Il ruggito della cultura

Luogo per e della città. Così recitano le generalità del Palazzo Leone da Perego, almeno sulla base dell’ultima occupazione trovatagli dall’amministrazione comunale sul finire del 2000. Edificato nel tardo ‘800 sul modello di una costruzione del XIII secolo voluta dall’arcivescovo milanese Leone che elesse Legnano a sua dimora estiva, il palazzo che si affaccia al civico 13 di corso Magenta, a un soffio da piazza San Magno, sino al 1997, era stato utilizzato come scuola materna centrale, destinazione incompatibile con le nuove normative di sicurezza. Placatasi la ridda di ipotesi sul suo reimpiego (chi lo voleva come Procura della Repubblica di un Tribunale che a Legnano ancora non si è visto, chi collegio delle contrade, chi spazio per le associazioni cittadine) l’amministrazione ha creduto di riconoscergli il ruolo impegnativo ma necessario di momento espositivo pubblico, carenza storica imperdonabile per una città da oltre 54mila anime. Al primo piano della costruzione in mattoni a vista che chiude a est il cortile della sala cinematografica Ratti si sono così alternate mostre che nulla hanno a che vedere con le esposizioni che settimanalmente riempiono altri spazi legnanesi. Altissima qualità è stato l’imperativo categorico assunto dal Comune come criterio selettivo degli ospiti all’interno del palazzo. E nel libro alla reception fanno bella mostra di sé le griffe di William Congdon, George Rouault (esposizione che ha visto la nostra Bcc tra gli sponsor), Franco Francese, tra i pittori; Joel Meyerowitz e André Kertész, in degnissima rappresentanza della “categoria” dei fotografi. Nella parte più recente dell’edificio ha trovato spazio invece una sala conferenze di medie dimensioni, che non poteva mancare, come luogo principe di confronto-incontro, nel disegno “politico” dell’ambiente. Non a caso, proprio qui, ha trovato ospitalità un dibattito sulle prospettive del territorio, il possibile ridisegno dell’Altomilanese, aspirazione mai spenta dei comuni a scavalco delle province di Milano e Varese. Stessa sala, ma altre ambizioni, l’istituto professionale Bernocchi vi ha ambientato una sfilata di creazioni di moda ispirate al palio di Legnano; dal tavolo dei relatori alla passerella delle mannequin compagne di banche il passo è stato breve e disinvolto. Altro pubblico, altri interessi, la sala conferenze ospita da due anni i Giovedì del museo, la serie di conferenze di argomento archeologico cui riesce il miracolo di far registrare puntualmente il tutto esaurito. E ancora, una delle sale esposizioni, in questa stagione, è diventata palcoscenico della prima rappresentazione di Scenaperta, Bartleby di Hermann Melville. Il “circo” teatrale che gira sette comuni della zona ha piantato qui le sue luci una sera per non lasciare traccia di sé la mattina successiva. Quelle pareti bianche, quei pavimenti di parquet non attendono che buone idee per riempirsi.

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