C’è sempre una prima volta, anche dopo 113 anni di storia, anche quando si pensa di averle viste tutte. Invece, venerdì 4 marzo, nell’auditorium don Besana della Bcc, è andato in scena l’inedito: presidente, Cda, direzione della banca e collegio sindacale hanno incontrato i nuovi soci, i 108 clienti che hanno deciso, dopo aver conosciuto e apprezzato il modo di lavorare della Bcc, di entrare a far parte della compagine sociale. Momento quanto mai significativo, se parliamo di una banca di Credito Cooperativo, ossia una banca in cui i padroni sono i soci stessi. Lo ha dichiarato subito il presidente Roberto Scazzosi: «è il primo di una lunga serie, perché la banca vuole fare del benvenuto ai soci un incontro di rito». Poi il presidente spende una parola che si pronuncerà spesso durante la serata, famiglia. Nome non proprio di casa in un ambiente bancario, ma, si sa, la Bcc è differente anche per questo. Con i 108 entrati in Bcc, la “famiglia” conta adesso 3.247 soci, numero che rivedremo ritoccato presto al rialzo, perché l’obiettivo per il primo semestre 2012 è puntato su quota 4mila e la campagna organizzata all’uopo sta dando i suoi risultati. Dai numeri (19 sportelli tra sede e filiali, 160 dipendenti, 1,7 miliardi di euro intermediati) ai contenuti, perché Cda e struttura hanno voluto incontrare i nuovi proprio per presentare nel modo più esaustivo cosa significa Bcc; quindi al merito si è andati subito. Innanzitutto dando un volto ad amministratori e dirigenza, perché banca del territorio significa poter parlare e conoscere, non soltanto chi sta dietro lo sportello, ma anche chi lavora negli uffici dove le decisioni sono prese. Posto sul palco, quindi, per il comitato di presidenza, composto da Scazzosi, dal vice presidente Mauro Colombo dal vice presidente vicario Ignazio Parrinello; accanto a loro il responsabile della struttura, il direttore generale Luca Barni. Dietro di loro la scenografia dell’Aiutiamoci a crescere, il claim scelto e recentemente confermato dalla Bcc per ribadire il suo ruolo proattivo fra gli attori del territorio. Poi la presentazione dei responsabili dei settori in cui si articola l’azienda banca: il vice direttore Feliceangelo Canton, il responsabile dell’area Crediti Tiziano Schiera, quello dell’area Finanza Carlo Crugnola, dell’area Mercato Adalberto Tomasello e poi Alberto Pastori per l’Organizzazione e Roberto Solbiati per gli Affari legali. A ognuno il suo compito; Scazzosi e Barni tracciano la carta d’identità della Bcc, Parrinello la inquadra nel mondo del Credito Cooperativo, Colombo percorre a grandi falcate gli oltre 113 anni di storia. Che sarebbe a dire dall’iniziativa dei bustesi stretti intorno al parroco don Giovanni Besana al tentativo di annessione della banca operata dalla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, dall’apertura al credito verso le attività imprenditoriali, oltre che agricole alla crescita dei numeri che si accompagna alla ripresa del secondo dopoguerra, fatta di prestiti alle piccole aziende e di mutui alle famiglie per l’acquisto o la costruzione di una casa. Per finire con i decenni più vicini, quelli dell’apertura delle prime filiali nei comuni vicini Busto Garolfo sino alla fusione con la Bcc di Buguggiate, datata 1999, e culminata con l’unione delle aree che facevano capo alle due banche, Altomilanese e Varesotto. Ma una storia che abbia una coerenza non può prescindere da valori guida, che per la Bcc scaturiscono dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII. E così parte della serata è stata centrata proprio su questo; la corrispondenza fra principi e operato quotidiano, che è poi quello che fa la differenza. Un esempio lo ha portato il direttore Barni: nel 2004 la Bcc decise di non vendere titoli inferiori a un determinato rating, per limitare i rischi degli investitori. Una scelta che ha pagato, perché chi ha comperato titoli in Bcc non si è mai ritrovato in mano carta straccia. Sarebbe inutile par lare dei valori della cooperazione e del mutualismo se si offrissero alla clientela prodotti che presentano poche garanzie per i risparmiatori. La linea è chiara e non cambia: chi affida i propri soldi alla Bcc non realizzerà guadagni stratosferici, ma non si ritroverà mai brutte sorprese.
Del resto la Bcc è banca fortemente patrimonializzata (“abbiamo sempre espresso redditività, quindi non c’è alcun timore per Basilea 3”, ha puntualizzato il direttore), non distribuisce un dividendo agli azionisti come altre banche, ma reinveste una importante quota di utile sul territorio che quella ricchezza ha prodotto. Ma la Bcc, come detto in tante occasioni, è anche la sua clientela, quindi le piccole e medie imprese che più di tutte hanno sofferto gli effetti della crisi, e le famiglie. Per dare, invece, uno spaccato dei progetti più recenti realizzati dalla Bcc, Scazzosi si è soffermato su Univa Bond, iniziativa nata con gli industriali di Varese perché le imprese finanzino le imprese, e Merito Casa (su cui ci soffermeremo nel prossimo numero della Voce, ndr), frutto della collaborazione con Ance – Associazione Costruttori di Varese. Sono due progetti significativi del modus operandi della Bcc; che registra i bisogni espressi dalle comunità locali e che, insieme con i partner più qualificati, prova a formulare soluzioni. La Bcc non cala nulla dall’altro, non vende, in questi casi prodotti preconfezionati, li adatta alle esigenze reali con gli attori del territorio competenti in materia, come è stato per il mutuo cooperativo. A tirare le fila dell’incontro è stato il presidente, che, nell’introdurre la Carta dei Valori che, con lo Statuto, sarebbe stata distribuita ai soci si è soffermato sull’articolo 2, che recita «obiettivo del nostro movimento è creare valore economico, sociale e culturale a beneficio dei soci e della comunità locale, ma, soprattutto, fabbricare fiducia». Bene che mai come in questo momento risulta prezioso.