Nuove norme per il credito

Basilea 3 non fa paura alla nostra Bcc. Le nuove regole sui vincoli patrimoniali per le banche, note come Basilea 3, stabilite a settembre nella città elvetica e approvate a novembre al vertice del G20 a Seul, impongono agli istituti bancari requisiti più severi. Introdotte a partire dal 2013, le norme troveranno piena applicazione nel 2019. «Una medicina amara, ma somministrata a dosaggio leggero», l’ha definita Il Sole 24 ore. E se questo è vero per molti, non lo è per tutti. A guardare con serenità all’attuazione di Basilea 3 è la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate: «È un problema soprattutto per le grandi banche non capitalizzate, per cui si prospetta un’equazione complessa. Per quanto ci riguarda, non si prevedono traumi», afferma il direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Luca Barni. Obiettivo di Basilea 3 è aumentare la patrimonializzazione delle banche, in modo che abbiano più risorse per resistere a una crisi come quella dei mutui subprime, che ha messo in ginocchio il sistema finanziario internazionale e che ha causato danni colossali dal punto di vista della crescita, dell’occupazione e della sostenibilità dei conti pubblici. Attraverso più stringenti requisiti di capitale, si spera dunque di rafforzare le banche nel caso in cui arrivi una nuova “ondata”. La nuova griglia predisposta da Basilea ha obiettivi espliciti per i nuovi requisiti patrimoniali minimi e per quelli aggiuntivi (i buffer, cioè “cuscinetti”) che le banche dovranno rispettare sulla base dei nuovi standard internazionali. Una cura pensata per irrobustire il settore, che però potrebbe avere conseguenze indesiderate: le nuove norme obbligheranno le banche non capitalizzate a raccogliere centinaia di miliardi di dollari di capitale fresco nel prossimo decennio. Proprio per alleggerire il carico di banche e mercati finanziari, le autorità di regolamentazione hanno dato alle banche un periodo di transizione per adeguarsi: le nuove norme inizieranno a essere applicate dal primo gennaio 2013, ma entreranno in vigore integralmente solo nel 2019. «Il principio di fondo di Basilea 3 è l’applicazione in tempi lunghi per arrivare a una maggior patrimonializzazione dell’istituto, in modo da avere una maggior copertura per i rischi dei crediti», sintetizza Barni. Nell’intento dei regolatori, la speranza è che le modifiche spingano le banche verso strategie di business meno rischiose, assicurandosi riserve sufficienti per resistere a shock finanziari senza bisogno di salvataggi dei contribuenti. Ma le banche dicono che i nuovi requisiti potrebbero ridurre la quantità di denaro che hanno a disposizione da prestare alle imprese, rallentando la crescita economica in Europa e negli Stati Uniti. «Le conseguenze più temute sono tre: contrazione della remunerazione per gli azionisti, aumento dei costi dell’offerta o rarefazione degli impieghi, il cosidetto credit crunch. Ebbene, nessuna di queste tre conseguenze ci spaventa», spiega il direttore generale Barni. Per le banche non capitalizzate, si tratterà di scegliere in quale modo tradurre il necessario rafforzamento patrimoniale. Con Basilea 3, infatti, il capitale costerà di più: a parità di rendimento, dunque, aumenteranno gli oneri per i clienti, diminuiranno i dividendi degli azionisti o si contrarrà il credito per le aziende. Una delle preoccupazioni maggiori riguarda proprio quest’ultimo, il credit crunch, ossia la stretta del credito sulle imprese e le conseguenze che questo potrà avere sull’economia. Il timore maggiore è che vada a scapito delle piccole e medie imprese che già oggi, a causa della difficoltà economica, faticano a ottenere risposte da alcuni istituti bancari che, attenti alle sofferenze dovute alla crisi, sono cauti nell’erogare nuovi crediti. Se a questo si aggiunge la difficoltà di aumentare il patrimonio, il rischio che il credito diminuisca è ancora più reale. Un vero problema in un sistema in cui il credito bancario è la principale fonte di finanziamento per le imprese, e quindi anche per la ripresa dell’economia. Ma dal direttore Barni arrivano rassicurazioni sull’impatto che Basilea 3 avrà sulla nostra Bcc: «Per quanto riguarda il primo punto, la diminuzione delle remunerazioni agli azionisti in quanto i soldi investiti in patrimonializzazione comporteranno minori dividendi, non ci riguarda proprio, in quanto la Bcc non ha azionisti. Per il punto 2, ossia l’aumento delle spese per il cliente e il punto 3, il credit crunch, ossia la stretta sul credito, possiamo dire che sono situazioni che si sono verificate già con la crisi economica, anche senza l’introduzione di Basilea 3. E in quelle occasioni Bcc ha dimostrato coi fatti di essere “differente” dalle altre banche, comportandosi in maniera opposta: ha fatto pochissime manovre massive al rialzo e non ha tagliato i crediti alle imprese, anche nei momenti di massima difficoltà». Ci sono, insomma, le condizioni per affermare che i clienti della Bcc non subiranno traumi, visto che non farà che ripresentarsi una situazione già vissuta. «In più, non abbiamo problemi di capitalizzazione, in quanto la nostra è una banca già molto capitalizzata», conclude il direttore. In base ai criteri tecnici, si può davvero dire che i nostri clienti possono dormire sonni tranquilli.

GLI OBIETTIVI DI BASILEA 3 SONO CINQUE
1| Innalzamento della qualità del patrimonio di vigilanza Si rafforza l’importanza delle azioni ordinarie nella composizione del patrimonio, estendendo e armonizzando la lista degli elementi da dedurre e degli aggiustamenti prudenziali
2| Maggiore copertura dei rischi Rafforzamento dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di controparte, per avere una maggiore copertura dei rischi assunti dalle banche
3| Contenimento della leva finanziaria Attraverso l’indicazione di un indicatore che vincoli l’espansione delle attività complessive alla disponibilità di un’adeguata base patrimoniale, si vuole raggiungere il contenimento della leva finanziaria del sistema
4| Accantonamenti nelle fasi espansive Introduzione dell’obbligo di accantonare, durante le fasi espansive, risorse da utilizzare nei periodi di crisi per evitare la “prociclicità”
5| Più presidi a fronte del rischio liquidità Rafforzamento dei presidi a fronte del rischio liquidità attraverso l’introduzione di regole quantitative

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