Ha un sapore un po’ diverso il Natale in Bcc, perché se è vero che la nostra Banca non vive sotto la proverbiale campana di vetro, il barometro, da queste parti, non segna il brutto tempo generalizzato di cui si parla e si legge. L’atmosfera natalizia della Bcc che si respirava giovedì 18 dicembre al tradizionale incontro dei dipendenti con i vertici dell’istituto era di tutt’altro tenore. Il futuro si scruta con attenzione, ma non si teme, è un campo aperto di progettualità, non un burrone senza fondo che si spalanca insieme con l’anno 2009. «E la ragione di tutto questo viene da lontano -ha detto ai dipendenti Bcc riuniti nella sala don Besana il direttore generale Luca Barni-; il nostro modo di fare banca dimostra, in un momento critico come quello che stiamo attraversando, la propria bontà. Il vecchio modo di fare banca, quello ancorato al territorio, saldato all’economia reale ha pagato, tant’è vero che per gli stakeholder di Altomilanese e Varesotto siamo diventati punti di riferimento, ci siamo accreditati come interlocutori principe delle associazioni di categoria, degli artigiani e delle imprese.
Noi che eravamo lillipuziani nel mondo delle banche, adesso siamo ricercati, per ragioni di affidabilità e di serietà. Questo ha dimostrato il 2008 e questo dobbiamo mantenere nell’anno alle porte, perché adesso corre l’obbligo di non deludere le aspettative». Noblesse oblige, insomma, perché se si fa bene, comprensibilmente, le attese nei propri confronti crescono e bisogna dimostrarsi sempre all’altezza. «È un dato di fatto, lo sapete, lo sperimentate tutti i giorni in prima linea e lo avete letto sui giornali -ha rincarato la dose il presidente della Bcc Lidio Clementi- che le associazioni di categorie, le imprese e le famiglie guardino a noi come a un porto sicuro, in grado di dare garanzie, di fare banca in un modo totalmente diverso da quello di tutti gli altri. Ecco così spiegata l’incredibile raccolta spontanea che ha preso il via ai nostri sportelli dalla fine di settembre. Ma ecco anche spiegato il crescente interesse che ci testimoniano le associazioni di
categoria. Siamo visti come coloro che sono e stanno vicini all’economia reale, che non hanno imboccato scorciatoie, che hanno sempre seguito la politica dei piccoli ma meditati passi. Scelte che, forse, in passato, qualcuno non ha condiviso, ma che oggi mettono tutti d’accordo. Anche perché siamo gli unici, oggi, a non ribaltare sulle imprese e sulle famiglie i costi della crisi». La strada intrapresa è dunque quella giusta, quella che ha dato risultati, quella che ha messo al riparo dai marosi che stanno investendo l’economia. Più nel dettaglio Barni, nella sua analisi del 2008, ha focalizzato l’attenzione sulla crescita degli impieghi, pari a 550 milioni di euro. «È stata più moderata rispetto agli esercizi precedenti -ha notato il direttore-, ma come dimenticare la crescita record, e avvenuta in condizioni ben più favorevoli come quella degli anni scorsi?» Una crescita che comunque, anche con queste lune, si attesta sul 12 – 13%. Segno più anche per la raccolta diretta, che registra un incremento del 20% rispetto al 2007. Proprio su questo aspetto la Bcc ha dimostrato di essere una banca di razza: «Quanto è successo sul mercato finanziario quest’anno probabilmente lo vedremo scritto sui libri di storia -ha notato il direttore- e in questo caso è stato il nostro DNA a tutelare i nostri clienti, ma anche la banca stessa, perché da un lato i danni procurati ai nostri clienti dai default sono irrisori, mentre nulli sono i danni per la nostra BCC». Tiene la redditività, nonostante il mercato monetario e, conseguentemente, i tassi: l’utile del 2008 si posiziona intorno ai 7,2 – 7,4 milioni con un margine di interesse in aumento del 13%. Poi il realismo tipico della Bcc; se infatti la “banca differente” di Busto Garolfo e Buguggiate non si unisce al coro delle lamentazioni, non può nemmeno innalzare inni di gioia: «Sugli impieghi misureremo il nostro primo vero anno di consolidamento – ha notato ancora Barni-; quindi la crescita non potrà tararsi sulle due cifre come è avvenuto ultimamente, ma la stabilizzazione ci porterà a puntare sulla qualità del credito, quindi a lavorare sul cliente già