“A mio parere tre soggetti collettivi sono chiamati in causa (quando si parla di formazione): la politica, che deve garantire il diritto allo studio, applicando l’articolo 34 della Costituzione, un compito ancora in cerca d’autore; l’impresa, che deve assumere più laureati e pagarli adeguatamente; l’Università, che deve formare al meglio i laureati, parametrando i corsi secondo la domanda. Insegnare a imparare: ecco la specificità dell’Università. Per parte mia ritengo che i compiti permanenti e insostituibili dell’Università vadano identificati nei due codici della tradizione (tradere, “affidare”, da trans e dare) e della traduzione (traducere, “interpretare”, da trans e ducere): nel segno dell’identità la prima, dell’alterità la seconda”, ha detto all’apertura dell’anno accademico alla Liuc, durante la sua prolusione dal titolo “Università: teste ben piene o teste ben fatte?”, il prof. Ivano Dionigi,Presidente del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea (una realtà a cui la stessa LIUC aderisce e che rappresenta 80 atenei, ossia circa il 90% di coloro che si laureano in Italia). Professore Emerito dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Dionigi è stato Rettore dello stesso Ateneo, dal 2009 al 2015.
Nella relazione del Rettore Federico Visconti, un viaggio ideale lungo l’anno appena trascorso e attraverso le diverse dimensioni dell’educare, toccando (come di consueto in questa cerimonia) i tanti “cantieri aperti” in Università: dalla faculty al dottorato, dalla didattica (con particolare attenzione per l’innovazione dei metodi) all’internazionalizzazione, dal diritto allo studio al fundraising, fino alla ricerca.
“Per gli Atenei – ha detto Visconti – si stanno ponendo questioni di posizionamento strategico, di assetti strutturali, di modelli di governance impensabili solo qualche anno fa. A tema vi è la loro crescita competitiva nel medio-lungo periodo e la condizione fondamentale per perseguirla e realizzarla è una sola, quella del buon management”.
Visconti ha ricordato un detto, diffuso sui siti di alcune Università americane, che recita: “Se vuoi costruire una grande città, crea una Grande Università e aspetta duecento anni”.