Stiamo sempre «In buona compagnia per cercare, ricostruire, fare pace»

Si è svolta a Firenze, dal 16 al 18 settembre, a Palazzo Vecchio, la quarta edizione del Festival nazionale dell’economia civile, la manifestazione organizzata da Federcasse, NeXt, SEC e Confcooperative per promuovere la ricerca di soluzioni efficaci e inclusive per il futuro di tutti

Partendo dalla convinzione che l’attuale modello di sviluppo, che genera spesso povertà, esclusione sociale ed economica, sia da ripensare profondamente, Federcasse, NeXt, SEC e Confcooperative da quattro anni promuovono un grande dibattito pubblico su quali soluzioni siano, nell’Italia di oggi, davvero in grado di costruire soluzioni efficaci e inclusive. Questo, in estrema sintesi, il senso del Festival nazionale dell’economia civile, «un evento -spiegano gli organizzatori- che si ricollega idealmente alla grande tradizione culturale italiana che ha visto, dal tardo Rinascimento in poi, l’uomo e i suoi bisogni al centro di ogni progetto di sviluppo ispirato al bene comune, sia esso economico, sociale, culturale, urbanistico e così via. Una tradizione che ha cambiato in meglio il volto delle nostre città, creando comunità vive, solidali e partecipative».
Si è arrivati così alla quarta edizione del Festival, che lo scorso settembre si è tenuta a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, col titolo: «In buona compagnia. Per cercare, ricostruire, fare pace». E con l’intento di riscoprire e attualizzare i valori alla base dell’economia civile, «patrimonio necessario per ricostruire un autentico senso di comunità e tornare a guardare al domani con fiducia e speranza», alla manifestazione sono state presentate tante “buone pratiche” selezionate in tutta Italia «e che riuniscono giovani appassionati, docenti intraprendenti, amministrazioni locali, imprenditori e imprenditrici di diversi settori produttivi -spiegano ancora gli organizzatori-, dimostrando che l’economia civile non ha età, forma giuridica o collocazione geografica e che può essere applicata ad ogni ambito della vita sociale ed economica del nostro Paese».

«Del resto viviamo un’epoca di shock e sfide e ci domandiamo se e come ne usciremo come persone, famiglie, imprese e comunità -commenta Leonardo Becchetti, direttore del Festival nazionale-. È per questo motivo che la domanda di cultura economica e di senso del vivere aumenta e con essa il desiderio di partecipare ai momenti importanti di riflessione, confronto ed elaborazione di risposte. Non esistono soluzioni già pronte e preconfezionate ai problemi del nostro tempo che sono in continua evoluzione, ma esiste un modo migliore di affrontarli che ci aiuterà a trovare man mano le risposte. Noi chiamiamo questo approccio Economia Civile e lo consideriamo fatto di quattro elementi principali. Primo, un modo nuovo di vedere la persona, maestra di relazioni e capace di cooperazione, quell’operazione con i rendimenti (umani, sociali, economici) più alti di tutte perché quando la cooperazione funziona “uno con uno fa sempre più di due”. Secondo, un modo nuovo di vedere l’impresa proprio di quella nuova generazione di imprenditori “più ambiziosi” che vogliono unire al profitto un impatto sociale ed ambientale positivo e significativo. Terzo, indicatori nuovi per segnalare la direzione di marcia delle società ispirati al principio della generatività. I milioni di dati messi a disposizione dalle indagini sulle determinanti della soddisfazione di vita in tutti i paesi del mondo ci suggeriscono che abbiamo dentro di noi un dispositivo che ci segnala quanto il modo in cui stiamo conducendo la nostra vita impatta positivamente sulle vite altrui ed in proporzione di questo ci fa sentire felici. Usare indicatori che segnalino in che modo le società possono aumentare le possibilità di vite generative (dalla sfida dei giovani di trovare un lavoro soddisfacente e ricco di senso fino alla longevità attiva) diventa dunque fondamentale. Quarto, uno stile di soluzione dei problemi a quattro mani e non a due. Perché, la visione tradizionale che parla solo di mercati ed istituzioni nazionali non basta a risolvere problemi come quelli che stiamo vivendo ed abbiamo bisogno della terza mano della cittadinanza attiva e della quarta mano della responsabilità delle imprese».

