I benefici che il progetto SALVA porterà alla popolazione residente

Con il progetto Salva si salveranno molte vite: questo è certo. E, nel dettaglio, grazie a una capillare diffusione della cultura dell’emergenza, sarà possibile aumentare la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco improvviso, contenere gli esiti neurologici secondari e ridurre i tempi di trattamento del paziente cardiopatico, con il conseguente miglioramento della prognosi. Le conseguenze dell’arresto cardiaco, infatti, non sono solo la mortalità, ma anche le gravi complicazioni a livello neurologico. Anche se i soccorsi arrivano in fretta e recuperano l’arresto cardiaco, sovente il paziente riporta un danno neurologico grave, che porta il malato in uno stato vegetativo che può durare anche anni, con un devastante costo sociale ed emotivo sulla famiglia. Con il programma dell’ospedale di Legnano, sostenuto dalla Bcc e Regione, si possono ottenere miglioramenti anche sul “fronte” infarto. «Qui in zona abbiamo ancora il 50% delle persone che hanno dolore al petto e se lo tengono tre o quattro ore prima di venire in ospedale -spiega Sergio Morra, medico rianimatore e responsabile del progetto Salva-. Sono troppe. Non va bene, perché con questi pazienti non riusciamo a lavorare come vorremmo e, soprattutto, non siamo in grado di portarli ad uno stato di recupero totale, come potrebbe avvenire se arrivassero prima in ospedale». E questa capacità di comprendere la gravità della propria situazione è proprio uno degli effetti secondari, ma non meno importanti, che i sanitari si attendono dalle lezioni nelle scuole. «Ci aspettiamo che ci sia quasi un fatto osmotico -continua Morra-, che questi giovani, e i loro professori, diffondano nella popolazione il concetto che l’emergenza esiste e che non è solo un qualcosa da guardare dal finestrino della macchina, spiti da una curiosità quasi morbosa, magari rallentando per vedere meglio e, così facendo, creando una coda sulla corsia non interessata all’incidente».

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