Le voci dal territorio

Michele Graglia, presidente di Univa

gragliaLa nostra indagine congiunturale sul quarto trimestre 2010 ci dice che la situazione nell’industria della provincia di Varese è in leggero miglioramento. Il recupero sul fronte dei livelli produttivi però non si traduce ancora in una crescita generale dell’economia locale: la risalita è lenta e non coinvolge tutti i settori. Le realtà produttive orientate all’export sono quelle che vanno meglio, grazie alla domanda dei mercati esteri. La domanda interna invece stenta a ripartire, bloccando i settori che producono beni di consumo per il mercato italiano. A trainare l’economia varesina è soprattutto la meccanica d’alta gamma; molto differenziato il quadro del tessile-abbigliamento, stabili i settori della chimica-farmaceutica e della gomma-materie plastiche. Uno scenario che, con ogni probabilità, verrà confermato anche nei primi mesi del 2011. Con una preoccupazione su tutte: il forte rincaro dei prezzi delle materie prime, problema a cui si aggiunge anche quello dei rifornimenti. Con il rischio per certi comparti di non poter garantire la continuità produttiva, merce già di per sé rara in questo frangente economico ancora problematico. 

Marco Reguzzoni, deputato eletto nella circoscrizione Lombardia 2

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Il 2011 sarà l’anno del Federalismo fiscale; il modo migliore per riportare la nostra economia a correre, le aziende a essere competitive, le famiglie a riavere potere d’acquisto. Il cammino della più grande riforma fiscale dagli anni ‘70 è avviato e a breve giungerà a compimento: finalmente gli amministratori locali saranno responsabili della gestione delle risorse davanti ai cittadini-elettori. È solo con il federalismo fiscale che i virtuosi potranno distinguersi dagli spreconi e i cittadini avere servizi più efficienti a costi inferiori. Con il federalismo i soldi restano sul territorio dove sono prodotti e non si perdono nei rivoli dello spreco e della cattiva gestione. Il nostro sistema economico è svantaggiato da una tassazione così pesante da far balzare le nostre aziende ai primi posti delle classifiche per il rapporto fra costo del lavoro e buste paga dei lavoratori. Con il federalismo fiscale e la riduzione degli sprechi si potranno diminuire le tasse, dando respiro a imprenditori, operai, commercianti e artigiani: è impensabile che da uno stipendio lordo di 3.000 euro ne arrivino in tasca ai lavoratori soltanto 1.000. 

Mauro Colombo, direttore Associazione Artigiani provincia Varese

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L’analisi congiunturale del quarto trimestre 2010 presenta dei cauti segnali di ripresa. Occorre, però, leggerli in relazione al mercato di oggi, che è un contesto molto dinamico ed elastico. La comparazione deve essere fatta sui valori pre-crisi, quelli di due o tre anni fa. Gli imprenditori non riescono ancora a guardare al futuro: sperano in una ripresa della produzione, ma l’occupazione rimane bloccata; altri problemi sono i prezzi delle materie prime, sempre elevati, e l’insufficienza delle scorte. Dati positivi arrivano dall’export, da quelle imprese che lavorano con Paesi in via di sviluppo come Brasile, Cina e India. Dobbiamo guardare al lungo periodo, e rileviamo che mancano ancora politiche industriali mirate che permettano di colmare il gap fra i nostri giorni e il periodo precedente la crisi. L’associazione degli Artigiani della provincia di Varese chiede con forza che governo, istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e la società civile tutta si mettano in rete per individuare le azioni che possono rilanciare la domanda interna. Senza crescita su questo fronte, dal tunnel, almeno a breve termine, non si esce. 

Bruno Amoroso, presidente Camera di Commercio di Varese

Amoroso

Per parlare di aspettative occorre necessariamente prendere spunto dall’analisi dei dati con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Ecco allora che, se la produzione industriale varesina ha registrato nel quarto trimestre 2010 uno scatto del 6,2% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2009, quest’elemento di positività non ci deve far ritenere superata una delle crisi più lunghe e difficili che le nostre generazioni hanno dovuto affrontare. Restano infatti da mettere alle spalle -sulla base dell’analisi dell’Ufficio Statistica della Camera di Commercio -il problema del divario crescente tra le imprese che mostrano buone performance e quelle che restano al palo con in più le sofferenze che l’economia varesina deve registrare in tema di commercio, servizi e costruzioni. Sofferenze collegate in gran parte alla stagnazione dei consumi famigliari dovuta alla persistente incertezza e alle difficoltà del mercato del lavoro. Dal 2011 ci aspettiamo quindi soprattutto delle sensate scelte di politica nazionale, capaci di incidere positivamente sul futuro delle nostre imprese e dell’intero sistema economico varesino 

