Attrezziamoci per rilanciare il territorio. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che è arrivato dalle due assemblee di Confindustria Varese e Alto Milanese, con gli industriali impegnati a fare i conti con una situazione difficile e una piattaforma territoriale, quella su cui opera la nostra Bcc, che sconta problemi, ritardi e gap che devono assolutamente essere colmati. «La provincia di Varese, da sempre territorio industriale di grande tradizione e peso per l’economia nazionale, registra un progressivo indebolimento sia nelle sue posizioni competitive sia nella tenuta della sua struttura economica e sociale», dicono dall’Univa. «Esiste una seria difficoltà nel nostro territorio a trovare persone con le competenze adeguate alle figure professionali di cui le aziende hanno bisogno», fanno eco da Legnano.
La lettura è praticamente unanime: «quest’ultimo anno è stato ancor più complesso dei due di pandemia che lo hanno preceduto -dice Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese-. Abbiamo visto scardinare certezze, una su tutte quella che la storia ci avesse reso immuni dal ripetere gli errori del passato. Dal lato economico il balzo dei prezzi energetici ci lascia in balia di uno scenario fuori controllo. A ciò si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento e i colli di bottiglia nella rete logistica. L’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione più alta che si sia registrata da decenni chiudono il cerchio di uno scenario tra i più complessi della nostra storia recente». Dello stesso avviso Diego Rossetti, presidente di Confindustria Alto Milanese: «Esattamente un anno fa, dopo due anni terribili, ci apprestavamo ad affrontare il periodo con una bella carica di ottimismo, forti dei dati economici positivi. Mai avremmo pensato che il peggio ci sarebbe piombato addosso di lì a poco. E a chi mi chiede cosa ci resterà di questo periodo terribile, quando la guerra sarà finita e il costo dell’energia sarà rientrato almeno in parte, dico che ci resteranno due certezze: l’Europa ha bisogno di essere profondamente riformata e la speculazione finanziaria è in grado di mettere in ginocchio interi continenti».
Grassi e Rossetti condividono anche su un altro concetto, che a primo acchito potrebbe sembrare pessimista, ma che in realtà è di un realismo spietato. Di quelli che servono per fissare un punto e ripartire. Il rischio, dicono, è che non abbiamo ancora visto il peggio. Si riferiscono al paventato programma di razionamento dei consumi energetici e alla necessità della messa in sicurezza energetica del Paese, fronte su cui tutta l’economia nazionale si gioca il proprio futuro. «Corriamo il rischio di una desertificazione industriale: o ce ne rendiamo conto o non saremo in grado di dare risposte adeguate alla crisi in atto», sottolinea Grassi. Che aggiunge: «Il posizionamento strategico di Varese ci impone di dare risposte concrete. Dalle nostre analisi emerge una provincia di Varese nel complesso stabile, contraddistinta da un elevato livello di benessere, una importante ricchezza accumulata e creata nel tempo, una radicata presenza industriale. Un posizionamento, però, che Varese fa sempre più fatica a mantenere. Ma dobbiamo essere estremamente onesti con noi stessi: se ci paragoniamo alle altre province del Paese a noi simili per struttura economica e sociale, il nostro risulta sempre più essere un territorio a forte rischio di immobilismo competitivo. Al 48° posto sulle prime 50 province italiane secondo l’indice del “fermento imprenditoriale”. Prima di noi Pavia, dopo di noi Piacenza. E con un posizionamento in discesa. Analizzando alcuni dei parametri su cui si gioca la competitività di una comunità (si veda meglio a pagina 22, ndr), Varese, negli ultimi anni acquisisce posizioni solo su due dimensioni: le retribuzioni e la produttività. Mentre vede peggiorare le sue performances in tutte le altre dimensioni analizzate. Varese ha bisogno di una strategia di riposizionamento capace di mettere a sistema e valorizzare le forze del territorio, attraverso le quali compensare le debolezze e ritrovare lo slancio in quel fermento imprenditoriale che ha fatto le fortune delle nostre comunità».
Un trend che Confindustria Varese vuole invertire il prima possibile. Così, negli ultimi mesi si è confrontata con tutti gli stakeholder del territorio, amministratori pubblici, università, sindacati, imprenditori, funzionari della stessa associazione imprenditoriale, giornalisti, sistema finanziario e, soprattutto, giovani. «Sono stati più di 100 i partecipanti coinvolti in quest’ampia opera di ascolto allargata attraverso workshop e interviste -spiega Grassi- per arrivare a definire il piano strategico #Varese2050: cinque punti per la competitività del territorio (che presentiamo nel dettaglio a pagina 22, ndr). La sfida ora è realizzare il progetto tutti insieme. Obiettivo: dotare Varese di una strategia di riposizionamento capace di rimettere a sistema e valorizzare le forze del territorio, attraverso le quali compensare le debolezze e ritrovare lo slancio in quel fermento imprenditoriale che ha fatto le fortune delle nostre comunità».
