È l’ora dei cambiamenti, per tutti

Roberto Scazzosi, presidente Bcc Busto Garolfo e Buguggiate
L'editoriale del presidente del Consiglio di Amministrazione

Comunque si consideri quello che sta succedendo in questo primo squarcio di 2015 una cosa è certa: qualcosa sta cambiando. Non voglio qui entrare nel merito delle tante questioni aperte per la riforma del sistema Italia, piuttosto sottolineare come questi ultimi mesi abbiano visto imporsi un atteggiamento diverso da quello cui eravamo abituati. I proclami, come sempre, non mancano, ma questi (almeno non tutti) non rimangono tali. Coraggio o incoscienza, volontà precisa o obbedienza a diktat superiori che sia il modo di fare politica di questo Governo si stacca in modo significativo da quello dei predecessori, nei metodi ancor prima che nei contenuti. Piaccia o meno il decreto legge che riforma il mondo del lavoro, piaccia o meno il Jobs act nel merito, c’è del nuovo sotto il sole. Per questo abbiamo intitolato il primo numero della Voce del 2015, riferendoci al mondo del lavoro, “eppur si muove”, pur nella consapevolezza del permanere degli effetti della crisi che riscontriamo come banca nel tessuto dell’economia reale del nostro territorio. Eppur si muove perché è innegabile che una scossa sia arrivata al cuore del mercato del lavoro e che i dati sull’occupazione di dicembre 2014 e gennaio 2015, dopo molto tempo, virino in positivo. Se è vero che qualche decimale di crescita non fa primavera sarebbe però ingiusto non riconoscere che l’esempio che arriva dall’alto abbia seminato, a livello di sentire epidermico almeno, un po’ di positività. È banale dire che moltissimo resta da fare (scuola, banda larga, istituzioni), è importante che si sia cominciato a fare qualcosa, e in campi diversi. La riforma delle banche Popolari di inizio anno ha dato il la a un processo che toccherà anche il mondo del Credito cooperativo. Proprio nei giorni in cui va in stampa questo numero della Voce dovrebbe vedere la luce la proposta di autoriforma delle Bcc, che se è ancora impossibile da delineare nella sua interezza, di certo significherà una svolta importante dopo 130 anni di storia. Trovare l’equilibrio tra la nuova forma operativa di una holding con la tutela dell’autonomia del singolo istituto e il suo legame con il territorio d’appartenenza sarà l’esame cui il sistema della banche di credito sarà sottoposto nei mesi prossimi. Ne siamo ben consapevoli: chi non si rinnova non ha futuro, per questo l’autoriforma è una sfida cui non possiamo né vogliamo sottrarci. In questi anni abbiamo lavorato molto nella direzione del cambiamento, sia a livello di governance sia aziendale. Il nuovo non ci spaventa; il vero e unico problema sarebbe restare fermi in un’Italia che, finalmente, dimostra di aver voglia di nuovo.

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