Nelle scuole superiori si insegna una nuova materia: il primo soccorso. Obiettivo: mettere i ragazzi in grado di salvare delle vite in caso di pericolo. Se la sperimentazione avrà successo, la nuova materia potrebbe entrare in pianta stabile nel programma scolastico obbligatorio. E questo fatto da solo permetterà di salvare almeno 60mila vite l’anno in Italia, di cui 9.500 nella Regione Lombardia e 2mila nel territorio coperto dall’Ospedale di Legnano. Il programma è stato reso possibile grazie al contributo della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate e della Regione Lombardia, che hanno messo a disposizione 50mila euro a testa in cinque anni: saranno perciò 2mila gli studenti che, ogni anno, seguiranno il corso che insegna l’Abc del primo soccorso e che viene organizzato dall’Ospedale di Legnano. Grazie al programma, battezzato in maniera emblematica “Salva”, gli alunni delle seconde e delle quarte delle scuole superiori del territorio studiano cosa fare nei minuti che passano tra la chiamata al 118 e l’arrivo dell’ambulanza. In Lombardia, mediamente un’auto medica impiega tra i 6 e gli 8 minuti per arrivare a soccorrere il paziente. Si tratta di tempo prezioso, che va sfruttato al meglio. “Spesso, quando abbiamo un trauma grave, come nel caso di un incidente, ci possono essere delle azioni scorrette o mancate da parte dei testimoni dell’evento, che determinano un ulteriore danno, il cosiddetto “danno secondario” che, alle volte, è addirittura più grave del danno primario: basti pensare al problema delle lesioni midollari -spiega Sergio Morra, ideatore del progetto Salva-.
Nel caso, invece, degli infarti miocardici acuti, va detto che nella nostra realtà, che è culturalmente molto avanzata, il 50% dei pazienti con infarto giunge in ospedale o con degli intoppi o in grave ritardo, e sovente con entrambe queste situazioni aggravanti. E questo crea problemi per la buona riuscita delle cure, perché metodiche avanzate, come l’angioplastica, non sono più efficaci se vengono effettuate a distanza di tempo.
Dopo i primi 90- 120 minuti, l’efficacia viene meno e il recupero dell’infartuato non è più totale». «C’è poi il malore improvviso che porta alla morte -continua il dottor Morra-. Non è un evento remoto, e, anche qui, il tempo tra l’allarme e l’arrivo dei soccorsi è determinate. È vero che normalmente il tempo di arrivo dei soccorritori è brevissimo: ma questo tempo, per quanto breve, rende i soccorsi inutili se nel frattempo non sono state messe in atto le procedure di rianimazione cardiopolmonare. Ogni minuto senza ossigeno al cervello aumenta la mortalità del 10%. Questo significa che dopo 10 minuti i soccorsi sono inutili, perché il paziente è morto».
Gli arresti cardiaci improvvisi in Italia sono oltre 50mila all’anno, nella Regione Lombardia 9.500 e nel territorio coperto dall’Ospedale di Legnano circa 250. «Dobbiamo formare dei testimoni lucidi, anche se non è facile mantenere la lucidità in un momento difficile -spiega Carla Dotti, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Ospedale di Legnano-. E noi stiamo chiedendo questo alla parte più giovane della popolazione, quella in cui riponiamo grande fiducia. Sono i giovani adulti, infatti, quelli a cui chiediamo lucidità, attenzione, precisione. È molto importante dire al 118 dove è successo l’evento, quando, quante sono le persone coinvolte, qual è lo stato di queste persone, se ci sono ancora dei rischi residui in quello che chiamiamo il teatro dell’evento. È importante riportare con precisione quello che vediamo, perché a volte l’emergenza non è solo sanitaria, ma anche di altro tipo. Poi c’è la dimensione del fare. Non si tratta di dare la cura, ma di aiutare a fare in modo che il tempo che passa, che speriamo sia sempre il minore possibile, sia riempito da interventi propedeutici a quelli dei rianimatori in arrivo».
In aula gli studenti vengono istruiti da un team composto da medici della rianimazione, infermieri di area critica e istruttori della Croce Rossa di Legnano. Sono una cinquantina i sanitari che girano le scuole, alternando l’insegnamento ai loro doveri professionali. «Ho partecipato a una delle lezioni -ha detto Lidio Clementi, presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate- e devo dire che ne sono rimasto affascinato. I ragazzi si sono mostrati molto attenti e ricettivi. Avrei voluto avere anch’io una simile istruzione, per sapere cosa fare in caso di emergenza. Sono onorato per il fatto che la banca che presiedo abbia potuto contribuire alla realizzazione di questo progetto». L’obiettivo è raggiungere in 5 anni il 10% della popolazione attiva, formando il maggior numero di studenti ogni anno. «Sulla pratica siamo molto soddisfatti -chiosa Sergio Morra, ideatore del progetto-. Gli studenti che hanno seguito il corso fino ad ora sono stati eccezionalmente bravi. Sono vent’anni che faccio questo lavoro e, quindi, ho molta esperienza: devo riconoscere che questi ragazzi, quando si troveranno a tu per tu con una persona che sta male, ora sono davvero in grado di aiutarla nel modo corretto, come fanno i medici rianimatori e il personale delle ambulanze».