«Salvaguardare il valore del nostro modo di fare banca» scrivevo nello scorso editoriale della Voce, raccontandovi della forte richiesta che come Credito cooperativo abbiamo rivolto a Bruxelles per far sì che le nostre banche territoriali siano valorizzate e messe nelle condizioni di svolgere il loro fondamentale ruolo sociale, oltre che economico. Sul tema, va segnalato il recente intervento del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che in occasione della Giornata mondiale del risparmio 2022 ha sottolineato come le Bcc abbiano un ruolo molto rilevante nell’intermediazione del risparmio e come tale ruolo non sia venuto meno ma, anzi, si sia rafforzato a seguito della riforma. «Il ruolo storico delle Bcc nell’intermediazione del risparmio è molto rilevante -ha detto Visco-, con particolare riguardo al finanziamento delle imprese di minori dimensioni e al loro sostegno nei territori di insediamento. Nei quasi quattro anni passati dall’avvio dei gruppi cooperativi la loro quota di mercato dei prestiti alle imprese è rimasta stabile a circa il 10 per cento, quasi il 20 se si considerano i finanziamenti alle sole piccole e micro imprese. La dimensione media dei prestiti è inoltre rimasta pressoché invariata, suggerendo che la clientela di riferimento tipica delle Bcc non sia mutata. Quindi, grazie al rafforzamento dei profili tecnici delle banche del settore, la riforma ha permesso loro di preservare il proprio ruolo anche nel difficile contesto che ha caratterizzato gli ultimi anni».
E su questa strada si deve proseguire, aggiungo io, perché come leggerete nelle pagine interne c’è proprio tanto bisogno del sostegno che la nostra banca è in grado di offrire al rilancio dei nostri territori, restando nell’alveo dei valori di cooperazione e mutualità, che sono gli unici in grado di creare il volano necessario per tornare a crescere. Naturalmente su progetti e programmi concreti, come quelli che sono recentemente emersi dalle assemblee delle nostre due associazioni confindustriali di riferimento, Varese e Alto Milanese, a cui dedichiamo un apposito approfondimento e a cui rinnovo anche da queste colonne la nostra disponibilità a lavorare assieme.
Della necessità di ripartire dai valori di cooperazione e mutualità -che non sono “nostri”, ma appartengono a tutti coloro che, come noi, hanno a cuore il bene comune- se ne è parlato tanto anche nella quarta edizione del Festival nazionale dell’economia civile che si è svolto a settembre a Firenze, altro appuntamento che approfondiamo all’interno, perché sono profondamente convinto della necessità, oggi più che mai, di ricostruire un autentico senso di comunità per poter tornare a guardare al domani con fiducia e speranza.
Ce n’è bisogno perché, inutile nascondercelo, come già più volte ho detto in passato è l’incertezza a caratterizzare il momento storico che stiamo vivendo. E quando il mare è in tempesta servono sia un faro di riferimento sia un approdo sicuro. La nostra solidità e la storica presenza su questo territorio naturalmente ci candidano a esserlo, tanto per le necessità delle nostre piccole imprese, degli artigiani, dei commercianti e dei professionisti, quanto per la sicurezza e il sostegno ai sogni e ai progetti delle famiglie delle nostre comunità locali. Per questo in copertina abbiamo scritto che siamo pronti ad affrontare le sfide del futuro.
Sfide che riguardano anche il sapere e la professionalità dei nostri dipendenti, sulle cui competenze tanto abbiamo investito e continuiamo a farlo -leggete, a tal proposito, il resoconto della nostra ultima convention interna-, così che abbiano le giuste chiavi di lettura per orientarsi in un’epoca di incertezza, che richiede la capacità di comprendere rapidamente i cambiamenti in atto, per adeguarsi e proporre sempre la migliore soluzione per soci e clienti.