«Una delle missioni principali dell’economia civile è proprio quella di rivitalizzare i canali di cittadinanza attiva che abbiamo a disposizione -continua Becchetti- nella consapevolezza che questa costruisce la pace ed è il cuore caldo della democrazia che ne assicura forza e continuità, trasformandoci da rancorosi e passivi leoni da tastiera in cittadini che si sentono compartecipi e protagonisti del progresso della propria comunità. In un momento così difficile c’è una cosa che ci rende inguaribilmente ottimisti. La storia dell’umanità è fatta di generazioni che hanno sfidato i risultati e le convenzioni di quelle precedenti per crescere nella ricchezza di senso del vivere. Questo insopprimibile desiderio di aumentare soddisfazione e ricchezza di senso del vivere ci spinge verso risposte più generative che possono migliorare la nostra vita».
Quindi, per sintetizzare il messaggio Festival, facendo squadra e impegnandoci “in buona compagnia” possiamo reagire a shock globali come la pandemia, le guerre e l’emergenza climatica, trovando risposte nelle buone pratiche messe in campo dai cosiddetti ambasciatori dell’economia civile, ovvero cittadini, imprese, comuni e scuole virtuose. Ci sarebbe piaciuto presentare in queste pagine tutte le esperienze che sono salite sul palco di Firenze, ma lo spazio è tiranno, per cui vi inviatiamo a leggerci sul sito de “La Voce della buona notizia” (https://www.bcc-lavoce.it/), dove troverete tutti i link per raggiungere le testimonianze del Festival. Come quelle della startup “Homing”, premiata per un’idea per l’abitare collaborativo, e della cooperativa sociale Centro Allenamente, impegnata ad aiutare bambini, adolescenti e giovani ad acquisire le abilità necessarie alla propria crescita e al proprio sviluppo, e che ha vinto il premio di azienda ambasciatrice dell’Economia Civile.

Da ultimo, va detto che nell’ambito del Festival si è svolta la prima edizione del premio David Sassoli per l’economia civile e l’Europa. Il giornalista toscano scomparso all’inizio di quest’anno, che era stato eletto al parlamento europeo nel 2009 per diventarne presidente nel 2019, era solito dire che «Come cittadini della Comunità Europea non siamo figli di un incidente della storia». Così, proprio per dare forza a questa convinzione è nato il premio, «perché l’Europa -spiegano gli organizzatori- rappresenta un processo di maturazione politica ed economica».

 

HANNO DETTO:

Mauro Colombo
Vice Presidente vicario
Bcc Busto Garolfo e Buguggiate

Tra le tante parole che il festival dell’economia civile invita tutti a riscoprire, grande attenzione va posta sulla fiducia, che è il lubrificante del sistema sociale e quindi anche delle imprese. Senza fiducia, infatti, nessun sistema economico può funzionare e senza fiducia ogni impresa è destinata al fallimento. La fiducia, come ben spiegato dal festival, «è quel misterioso fattore di prevedibilità dei comportamenti degli altri» a cui bisognerebbe ricorrere in tutti gli ambiti della vita, compresi quelli economici: dai contratti, agli scambi, alla gestione aziendale. Il tutto, ovviamente, sotto l’egida di un’altra parola chiave: reciprocità, che è la principale legge della vita in comune. In ogni rapporto della nostra esistenza, personale e professionale, c’è un dare e un ricevere. In altre parole viviamo di reciprocità: un circuito che non può essere interrotto, perché se non c’è piena correlazione tra le parti significa che la relazione è malata e il rapporto compromesso.

 

Diego Trogher
Vice Presidente
Bcc Busto Garolfo e Buguggiate

Frutto diretto dell’economia civile sono i beni relazionali, ovvero quelli che vengono prodotti dalle relazioni umane. Sono tipici delle reti, siano esse informali, associative o organizzate. La caratteristica fondamentale è che richiedono una forma di condivisione volontaria come condizione necessaria per esistere. Sono beni che esistono in quanto due o più persone si incontrano ed entrano in una relazione di scambio reciproco. E normalmente sono figli di un’altra parola chiave dell’economia civile: la cooperazione. Perché per nascere e svilupparsi la cooperativa necessita di un forte spirito associativo, di fiducia e disponibilità a collaborare per il bene comune. Non a caso lo sviluppo delle cooperative è stato sostenuto sin dai secoli scorsi dai grandi economisti liberali europei, che riconoscevano come la cooperazione, per i fini di mutualità che persegue e per la sua governance democratica, sia una forma di impresa civilmente superiore.

 

Giuseppe Barni
Presidente Comitato esecutivo
Bcc Busto Garolfo e Buguggiate

L’atteggiamento chiaro e decisivo di un’economia civile è quello del “prendersi cura”. A partire dall’ambiente, perché oggi non è più pensabile occuparsi di povertà, di welfare o di salute senza occuparsi di ambiente e territorio, perseguendo una tutela dei luoghi che ovviamente non può prescindere dalle necessità dell’uomo ma che deve preservarli da decisioni errate, mancanza di prevenzione, assenza di controlli, incuranza dei rischi derivanti dalla fragilità dei luoghi stessi. E, poi, prendersi cura del bene comune, inteso come il benessere collettivo di tutti, perché come spiegato dal Concilio vaticano secondo il bene comune è “l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni, il conseguimento più pieno della loro perfezione”. Ed è così, allora, che si chiude il cerchio, con tutti gli altri valori dell’economia civile: cooperazione, reciprocità, fiducia e beni relazionali.

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