Ascolto reciproco per ripartire

Il nostro direttore generale all’Executive form davanti ai manager del settore terziario «Servono sacrifici condivisi, ma sopratttto dobbiamo iniziare ad ascoltarci, capire le nostre esigenze e quelle degli altri. In due parole “fare rete”, ossia mettersi al servizio collettivo».

Non servono nuovi strumenti per finanziare le imprese. Occorrono invece regole e conoscenza. Ildirettore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate,LucaBarni,è stato estremamente diretto davanti ai manager del settore terziario. Invitato all’Executive Forum 2009 -e questo è un successo non da poco per una banca di provincia come la nostra, chiamata a rappresentare il sistema Credito Cooperativo su una passerella nazionale-, che si è svolto a Milano lo scorso 7 maggio, ha ribadito ilruolo del Credito Cooperativo in questa fase di crisi economica. Un ruolo di sostegno diretto alle imprese «perché siamo molto sensibili al territorio», ha ricordato Barni. Del resto«il mondo del credito cooperativo ha sostenuto il mondo dell’economia con un aumento del 14% degli impieghi nel 2008». E, a fronte del grande problema di liquidità registrato dalle imprese, «la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, ha aumentato i finanziamenti a breve termine», ha detto il direttore generale. L’atteggiamento è esattamente l’opposto di quello denunciato da Banca d’Italia a febbraio: «Vogliamo salvare l’economia del nostro territorio. E, se ci saranno da fare dei sacrifici, li faremo assieme». Serve però una regola: «La “simmetria informativa”:l’ascolto reciproco e approfondito delle esigenze perla soddisfazione reciproca delle stesse». Per le banche si traduce nella trasparenza delle metodologie operative e delle condizioni economiche; per i clienti vuol dire «redazione di piani industriali di progetto». In questo processo, «occorre fare rete con le associazioni di categoria: l’obiettivo non è solo quello di valorizzare le imprese, ma soprattutto quello di far intraprendere». La Bcc è «sempre pronta a finanziare nuove idee –ha concluso Barni-. Gli strumenti per finanziarle esistono già. Si tratta, piuttosto, di valutare qual è la tipologia di finanziamento adeguata al progetto, in un’ottica di corresponsione: i rischi imprenditoriali devono essere equamente divisi fra coloro che partecipano al progetto, impresa, investitore e banca»

 

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