, soprattutto per i bambini più fragili».
Il progetto, il primo del suo genere nell’Altomilanese, porta direttamente sul campo, accanto alla palla ovale e alla figura dell’allenatore, un educatore professionale e una psicomotricista coordinati da una pedagogista. L’obiettivo principale non è migliorare le prestazioni sportive, ma assicurare un supporto ai più fragili e all’intero gruppo-squadra, dal punto di vista relazionale ed emotivo e permettere all’allenamento di diventare un momento di reale crescita personale sotto più punti di vista. “Educare in campo 2.0” ha preso il via nel mese di dicembre dello scorso anno ed è rivolto agli atleti più giovani del Rugby Parabiago: minirugby, under 13 e under 15.
«Abbiamo voluto andare oltre, portando direttamente in campo delle specifiche figure educative per essere di supporto sia ai ragazzi, sia allo staff», ha spiegato Giampiero Grimoldi, presidente del Minirugby Parabiago, nel corso della conferenza stampa di lancio che si è tenuta nella sala don Besana della nostra sede di Busto Gaolfo. «Il progetto si rivolge agli oltre 250 ragazzi, tra i 5 ed i 14 anni, che frequentano il campo Venegoni – Marazzini di via Carso a Parabiago per sostenerli, aiutarli e fare in modo che il rugby non sia solamente una pratica sportiva ma un luogo di crescita vera, per tutti». Nello specifico il progetto prevede la presenza, direttamente sul campo, di un educatore professionale dell’Azienda Sociale del Legnanese e di una psicomotricista della cooperativa Metafora, figure coordinate e supervisionate da una pedagogista. «È un’equipe pedagogico-educativa che, affiancandosi alle figure tecniche, migliora gli interventi educativi, creando percorsi tesi a supportare meglio i soggetti più fragili e tutto il gruppo squadra. È un progetto che permette ai bambini di crescere, alle famiglie di affidare i propri figli a professionisti ancora più competenti e a noi come società sportiva di qualificare meglio il nostro intervento. Ringraziamo Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate che ci supporta e ci auguriamo che sia solo l’inizio di una collaborazione continuativa e molto soddisfacente».

Questo progetto arriva in un momento particolarmente delicato: i due anni di pandemia, che hanno costretto i bambini e i ragazzi a rivedere abitudini e modalità di relazione, hanno dato vita a nuove problematiche, soprattutto tra i più giovani. Ha commentato Silvia Palchetti, coordinatrice pedagogica del progetto ALLEducando dell’Azienda Sociale del Legnanese: «Il progetto “Educare in campo 2.0”, primo nel suo genere sul nostro territorio, è molto importante: permette di accrescere il benessere psicofisico dei piccoli atleti e di sostenere allenatori e genitori nel loro ruolo di caregivers. Il tutto attraverso un lavoro di rete tra professionisti che interconnettono le diverse competenze. I bambini ed i ragazzi hanno dovuto convivere negli ultimi due anni con una pandemia che ha cambiato le loro abitudini e relazioni sociali. Scendere in campo con un’équipe pedagogica ed educativa, che sta al loro fianco, può mostrare a bambini ed adulti strumenti e modalità per affrontare al meglio i momenti di difficoltà e godersi appieno quelli ricchi di soddisfazioni. Non solo in questo momento di pandemia, ma trasversalmente come approccio di vita».
«Insomma, un progetto in cui società sportiva e famiglia si prendono in carico, insieme, della crescita dei più piccoli. Un progetto dal profondo valore pratico, simbolico ed educativo -nota Roberto Scazzosi-, a cui ci siamo prima avvicinati con il concerto Opera di Solidarietà per poi entrarne a far parte a pieno titolo. Perché il ruolo della nostra Bcc è sostenere il territorio, in particolare in quelle iniziative che possono farlo crescere sotto il profilo sociale».

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