Corrado Bertelli, presidente Confindustria Altomilanese

Bertelli

Nel quarto trimestre 2010 c’è stato un recupero, seppur non lineare, dell’attività produttiva nell’Altomilanese, grazie alla spinta dei mercati esteri. Bisogna dunque puntare su internazionalizzazione e innovazione per favorire una crescita forte e duratura. Per risolvere le sofferenze che le imprese si trascinano dall’inizio della crisi e per supportare la ripresa degli investimenti deve proseguire l’azione di pieno sostegno all’accesso al credito; in questo senso, il recente accordo sulla proroga della moratoria dei finanziamenti bancari è fondamentale per evitare alle aziende crisi di liquidità. Nonostante i segnali di miglioramento il percorso rimane accidentato anche per la crisi dei debiti pubblici, le oscillazioni valutarie e i rincari delle materie prime, che si traducono in tensioni inflazionistiche. I record delle commodity hanno portato a un generale incremento dei costi di produzione che le imprese sono riuscite a trasferire sui prezzi di vendita solo in alcuni casi, e solo in parte. Anche un’azione di forte stimolo della patrimonializzazione delle imprese è auspicabile per affrontare le sfide dei prossimi mesi. 

Mario Mantovani, senatore eletto nella circoscrizione Lombardia 1 e sindaco di Arconate

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Affrontata la crisi, si può finalmente pensare alla ripresa: è questo lo spirito con cui il Governo sta operando. Negli anni scorsi, infatti, l’Esecutivo aveva tenuto in ordine i conti pubblici senza l’approvazione di manovre d’emergenza né stangate fiscali. Con il nuovo anno, è arrivato il momento dello sviluppo e della crescita: sono stati messi messo in campo interventi a favore delle aziende e dei cittadini con provvedimenti di sostegno alla produttività. Dagli incentivi per assunzioni, con riduzioni dal 50% al 75% dei contributi assistenziali, ai contratti di reinserimento, alle agevolazioni per progetti di formazione o di ricerca. Naturalmente, molto resta da fare e per questo occorre puntare all’economia reale. Ovvero, a quel tessuto di piccole e medie aziende che rappresenta la spina dorsale dell’Italia a cui, in modo davvero lodevole, il Credito Cooperativo si rivolge, con sempre maggior successo, valorizzando famiglie, piccole imprese e lavoratori. Per il territorio dell’Altomilanese e lombardo il nostro impegno sarà rivolto in particolare alla realizzazione della Pedemontana, della BreBeMi e al rilancio di Malpensa, così da sostenere concretamente il mondo del lavoro nelle sfide dei mercati globali. 

Gian Franco Sanavia, presidente Confartigianato Altomilanese

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Dopo un 2009-10 di estrema difficoltà, le aziende artigiane ora cercano di guardare con una certa fiducia al futuro. Un dato significativo e confortante è il recente calo delle casse integrazione, alle quali i nostri imprenditori sono dovuti ricorrere massicciamente nei mesi scorsi, a salvaguardia dei posti di lavoro dei loro dipendenti. Il tessuto economico dell’Altomilanese è in profonda evoluzione, e mentre alcune aziende hanno dovuto chiudere o ridimensionarsi, molte nuove imprese sono nate. È un fenomeno figlio della crisi: i titolari delle recenti partite iva spesso sono ex dipendenti riciclatisi in un’attività in proprio. Certo, sarebbero utili a rafforzare la fiducia e a migliorare concretamente la situazione alcune scelte strategiche da parte del mondo del credito e della pubblica amministrazione. Le banche dovrebbero essere più vicine alle esigenze del territorio e delle imprese; altrettanto importante sarebbe che la PA abbreviasse i tempi di pagamento. Nonostante le molte difficoltà, comunque, posso dire che l’universo artigiano tenta con orgoglio di lasciarsi la crisi alle spalle e di guardare con più ottimismo al futuro. 

Giovanni Alborghetti, sindaco di Villa Cortese

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Vedo un’economia ancora stagnante sul nostro territorio, con due eccezioni di rilievo fra le imprese, la Carnaghi e la Brema. Come amministrazione comunale abbiamo ascoltato le loro richieste di ampliamento attività, accogliendo le esigenze di realtà fortemente specializzate, capaci di crescere anche in un momento critico. Critico anche per noi, amministratori dell’ente più vicino al cittadino, il Comune, che, per far quadrare i conti, ha dovuto tagliare il tagliabile in sede di bilancio previsionale. Soltanto prevedendo due entrate straordinarie, infatti, abbiamo evitato tagli al sociale; la nostra scelta forzata, per il 2011, è stata di ridurre le manutenzioni per salvaguardare i servizi “vivi”. E questo in una condizione paradossale: le nostre casse non piangono, anzi. Abbiamo 4 milioni 800mila euro per la costruzione delle scuole elementari che il Patto di Stabilità non ci permette di impiegare. Con queste regole anche chi, come noi, vanta un saldo di cassa positivo è obbligato a migliorarlo. Ma a cosa serve aumentare l’avanzo di amministrazione se non si possono investire le nostre risorse in un bene necessario alla comunità?

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