Tutti pronti a voltare pagina: se il 2014 sarà l’anno buono per la ripresa, chi ha aiutato le medio-piccole imprese durante la crisi farà la sua parte per sostenerne i progetti di crescita. «La crisi ha impattato duramente sul tessuto economico-sociale e si è fatta sentire anche su banche come la nostra che, basando la propria attività sull’economia reale, ha sofferto come hanno sofferto le aziende –ricorda il presidente Roberto Scazzosi–. Il risultato di questa situazione, infatti, è stato che, per la prima volta nella loro storia, diverse Bcc hanno chiuso il bilancio in rosso. Dopo un lavoro di pulizia del credito, adesso, siamo pronti a sostenere i progetti di investimento delle imprese». E allora se, come dichiarato dal numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi, adesso le imprese possono tornare a investire, l’incontro fra due soggetti (banche e imprese) che hanno vissuto diversi momenti di tensione in questi anni può diventare realtà. Con benefici per tutti, perché si è aggravato proprio nei rapporti che regolano i meccanismi del prestito il corto circuito creditizio: le imprese in difficoltà che hanno ricevuto credito non erano in grado di restituirlo, le banche non recuperavano quanto prestato e non erano più in grado di riversare nell’economia quelle risorse. Da qui difficoltà si sono sommate a difficoltà, e il problema che montava ha preso sbrigativamente il nome di credit crunch. Capro espiatorio per tutto, la stretta creditizia è stato ed è ancora refrain usato dai media per comprendere ogni dinamica negativa che riguardi le aziende. Così alcune testate hanno letto il rapporto di Banca d’Italia su “La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale” del dicembre 2013, che sì evidenziava “politiche di erogazione maggiormente selettive” per le banche di minori dimensioni nel 2013 rispetto agli istituti medio grandi, dai quali sono arrivati “i primi segnali di distensione nelle politiche di offerta”, ma riferiva anche un dato su cui converrebbe riflettere per comprendere la stato di salute delle imprese italiane: “la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è rimasta molto debole”. «In queste condizioni, di quale credit crunch parliamo?» è stato il commento nel proprio blog il direttore Luca Barni, che ha colto l’occasione per ricordare quanto detto nel 2009 – non preistoria, ma già crisi dichiarata– dall’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi: “Anche nella crisi che stiamo attraversando, il forte radicamento nel territorio e la fiducia accordata loro dai risparmiatori hanno consentito alle BCC di esercitare un ruolo stabilizzatore delle fonti di finanziamento delle piccole imprese, di estendere il sostegno anche a quelle di medie dimensioni che incontrano difficoltà a trovare finanziamenti presso le banche più grandi”. Naturalmente questo sforzo, con imprese in difficoltà, ha avuto un prezzo; il rosso in bilancio. «Potevamo continuare così? –si è chiesto nel post Barni–. Non dovevamo più garantire i nostri soci continuando a perdere? È normale che, dopo il grande sforzo prodotto e le perdite sui crediti, i piccoli abbiano dovuto rifiatare, si siano dovuti rifare i muscoli per poter ripartire e continuare a fare le banche a supporto dell’economia». Chiarito quello che attiene gli impieghi di una piccola banca come la nostra Bcc, c’è il versante imprese da analizzare, soprattutto per quanto riguarda la loro debole domanda di investimenti negli ultimi anni. «Ancora nel 2009 l’andamento si era mantenuto positivo –spiega il responsabile dell’area Crediti della Bcc Tiziano Schiera– con il 2010, invece, si è verificato lo stop: le imprese, con poche eccezioni, alla banca chiedevano prestiti soltanto per soddisfare il proprio bisogno di capitale circolante, e non per investire». Da qui una considerazione d’obbligo sulle imprese: la crisi che le ha investite ne ha evidenziato le carenze strutturali, la bassa patrimonializzazione in primis. Finché tutto va bene, il problema non si pone; quando cambia il vento i nodi vengono al pettine. «Negli anni buoni la redditività non è andata a irrobustire le aziende, che sono rimaste sottocapitalizzate –nota ancora Schiera–. Esiste poi un problema dimensionale che affligge le nostre imprese: sono troppo piccole e non hanno mai avuto una grande propensione a fare gruppo; così quando è scoppiata la crisi strutture fragili non hanno retto l’urto. Si sono limitate ad agire sui costi, ma con i tagli si tampona, non si risolvono i problemi alla radice».
