L’ unione fa la forza. Lo avevano già capito i nostri nonni che, dovendo trovare soluzioni, avevano scelto di mettere insieme esperienze e professionalità sotto il tetto della cooperazione. Con quello stesso spirito, anche se con finalità più sociali, i valori della cooperazione continuano oggi ad essere portati avanti dalle molte cooperative che vivono tra l’Alto Milanese e il Varesotto. Più di trecento realtà, secondo una stima in difetto, tra le quali spiccano quante hanno fatto del “sociale” la loro ragione d’essere. Dalle cooperative di consumo, attive soprattutto nel Novecento, la cooperazione si è sempre più rivolta verso la persona diventando elemento indispensabile all’interno della società. «Attualmente i settori trainanti sono principalmente due: la cooperazione di lavoro e la cooperazione sociale», spiega Claudio Marelli, presidente di Confcooperative Varese, associazione nata 60 anni fa e sviluppatasi in una delle aree più sensibili alla cooperazione. «Da noi lo sviluppo di questo concetto è sempre stato più marcato rispetto agli altri territori italiani -prosegue Marelli-. Uno sviluppo dettato, probabilmente, anche per ragioni di carattere morfologico, legate alla struttura del territorio provinciale, con tanti piccoli comuni, laghi, valli e comunità montane: ogni paese sentiva di necessitare di un proprio centro di aggregazione sociale e questo era il circolo cooperativo ». Oggi, su 226 cooperative iscritte all’associazione varesina, i due terzi ormai rientrano nelle categorie dei servizi. «Le cooperative di lavoro hanno avuto un importante impulso nell’ultimo decennio grazie al passaggio da produttivo a servizi», continua Nicola Abalsamo, direttore di Confcooperative Varese. Lo sviluppo maggiore però è stato registrato dalle cooperative sociali: realtà di cui sia il Varesotto sia l’Alto Milanese sono ricchi.
Ricorda Abalsamo: «Faccio un solo esempio per testimoniare la sensibilità del territorio ai temi del sociale: quest’anno ci sono diverse cooperative sociali della provincia di Varese che festeggiano i 30 anni di attività. Ma la legge che regolamenta questo tipo di realtà è del 1991. Di fatto, la cooperazione ha nel proprio Dna il tema del sociale, del coinvolgimento della partecipazione. Sarà anche per questo che nei momenti di crisi c’è un impulso alla cooperazione: la nostra associazione sta infatti registrando una crescita nel numero delle proprie associate». Del resto, prosegue il direttore di Confcooperative, «veniamo da una situazione in cui l’individualità è stata portata all’esasperazione. A fronte di questo però c’è una riscoperta dei valori della cooperazione attraverso i gruppi di acquisto solidale che richiamano le “vecchie” coop di consumo. E non è un caso che, con l’ultima crisi, le banche tradizionali abbiano avuto problemi, mentre le Bcc, che hanno radici e basi concettualmente diverse, siano riuscite a resistere». Così la cooperazione diventa «una risorsa per il territorio che la ospita», precisa Giuseppe Assuntino, referente per le cooperative sociali all’interno del Forum del Terzo settore del Legnanese. «Le cooperative sociali sono in grado di dare risposte precise a specifici bisogni, anche in funzione di una professionalità degli operatori che è cresciuta negli ultimi anni. Mettere insieme energie e capacità, anche in momenti difficili come quello che stiamo vivendo, è un elemento che dà valore al territorio». Infatti alla cooperazione sociale sono affidati gran parte di quei servizi che si rivolgono a persone svantaggiate e in difficoltà, ma anche quei processi educativi finalizzati alla costruzione di una società più equa. «Purtroppo però -continua Assuntino- il tema del “sociale” è tra i primi a subire tagli quando ci sono momenti di difficoltà». Se è vero che le cooperative sociali hanno una finalità pubblica, «sono però a tutti gli effetti delle imprese che devono rapportarsi con il mercato », osserva Paolo Cova, direttore di Naturcoop, cooperativa sociale di Somma Lombardo che fin dal 1986 si occupa di inserimenti lavorativi di persone che arrivano da esperienza di dipendenze, di carcere o hanno disabilità fisiche. Attraverso la cura del verde, inteso nel senso più ampio che spazia dalla manutenzione alla progettazione di sentieri, «avviamo percorsi personalizzati, in collaborazione con Comuni e Asl -continua Cova che con la sua coop dà lavoro a 36 persone-. Non per questo però, le richieste cui dobbiamo rispondere sono più blande: per restare sul mercato abbiamo investito molto nella qualità elevata e nei servizi diversificati ». Qualità e tempi sono invece i principi cardine di Solidarietà & Lavoro, cooperativa sociale di Busto Arsizio, che da 15 anni si occupa anch’essa di inserimenti lavorativi di persone con disabilità fisiche e psichiche. «Alle iniziali lavorazioni di assemblaggio abbiamo abbinato lavorazioni industriali e un servizio di call center non solamente per dare maggiori possibilità alle persone cui ci rivolgiamo, ma anche per ampliare il nostro raggio di azione -spiega il presidente e direttore operativo Francesco Luoni-. Il valore della cooperazione emerge dalla condivisione degli obiettivi sia all’interno sia all’esterno soprattutto con chi, comprendendo il nostro lavoro, ci sostiene e ci stimola». Cambia l’ambito di intervento, i servizi alla persona, ma non la finalità. Elaborando, cooperativa sociale che ha sede a Busto Arsizio, è una realtà che opera su buona parte del territorio del Legnanese e del basso Varesotto con interventi educativi. «Ci siamo concentrati sui minori attraverso un approccio sistemico e promuovendo, attraverso la prevenzione, il concetto di benessere», spiega Sergio Ceriotti che, insieme agli altri 20 soci, vive l’esperienza della cooperativa come «una famiglia -continua-. Lavoriamo facendo attenzione alle richieste di ognuno tenendo fede alle nostre finalità e all’aspetto imprenditoriale ». Accanto ad Elaborando è sorta l’associazione Solidale che fornisce volontari ai progetti educativi e nella gestione della bottega equosolidale. Il tutto crea una rete dove i valori della cooperativa diventano tema di condivisione e azione.