acquisito, del quale conosciamo sia il grado di affidabilità sia la tenuta in tempi critici». La congiuntura si farà sentire sul lavoro del 2009 perché lo renderà ancor più delicato; da qui la necessità di trovare il giusto equilibrio fra l’analisi del merito creditizio e l’indispensabile supporto al territorio di competenza. Esigenze, queste, che rinforzano ancor di più il richiamo al cliente già acquisito. Ed ecco quello che sta al centro dell’obiettivo per il 2009: la raccolta. «È il nostro vero obiettivo -sottolinea il Dg-, sia per la logica di competizione che regna sul mercato, sia per riportare gli equilibri generali dei flussi della Bcc a un livello di minor stress rispetto all’attuale. Di capitale importanza la raccolta indiretta, da sempre punto di forza della Bcc e inquadrata come obiettivo dal lavoro cominciato con l’arrivo del responsabile Area Finanza Carlo Crugnola. Da qui l’importanza rivestita da questo settore e dell’aspetto consulenza, il vero progetto per l’anno che verrà, che posiziona la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate fra le realtà più avanzate in Italia nel panorama del credito cooperativo». E se la redditività nel 2009 sarà la misura più attendibile degli affanni dell’economia, in Bcc c’è comunque qualche ragione di tranquillità in più, il patrimonio ereditato dai predecessori e consolidato. La chiosa del direttore è per il pubblico, i dipendenti Bcc: «Tutti i nostri progetti non avrebbero le gambe per camminare se non ci foste voi, perché nella nostra realtà è il gioco di squadra a fare il risultato». L’intervento del vice direttore Feliceangelo Canton ha esplicitato la strategia sul personale: «In prima istanza, proseguiremo con l’assessment per stimolare la crescita di risorse interne e con il progetto di dimensionamento, per razionalizzare la distribuzione delle risorse all’interno delle diverse aree, quindi mettere ognuno nelle condizioni di dare il meglio di sé». Un investimento, quello nel personale, su cui la Bcc punta perché «la crisi non può essere un alibi per nessuno», ha affermato Clementi, richiamando quel patto non scritto fra amministratori e dipendenti della Bcc per cui ognuno deve fare la sua parte. «E certo non lo è e non lo sarà per noi del consiglio di amministrazione, che non dobbiamo – e non vogliamo – far venir meno i nostri sforzi per aiutarvi a crescere e per aiutare la nostra banca a crescere» ha continuato il presidente. Un obiettivo non autoreferenziale, ma che riverbera i propri effetti sui destinatari, i clienti: «Noi dobbiamo essere portatori di un messaggio di speranza per tutti i nostri imprenditori e le nostre famiglie. Dobbiamo stare loro vicini, testimoniando con forza i valori di solidarietà, cooperazione e mutuo soccorso che sono alla base del nostro agire», ha concluso Clementi. Agire, dunque, nel solco di quello che la Bcc ha sempre fatto, lavorare per gli altri, essere banca come servizio. Su questa lunghezza d’onda si innesta il saluto del parroco don Piero Roveda, che quest’anno ha festeggiato il cinquantesimo di sacerdozio e che intende perfettamente il senso di una vita spesa nell’ascolto delle esigenze altrui. D’obbligo il riferimento alla parabola dei talenti, e non tanto perché la banca tratti denaro, ma perché risorse ancor più importanti sono le capacità di ognuno, espresse nel lavoro quotidiano, nell’impegno nei confronti degli altri e nei benefici che ne possono derivare a una comunità. Alla parrocchia, come tradizione, la Bcc ha consegnato la busta di Natale per la benedizione e a don Piero un manoscritto tibetano steso da monaci buddisti del diciottesimo secolo; un segno, questo, per non dimenticare la situazione dei monaci del Myanmar, impegnati in una difficile lotta per la libertà che li ha visti, l’anno scorso, in piazza contro il regime, ma sui quali, oggi, mentre si stanno celebrando processi farsa, è calato il silenzio degli organi di informazione. Poi la scenografia, un’autentica muraglia di pacchi dono, è stata progressivamente smantellata: a ognuno il suo. Non prima, naturalmente, del passaggio per l’aperitivo a buffet allestito nell’atrio e l’immancabile brindisi augurale per il Natale e l’anno nuovo. I presupposti perché in Bcc siano buoni non mancano.
