Le nostre radici, il nostro futuro

L'editoriale del presidente del Consiglio di Amministrazione

Non si resiste per 110 anni in un territorio, al di là degli amministratori e dei dirigenti che vanno e vengono, se non si è solidi, se non si è profondamente radicati nelle comunità locali, se non si ha una struttura in grado di reggere la quotidianità e le sfide, di tutti i tipi, del terzo millennio. Lo dicevo pochi mesi fa, alla convention del Progetto Soci e Territorio. Lo scrivo oggi, a tutti voi lettori della nostra «Voce», perché credo che questo compleanno che ci apprestiamo a festeggiare significa molte cose ma, su tutte, l’importanza di un progetto. Quello del mutuo soccorso, del cooperativismo, dell’economia dei valori che la nostra Bcc, come tutte le Bcc d’Italia, incarna. Un’idea, quindi. Una filosofia. Che prescinde dagli uomini, e per questo sa resistere anche ai loro errori, ma che si incarna negli uomini, e perciò è strettamente connessa alla storia delle nostre genti, dei nostri imprenditori: della comunità umana, insomma. Esattamente come ognuno di noi fa nella sua azienda e nella sua famiglia, stiamo lavorando per lasciare qualcosa di concreto a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli. E non tanto per essere ricordati -certo, quella è un po’ sempre la speranza di tutti-, quanto per dare un senso vero al nostro agire. Questa banca l’ha fatto per 110 anni. E continuerà a farlo. Domenica 7 ottobre, all’apice delle celebrazioni del nostro compleanno, premieremo i Soci fondatori della nostra Banca, consegnando un riconoscimento ai loro familiari. Un momento simbolico, carico di significati, scelto per ricordare le nostre radici. E in quel momento, il nostro grazie andrà alle decine e decine di persone che in questi 110 anni hanno permesso che le radici non seccassero e che ancora oggi consentono alla nostra pianta di fiorire.

di Lidio Clementi

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