E anche da Legnano sono convinti che siano le imprese il motore di ogni ripresa: «È solo grazie alla resilienza delle imprese che l’Italia si è ripresa dopo la pandemia -nota Diego Rossetti-. Basti pensare a quelli che sostenevano la necessità di prolungare a oltranza il blocco dei licenziamenti per paura di un’ondata di disoccupazione senza precedenti. Ebbene i risultati sono sotto gli occhi di tutti: non solo questo non è avvenuto, ma il tasso di disoccupazione si è ridotto ai minimi storici degli ultimi cinque anni». Così, anche il territorio dell’Altomilanese ha la sua ricetta e si basa soprattutto sulla formazione delle giovani generazioni. «Vogliamo innanzitutto essere protagonisti nella formazione tecnica -dice Diego Rossetti, presidente di Confindustria Alto Milanese-. Per questo ci siamo impegnati direttamente: il gruppo delle imprese meccaniche/meccatroniche collabora da tre anni con l’istituto Bernocchi di Legnano al percorso IFTS Meccatronica: sono circa una cinquantina i ragazzi che hanno frequentano le prime edizioni e che abbiamo felicemente inserito in una trentina di imprese associate. E ad oggi lavorano tutti. Contribuiamo nella progettazione delle lezioni e nelle docenze con circa 150 ore ogni anno con imprenditori e manager che salgono in cattedra. Proprio in questi giorni stiamo lavorando alla nuova edizione del corso, e stiamo ultimando le selezioni degli studenti che entreranno in aula a novembre e in azienda per i tirocini a marzo del prossimo anno. Ma non ci fermiamo qui. A ottobre è partito un nuovo corso ITS Meccatronica con altri 25 studenti. Pensiamo ora ad altre forme di collaborazione per integrare la formazione professionalizzante, sempre in riposta alle richieste delle nostre imprese».
Un altro punto su cui concordano al di qua e al di là dei confini provinciali è il fatto che le aziende non possano fare tutto da sole e che per far ripartire il territorio serva il contributo di tutti. «Come abbiamo ribadito più volte in questi anni difficili noi ci siamo e, come abbiamo sempre fatto non ci tiriamo indietro e come unica banca locale rimasta su questo territorio siamo pronti a fare la nostra parte per il suo rilancio -commenta il presidente della nostra Bcc, Roberto Scazzosi-. Una cosa è certa: nel cammino che abbiamo davanti a noi occorre rimettere al centro i valori della cooperazione e della mutualità, che sono l’unico sentiero in grado di condurci tutti assieme fuori dalla palude».
IL PIANO STRATEGICO #VARESE2050 DI CONFINDUSTRIA PER LA COMPETITIVITÀ DEL TERRITORIO
Strategia #1
Costruire una “Fabbrica del sapere e del saper fare” che sia una cabina di regia di competenze e servizi per talenti, giovani, startup, imprese e cluster. Un acceleratore di imprenditorialità da cui ripartire.
«L’area dove realizzarla -spiega il presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi- è già stata individuata e da pochi giorni è diventata di proprietà di Confindustria Varese. Si trova a Castellanza, in una ex area industriale contigua alla LIUC – Università Cattaneo. Si chiamerà MILL (manufacturing, innovation, learning, logistics) e ospiterà spazi di creazione e incubazione di startup, nuove strutture per corsi ITS, nuovi servizi per le imprese e la nuova sede di Confindustria Varese».
Strategia #2
Mettere i cluster industriali al centro delle strategie di sviluppo del territorio, rinforzando le specializzazioni esistenti, costruendo sulle specializzazioni emergenti e promuovendo la contaminazione tra settori. «Per Varese questo significa puntare sulla sua massima specializzazione industriale: il cluster aerospaziale. Ma siamo e dobbiamo rimanere un tessuto produttivo multisettoriale. Una buona politica di sviluppo locale deve rinforzare anche le altre specializzazioni industriali radicate sul territorio: meccanica, tessile, occhialeria, plastica, chimica, farmaceutica. E far leva sulle nuove specializzazioni emergenti: tecnologie informatiche e logistica».
Strategia #3
Costruire l’ecosistema dell’innovazione, favorire la creazione di startup attorno alle specializzazioni del territorio, promuovendo una diffusa cultura della brevettazione e attraendo investitori e capitali a supporto. «Sono ancora troppo poche -precisa Grassi- le startup innovative in rapporto alle imprese esistenti ed al numero di addetti del territorio. È fragile anche l’ecosistema dell’innovazione in termini di disponibilità di strutture, servizi, operatori dedicati e risorse. Ci mancano gli strumenti per supportare e trattenere idee di business e talenti».
Strategia #4
Fare di logistica e trasporti (e con essi Malpensa) i driver strategici per la competitività del territorio e l’accessibilità allo stesso, lo sviluppo degli scambi commerciali e il rilancio dell’economia. “È cruciale lavorare alla creazione di un cluster della logistica con un’azione corale di istituzioni e parti sociali. Tutti insieme. Come abbiamo fatto nei mesi scorsi in occasione del master plan 2035 di Malpensa. E, più in generale sul fronte infrastrutture, occorre lavorare per rendere più accessibile e attrattivo il territorio».
Strategia #5
Diventare una “wellness destination”, valorizzando l’eccellenza dello sport, le risorse naturali e la qualità della vita del territorio. «Dobbiamo rendere visibile all’esterno il nostro rebranding. Anche in questo caso -dice Grassi- attori economici, sociali e istituzioni devono lavorare insieme in maniera coordinata. Valorizzando quanto sin qui già fatto e sforzandosi di integrarlo. Penso a quanto avviato in questi anni dalla camera di commercio con vari progetti, non ultimo quello della sport commission».