Al giro di boa del 2013 il leitmotiv resta quello ben conosciuto da diverso -direi troppo- tempo a questa parte. La conta delle imprese chiuse, la perdita di posti di lavoro sono la cronaca quotidiana cui, purtroppo, gli italiani rischiano l’assuefazione. Insomma, in barba alle previsioni di veri o presunti esperti, la crisi è ancora qui. Quindi con quella dobbiamo continuare a fare i nostri conti. In questo numero della Voce affrontiamo gli aspetti della recessione dall’angolatura delle giovani generazioni, quelle che più soffrono il clima economico italiano, la sua mancanza di dinamicità, quindi il restringimento delle prospettive. Non trascuriamo poi il dato “stagionale”; senza ricorrere a espressioni abusate, è fuori di dubbio che l’autunno in cui siamo entrati si presenti difficile. Questi i fatti cui, come direttore di un’azienda, la nostra Bcc, devo guardare in faccia. Ma sempre per ruolo e, aggiungo, per carattere guardo anche avanti e oltre questo momento. E lo faccio con due appoggi: il mio naturale ottimismo e una giustificata dose di ragione. Se non è questa la sede per diffondermi sul mio atteggiamento, spiego perché è la ragione a darmi motivo per continuare a essere positivo. Io guardo alla banca, guardo ai suoi numeri e alle sue persone, soci e dipendenti. Se i primi mesi hanno scontato le difficoltà del sistema locale, l’analisi della sua situazione aziendale nel suo complesso mi rassicura. Lo ha dimostrato l’esito della visita ispettiva dei commissari di Banca d’Italia, momento che, per le piccole banche, ricorre ogni tre o quattro anni e in cui si verifica che l’istituto sia gestito in modo “sano e prudente”. Dall’ampio e approfondito confronto con i commissari è emerso l’allineamento della gestione della nostra Bcc alle indicazioni di Banca d’Italia. La politica di rigore che abbiamo seguito in questi anni, l’aver messo importanti risorse a copertura dei crediti deteriorati e, in conseguenza di questo, aver chiuso l’esercizio 2011 in passivo sono state decisioni apprezzate dal massimo istituto di vigilanza bancario. Sempre con i commissari di Banca d’Italia sono stati esaminati i conti dei primi mesi dell’anno: da qui ricavo la consapevolezza che la direzione scelta sia quella corretta. Corretta alla luce di una situazione che, come detto, resta difficile, ma corretta anche per creare le condizioni giuste per agganciare al meglio la ripresa quando, come tutti ci auguriamo, toccherà l’economia reale. Allo stesso modo i commissari di Banca d’Italia hanno valutato tutte le decisioni sul contenimento dei costi, anche le più difficili; è stata una scelta inevitabile per un’azienda e così l’azienda Bcc era giusto che facesse. Sono state condivise, insomma, delle scelte anche difficili, ma è il momento a essere difficile. E noi che, come banca del territorio, siamo ben piantati nell’economia reale, quella delle famiglie e delle imprese, non possiamo fare finta di nulla. Sarebbe, semplicemente, da irresponsabili. Con questa impostazione, apprezzata da Banca d’Italia, guardiamo avanti, alle nuove sfide, consapevoli che queste siano difficili, consapevoli di essere sulla strada giusta. Una strada che, come sempre, passa dal territorio.