«Basta con gli abusi; il concordato deve garantire tutti» questo il messaggio con cui il presidente della Bcc Roberto Scazzosi aveva salutato i partecipanti all’incontro di formazione sulle nuove procedure concordatarie tenutosi in sala Don Besana il 21 giugno. Iniziativa e intervento sul pezzo, viene da dire, perché il provvedimento, inserito nel Decreto del Fare, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 20 agosto. Ergo, è legge, quindi pane quotidiano per gli operatori del settore che si sono dati appuntamento nell’auditorium Bcc. L’incontro di formazione “Crisi d’impresa – Nuove procedure concordatarie per uscire dalla crisi. Luci e ombre” è stato organizzato da Avvocati legnanesi in associazione (ALIA), Ordine dei dottori commercialisti di Milano e Confindustria Alto Milanese, per presentare ad avvocati, commercialisti e imprenditori le opportunità offerte dalle nuove procedure concordatarie.
Argomento, questo, su cui il presidente Scazzosi e il direttore generale Luca Barni si erano già espressi in occasione di un incontro con la stampa a fine 2011 denunciando l’uso improprio dello strumento concordatario da parte di alcune imprese. «Una cosa è se l’azienda è in crisi per la situazione economica generale, tutt’altra cosa se utilizza in modo improprio la legge fallimentare, chiede il concordato, affitta il ramo d’azienda con tanti saluti a banche e fornitori –sottolineò allora Barni–. Questo è un gioco che non si deve fare perché le sue conseguenze colpiscono gli operatori economici più onesti e virtuosi». Fu esplicito Scazzosi nell’occasione: «La legge fallimentare non tutela i creditori dal comportamento di imprenditori disonesti, che spesso se la cavano con percentuali irrisorie sull’ammontare dei loro debiti». Nell’anno e mezzo che separa quell’incontro con la stampa dall’incontro in Don Besana, non sono mancati sui media interventi sull’inadeguatezza dello strumento concordatario e sulla condotta “disinvolta” di molti imprenditori. Ancora più recentemente, e arriviamo al gennaio 2013, in un altro incontro con la stampa, Scazzosi aveva lanciato un allarme per il numero crescente dei concordati, denunciando un utilizzo improprio degli stessi, e questo soprattutto a seguito dell’introduzione del concordato in bianco da parte del Governo Monti nel 2012. Il presidente della Bcc aveva allora auspicato un intervento del legislatore per modificare la legge e tutelare a tutti i soggetti economici coinvolti nella procedura. Che la misura fosse colma e che il problema evidenziato sul nostro territorio da una piccola banca di provincia fosse diventato un problema di sistema, lo dimostra un intervento della direttrice di Confindustria Marcella Panucci, che su Il Sole 24 Ore ha parlato di “concordato utilizzato come escamotage per non pagare i creditori attraverso una liquidazione del poco che resta e la ripartenza attraverso un newco libera da pesi e responsabilità”. In linea con Panucci il direttore di Confindustria Altomilanese, Andrea Pontani, nel suo saluto in don Besana: «Purtroppo questa procedura, come evidenziato in più occasioni anche da Confindustria, per come è stata concepita dal legislatore offre spazi ad abusi, in quanto consente il “saldo e stralcio” delle posizioni debitorie, diventando così anche mezzo di concorrenza sleale.
Tutto questo a scapito della maggioranza delle imprese che opera in modo corretto tra le mille difficoltà della crisi, con un ulteriore impatto negativo nel rapporto con le banche, che sono portate a irrigidire ulteriormente le condizioni di accesso al credito. Per l’utilità della procedura ai fini del risanamento delle imprese in crisi si rendono quindi necessarie modifiche normative e meccanismi di tutela». Pontani, nel suo intervento, ha voluto anche dare una stima della soglia minima per la soddisfazione dei creditori, che deve essere del 20%. All’incontro, introdotto anche da Bruno dell’Acqua, presidente Alia, e Alberto Lazzarini, referente per l’Altomilanese dell’Ordine dei dottori commercialisti di Milano, hanno preso parte, in qualità di relatori, Carmelo Leotta, presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Busto Arsizio, Alessandro Solidoro, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Milano, Filippo Canepa, avvocato del Foro di Busto Arsizio.
La novità
Concordato in bianco: l’impresa non potrà più limitarsi alla semplice domanda iniziale in bianco, ma dovrà depositare, a fini di verifica, l’elenco dei suoi creditori e dei suoi debiti. Il Tribunale potrà nominare un commissario giudiziale, che controllerà se l’impresa in crisi stia predisponendo una compiuta proposta di pagamento ai creditori. In caso di frode ai creditori, il Tribunale potrà chiudere la procedura.