Mario Draghi e la lezione delle Bcc

In un’epoca di connessioni superveloci e di mercati sempre più grandi non ci stupiamo se un capitombolo dall’altra parte del mondo fa tremare un pochino anche casa nostra. La dimensione globale nella quale viviamo ci impone di avere sempre un occhio alla nostra realtà e uno proiettato agli scenari internazionali. Anche perché le decisioni di altri necessariamente arrivano a interessare anche noi. Tanto più se parliamo di BCE. La recente scelta dell’attuale presidente Mario Draghi – anche se in scadenza – apre di fatto a scenari nuovi. Con l’obiettivo di dare un impulso ad un’economia che stenta a rialzare la testa, la sua manovra fa leva su due aspetti: è andato nuovamente a tagliare il tasso di interesse e ha ripristinato il cosiddetto Quantitative Easing prevedendo l’acquisto di titoli di Stato per 20 miliardi al mese «fino a che sarà necessario», come ha detto lo stesso Draghi. Quindi una grande immissione di liquidità sul mercato. L’effetto sperato è la ripresa di una sana inflazione – si punta al 2% – sospinta da una ripresa degli investimenti e dei consumi. Quindi, una ripresa economica europea.
Questo per una Bcc come la nostra apre, di fatto, due questioni: innanzitutto prosegue nella ridefinizione del ruolo delle banche che, non potendo fare leva sui margini di interesse per la loro redditività, sono chiamate a trovare una nuova identità. Parliamo di servizi, consulenza, prodotti. Un’identità quindi basata sulla relazione. Un terreno che per noi non è nuovo perché è sulla relazione continua con il territorio che abbiamo costruito gli oltre 120 anni di storia della nostra banca. La seconda questione riguarda la liquidità disponibile. La nostra Bcc già in passato aveva ricevuto dei fondi dalla BCE e, a dispetto di altri istituti che avevano preferito la via della finanza, li aveva messi a disposizione del territorio per sostenere l’economia reale. Così abbiamo sempre fatto e così continueremo.
La strada tracciata dalla BCE ci dice che il modello Credito Cooperativo funziona e funziona bene. Una banca di relazione che è attenta e pronta a sostenere l’economia reale è l’identikit di una Bcc. Con il plusvalore che una Bcc lavora sulla fiducia. Conoscenza, ascolto, dialogo e cooperazione sono alla base di un rapporto di fiducia che si concretizza in quel cooperare – ovvero il lavorare insieme – sul quale si fonda la nostra Bcc e con lei tutte le banche di credito cooperativo. Anche con l’entrata nel Gruppo bancario cooperativo Iccrea questo spirito non è venuto meno. La semestrale (cui è dedicato un approfondimento su questo numero de La Voce), che è anche la prima da quando siamo entrati nel Gruppo, ci descrive una banca in salute, capace di fare utile e che, in un sistema sostanzialmente fermo, continua crescere alle voci raccolta e impieghi. Quindi che continua a fare la propria parte per il sostegno all’economia.

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