Aspetto importante da notare, ultimamente, lo spostamento della domanda di credito dal circolante, quindi l’esigenza a brevissimo, alla ristrutturazione del debito, ossia un orizzonte temporale più lungo. «Abbiamo notato una tendenza delle imprese a spostare dal breve al medio-lungo termine il debito per avere un po’ di ossigeno – precisa Schiera–; non si tratta di una vera e propria ristrutturazione, piuttosto di un’allocazione diversa delle scadenze. Detto questo, negli ultimi mesi qualcosa ha ripreso a muoversi, specie nell’edilizia, con cantieri, anche se piccoli, aperti sul territorio. Se dalle imprese ci spostiamo sulle famiglie, con il 2013 si è assistito a una ripresa significativa nell’accensione dei mutui prima casa. Qualche segnale di risveglio, quindi, c’è». A confermare che qualcosa si stesse muovendo già nell’ultima parte del 2013 la terza trimestrale di Confindustria Altomilanese, che sottolinea come, in un quadro che vede una bassa propensione delle imprese a effettuare investimenti, siano comunque “emersi alcuni segnali positivi. È infatti aumentata la quota di aziende del campione – dal 39% della precedente rilevazione al 45% – che ha programmato spese in conto capitale nei prossimi sei mesi”. Segnali analoghi, per lo stesso periodo, sono stati registrati dall’Associazione artigiani della provincia di Varese, che ha rilevato, relativamente alla natura del credito, rispetto al 2012, “una crescita di investimenti a discapito di un calo netto di anticipi e delle forme tecniche di liquidità”. Se nella prima parte del 2013 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è rimasta molto debole, in particolare nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno, la ripresa non sarà omogenea, ma vedrà favorite zone economicamente più robuste. È il caso dell’Emilia Romagna, cui il rapporto di previsione stilato dal centro studi di Unioncamere regionale assegna, per il 2014, un incremento degli investimenti dell’1,6%. Percentuale modesta dopo il calo di oltre cinque punti percentuali nel 2013, ma comunque superiore al resto del Paese e segnale di svolta. Nel biennio 2014-15 domanda estera e ripresa graduale degli investimenti saranno alla base della previsione di una “crescita moderata”. Non sarà molto, ma è già qualcosa.
PER APPROFONDIRE:
Progetto Microcredito
Partirà a breve il progetto di microcredito che il Comune di Busto Garolfo insieme con la nostra Bcc ha studiato per aiutare le famiglie in difficoltà. «Si tratta di una iniziativa pensata per sostenere quanti, in un momento di particolare esigenza, non riescono ad affrontare piccole spese, come può essere il pagamento delle bollette. A loro viene concesso un piccolo prestito a tasso zero. Parliamo però di persone che si trovano nella condizione di poter restituire il prestito: ad esempio, a quanti sono in attesa di ricevere la cassa integrazione e vivono da mesi senza stipendio», premette il sindaco di Busto Garolfo, Angelo Pirazzini. Comune e Bcc si sono unite per creare un plafond con il quale aiutare queste persone. «Non si tratta di fondi distribuiti a pioggia, ma di un intervento che dovrà autoalimentarsi creando così un volano per permetterci di aiutare altre famiglie», precisa l’assessore ai Servizi sociali Vittorio Castoldi. Nelle gestione delle richieste è previsto anche il coinvolgimento della Caritas di Busto Garolfo, sempre vicina alle situazioni di difficoltà.
Verso l’assemblea
L’appuntamento è per la seconda domenica di maggio. La data da segnare sul calendario è quindi quella dell’11 maggio per l’assemblea annuale dei soci della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate. La sede è la stessa dell’anno scorso: il teatro Sociale di Busto Arsizio. Una sede storica e prestigiosa dal momento che il “Sociale” è stato ufficialmente inaugurato il 27 settembre 1891 e inizialmente è stato ribattezzato come “la piccola Scala di Busto Arsizio”. L’assemblea annuale rappresenta l’evento clou della vita associativa, quello che meglio incarna lo spirito cooperativo della nostra banca. Quest’anno i soci chiamati al voto sono oltre 3.500: ciascuno è chiamato ad essere protagonista e a partecipare alla vita della Bcc, quindi del territorio in cui vive.