Basta colletti bianchi: siamo un’azienda di servizi per la crescita del nostro territorio

Nelle conversazioni sul lavoro con Massimo Folador, il direttore Luca Barni ha parlato della trasformazione del bancario: da tipico lavoro impiegatizio a professionista proattivo

La banca è un’azienda di servizi per far crescere il territorio: è il messaggio mandato dal direttore generale della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate, Luca Barni, all’incontro dal titolo “Un’impresa possibile. Conversazioni sul lavoro con Massimo Folador”, tenutosi il 23 marzo nell’auditorium della Fondazione San Giacomo a Busto Arsizio. Barni, insieme con i giovani imprenditori Stefano Aschieri, di Wood’d, e Giacomo Casati, della Fonderia Casati S.p.A., partendo dall’ultimo libro di Folador, “Un’impresa possibile”, ha affrontato le questioni dell’impresa, dei giovani e del rinnovamento per il miglioramento. Titolo dell’intervento di Barni è stato il rapporto tra bene comune e banca, svolto a partire dalle trasformazioni che hanno investito il mondo bancario negli ultimi anni, ridisegnato il mestiere e scosso molte convinzioni a riguardo. «Fare il bancario oggi non significa più sedersi dietro una scrivania o uno sportello in attesa di fare operazioni richieste dal cliente: oggi il lavoro del bancario deve essere una professione proattiva orientata a fornire un servizio consulenziale altamente qualificato –ha affermato Barni–. Questo è il modus operandi per dare un sostegno effettivo all’economia reale del territorio, ossia a famiglie e imprese». Una svolta, la trasformazione in chiave schiettamente aziendalistica del lavoro bancario, che passa di necessità da una valorizzazione delle risorse umane presenti: «All’interno della nostra BCC abbiamo sostituito il termine banca con quello di azienda, a sottolineare il diverso approccio che devono avere verso il lavoro i nostri collaboratori –ha spiegato il direttore–. È fondamentale, per trasformare la natura di questo lavoro, puntare sulle persone, sullo sviluppo dei talenti, sulla loro valorizzazione e professionalizzazione. Soltanto coinvolgendo i collaboratori tramite i responsabili di progetto si arriva a elevare il benessere sul luogo di lavoro, la realizzazione personale; quindi a influire in maniera decisiva sui servizi erogati al cliente. Questo, nel nostro caso, quello di una banca-azienda locale orientata all’economia reale, si traduce sempre più in un’attività consulenziale: la banca, in altre parole, non è più soltanto un salvadanaio per i risparmi ma, ad esempio, un luogo dove si decide con il cliente come investire al meglio, a seconda delle necessità, questi soldi». Parole che, negli ultimi anni, in BCC sono diventate fatti, principi che si sono trasformate nel lavoro quotidiano e che hanno dimostrato di essere una risposta alle esigenze sempre più complesse della clientela odierna. «Con il venir meno delle sicurezze garantite per decenni dal welfare statale, la mia banca, ad esempio, fa consulenza in materia di previdenza complementare e, più in generale, svolge un’opera di educazione finanziaria. Ma per far questo –ha concluso Barni- bisogna coinvolgere, professionalizzare e motivare adeguatamente i propri collaboratori. Questo, oggi, è il modo con cui una azienda come è la banca può contribuire alla crescita del bene comune: proporre soluzioni e servizi tagliati su misura per i clienti, siano questi privati o aziende». “Un’impresa possibile”, il testo di Folador, consulente e formatore, oltre che direttore dell’unità di studi dell’Etica della Liuc, è il frutto di dieci anni di lavoro a contatto con le imprese e con le persone. Il libro propone un percorso che unisce pratica e pensiero, sulla base dell’insegnamento dei monaci benedettini. La dottrina sociale, in quest’ottica, entra a far parte dell’economia civile e costituisce la prospettiva preferenziale per la ripresa delle imprese e del nostro Paese.

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