Se piove si prende l’ombrello. A malincuore, certo, proprio come quando si decide di rialzare i tassi. Guardiamo fuori dalla finestra, allora, per vedere che tempo fa. I metereologi della crisi sono i dati, freschi, diffusi da più fonti, tutte autorevoli. Cominciamo dal pianeta banche e da quanto seguito al Buon Anno di rito. Sette miliardi in più di crediti a rischio in soli tre mesi (gennaio – marzo 2009) è la cifra pubblicata dal Sole 24 Ore di domenica 24 maggio relativamente all’incremento dei crediti deteriorati lordi per le prime cinque banche italiane, che valgono oltre il 50% del mercato. Questo significa che la crisi, di cui tanto si è parlato, almeno dall’estate 2008, adesso morde sul serio. Ne sa qualcosa il portafoglio crediti delle banche e ne sapranno qualcosa anche i conti del 2009, anno, senz’ombra di dubbio, più difficile dei dodici mesi che ci siamo lasciati alle spalle. Prometeia, associazione che elabora previsioni sull’economia italiana e internazionale, ha lanciato un avvertimento: se le banche italiane avevano avvertito meno la prima onda per un portafoglio più povero di titoli tossici rispetto alle straniere, la seconda onda, quella delle sofferenze, ossia dei crediti che imprese e famiglie non riescono a pagare, non le risparmierà. E l’esposizione sarà superiore perché gli istituti italiani sono più legati a un modo tradizionale di fare banca. Le proiezioni indicano le sofferenze a quota 20%, con un incremento dell’incidenza sugli impieghi dal 2,6% del 2008 al 3,8% nel 2011. E, ancora, pochi giorni prima dell’arrivo delle trimestrali, l’orientamento dei principali gruppi si tingeva già di prudenza, in previsione di qualche svalutazione: il grosso dei default aziendali -leggi le perdite definitive sui crediti- purtroppo non sembra ancora esaurito. Il peggio a dopo l’estate. Autunno più che mai caldo.